ontology art

skemurgia


................................Cur ergo errat anima quam fecit Deus?substantia chaos Fonda Demiurgo che ordina il mondo Zaradhust o classico di Dionisio fatto a brani dai Titani gnosticismo o manicheismo o neoplatonismo o neo- pitagorismo Platone  metafisica Fedone e nel Fedro di- scordia pura Bellezza-stabile Gorgia Plotino, Jam- blico, Proclo  magia  crea il mondo  monaDio creatore  risuona Cur ergo errat anima quam fecit Deus? Dionigi-Proclonella Magia dell' Essere il nulla, crea panteismo crea ex nihilo dal nulla  Metafisica  ricet- tacolo crea nulla crea crea ab inizio  crea l'Anima del Mondo crea essere nel Nulla  1'essere nulla Crea la creazione.  Proclo: Crea1'essere sia la sostanza che la forma oltre bellezza nulla substantia nullo o nulla in  essere  il nulla. Perchè nulla?  nulla, sono nulla il nulla la morte,crea la creaturaEsserel' Essere crea ex nixilo crea creata consustanzia crea dell'essereousia 1' Essere da Proclo Proclo o essere nulla nel mondo essere  nell'Isole dei Beati PROCLO-Timeo- PROCLO crea la mistica O essere nullum nullum  nullum  nihil del Demiurgo dei Manichei crea  estatico bellezze  risonanze  di nulla  nulla al mondo di nulla  crea nulla nulla crea qui fin qui qui sunt nonnul- lus v'e nullus crea creature  neopitagorica  spaziale C'e la bellezza  spaziale, supera lo spa- zio, vince lo spazio,crea la musica.  musica-modello degli Dei creatori crea trascende bellezza si presenta  si manifesta Nullaprerazionale-super-razionale intuizione pura modelloCrea bellezza Demiurgo di Platone modello che crea infinito. Crea Timeo 1'infinita Bellezza nel mondo Tale  Demiurgo  metafisica della essenza Proclo  modello della potenza creatrice o meglio delle potenze creatrici  PHOCLO, Elementi di Teologia, Proclo crea creando crea modelli e schemi  insiti schemi senza ragione, 1' Essere increata nel mondo crea crea'essere  creature creatura nihilNihil nihil dissonare crea la creazione  nulla c'e Essere, creaVerita creatrice enti aventi  ontologica'esistenza della metafisica platonica nihil  spazia contemplal'essere puro svela  spaziotempo  Creato nihilnihil crea  il nulla crea la figura crea la verita di pensiero nel creatore e nella creatura.  crea creatura creata nulla nulla svela Crea nulla  nihil  sublimi.  nulla in se nulla, nulla est nulla crea Senz'altro  PENSIERO nihil anzi  crea  nihil  crea singolarita  pen- siero pensante e pensiero pensato  crea CreaNulla,  creatrix dell'essere l'essere nihil nihilessere nell'es- sere nulla,  crea nihil  creatura  Crea C'e Crea la creatura Creanulla Nihil  Nulla crea consente di es- sere che il nulla, vuota nulla, nullaQui creaCrea nihil crea creature vuote, crea vagheggia vagheggia crea vagheggia crea crea creata crea creato nulla vuoto crea  nulla nulla nulla dell'essere che crea e che crea 1'architettura e le arti, il linguaggio e le lettere, il calcolo, la musica, la filosofia,  crea eventi in nulla che crea nulla L'essere sublime  C'e crea. La natura crea creatura gettata  crea crea crea crea crea creacrea-creacreasublime crea l'infinito. di Dio (1). Cosi per Ago- stino, come abbiamo visto, in rapporto alle cose terrene esse sono gli interpret!, per quanto in maniera umana, cioe imperfetta, della razionalita eterna. Ed in questa inerpretazione esse devono essere seguite quando non sorge il contrasto fra la loro voce e quella della Chiesa. Ci sono poi tutte le altre forme di autorita umana, quella degli uomini sapienti, quella di chi per qualsiasi motivo e degno di fede, o ha acquistato dimestichezza in una determinata arte o disciplina (secondo il con- cetto socratico) in modo da dovere essere in quel campo ascoltato e seguito, fino a quella piu comune e modesta (1) Rom., Xin, 1-2, 282 del genitori verso i figli, delle quali abbiamo gia par- lato. In tutti questi casi il fondamento del concetto di autorita e la impossibilita di conoscere tutto per espe- rienza propria e quindi la necessita di credere per quella degli altri : sicut ergo de visibilibus quae non videmus, eis credimus qui viderunt... de invisibilibus, quae haec a nostro sensu exteriore remota sunt, iis nos oportet credere, qui haec in illo incorporeo lumine disposita didicerunt vel manentia contuentur (1). Autorita e testimonianza di cose conosciute, massi- ma e indiscutibile nella Ghiesa, in cui la testimonianza dei martiri rende certo quanto essi hamio affermato di aver visto e conosciuto, minore negli altri casi fino a quella vaga della pubbliea opinione, soggetta in questi casi ad esser discussa e idonea soltanto a far riflettere a quanto poi la ragione potra spiegare. L'autorita e in- fatti guida della ragione e non altro, ma non di meno guida necessaria. fi luce che mette in condizione di ve- dere 1'occhio della mente e, per quanto Agostino ne dimostri la insufficienza razionale nel <c De Libero Ar- bitrio a proposito delle leggi umane alle quali si crede ma per le quali non si conosce (2), esso ne afferma risolu.tamente il valore nel De Ordine dove se ne fa una ampia trattazione e si distingue in divina e uma- na (3), nel cc De quantitate animae (4), nel cc De Vera Religione (5), in altri passi del Libero arbitrio e (1) De Civ. Dei, 1. XI, cap. III. (2) De Libero Arbitrio, 1. I, cap. IV, 9. (3) De Ordine, 1. II, cap. IX, 26 e 27. (4) De quantitate animae, cap. VII, 12. (5) De vera Religione, cap. VIII, 14. 283 nei suoi scritti posteriori, tra cui nel De Trinitate e soprattutto nel cc De utilitate credendi (1) in cui afferma risolutamente e definitivamente, come abbiamo gia vi- sto : melius profecto stulti omnes viverent si servi pos- sent esse sapientum (2). Cosi attraverso il concetto dell'autorita come prin- cipio di conoscenza viene in campo di nuovo la questione della liberta, di quel problema che ha assunto una for- ma parossistica e forse patologica nei tempi moderni: la liberta del pensiero, che per Agostino si presentava sotto nn altro aspetto: la liberta dell'errore. Agostino la nega. Se Lattanzio aveva di fronte agli imperatori romani invocato la liberta del pensiero in nome del tempio della coscenza individuale, in nome della superiore na- tura della ragione umana che deve essere rispettata, Agostino, partendo dalla sua concezione volontaristoca dell'errore, invoca, di fronte agli imperatori cristiani, la repressione dell'errore, auspica la Santa Inquisizione dei tempi futuri. L'ardente polemica con i donatisti gli da la materia per 1'affermazione del suo principio dinamico : cogite intrare o cc compelle intrare . Se 1'errore e un atto di volonta contrario al pensiero che si puo dir veramente tale soltanto se e pensiero vero, e necessario che 1'uomo sia condotto dall'autorita colla ragione o colla forza a pensare le cose vere, a ri- nunziare all' opera della fantasia. Costringere 1'uomo che erra a pensare interamente, a cercare la verita, a (1) De Trinitate, 1. XV, cap. XII, 21. (2) De utilitate credendi, cap. XII, 27. 284 trovare la verita e, in chi e rivestito di aitforita, non un diritto, ma un dovere. Se 1'errore nasce dal legame di una consuetudine nociva e necessario che questo legame sia spezzato. Neil'epistola XGIII cc ad Vincentium Agostino po- ne i suoi argomenti fondamentali su questo punto. Si puo perniettere che un pazzo frenetico corra li- beramente al precipizio? O si deve in tal caso ritrar- nelo anche colla forza? cc Si enim quisquam inimicum suum periculosis febribus phreneticum factum, currere videret in praeceps, nonne tune potius malum pro ma- 10 redderet si eum sic currere permitteret, quam si cor- ripiendum ligamdumque curaret? (1). Quale e dunque un male, la violenza contro il pazzo o la rovina del pazzo? Indubbiamente la violenza e un bene se sottrae 11 pazzo alia propria rovina. E subito dopo : cc Cum vero terrori utili doctrina sa- lutaris adiungitur, et non solum tenebras erroris lux veritatis expellat, verum etiam malae consuetudinis vincula vis timoris abrumpa't, de multorum sicut dixi salute laetamur (2). cosi la violenza in questi casi un atto di liberazione, non e di ostacolo alia liberta uma- na, ma e 1'azione che libera il pensiero dai vincoli della consuetudine che ha asservito la volonta dell'uomo. La violenza non e di per se un male come non e un giusto, cioe un martire chi la subisce. La violenza la usano i buoni e i cattivi e la subiscono i buoni e i cattivi. Essa e 1'esplicazione di una potenza naturale di per se indifferente al bene e al male se non addirittura (1) Ep. XCIII ad Vincentium, 2. (2) Ivi, 3. 285 buona in quanto per natura e destinata al bene: Ali- quando ergo et qui cam patitur, injustus est, et qui earn facit iustus est. Sed plane semper et mail persecuti sunt bonos, et boni persecuti sunt malos: illi nocendo per injustitiam, illi consulendo per disciplinam, illi inu- maniter, illi temperanter, illi servientes cupiditati, illi caritati. Nam qui trucidat non considerat quemadmo- dum secet; ille enim persequitur sanitatem, ille putre- dinem. Occiderunt impii prophetas, occiderunt impios et propbetae. Flagellaverant judaei Christum, judaeos flagellavit et Christus. Traditi sunt apostoli ab homi- nibus potestati bumanae, tradiderunt et apostoli homi- nes potestati Satanae. In his omnibus quid adtenditur, nisi quis eorum pro veritate, quis pro iniquitate, quis nocendi caussa, quis emendandi? (1). fi dunque il principio animatore della violenza che la giustifica o la condanna. Ne e vittima o martire chi la subisce per una causa giusta. Inf atti : Si semper esset laudabile persecutionem pati, sufficeret Domino dicere, Beati qui persecutioneni patiuntur; nee adderet, propter justi- tiam (2). fi chi si sottopone alia persecuzione per la verita che e martire e giusto; 1'altro e un empio che subisce la giusta pena del suo peccato. Cosi colla pena gli uomini sono ricondotti a se stessi, sono spinti alia necessita di pensare, sono spinti verso la verita oc ut coercitione exiliorum atque damnorum, admoneantur considerare quid, quare patiantur (3). Cosi la persecuzione dell'errore come ogni altra cosa puo essere medicina dell'anima secondo il concetto socratico. (1) Ep. XCHI ad Vincentium, 8. (2) M. (3) Ivi, 10. 286 Con essa 1'uomo e costretto a considerare il perche di es- sa, e portato a conoscenza del male, ha la rivelazione del bene. Essa e la cura della volonta la quale, traviandosi, ha errato e, punita, deve tornare alia propria integrita naturale di volonta di bene. Essa e giustificata appunto dalla volontarieta dell'errore appunto perche cc nee er- ror esset si nihil 8nulla La creazione  bellezza: Cicerone bellezza bellezza  Proclo e altri neoplatonicimistica ontologica dell'esistenza di Dio Plotino...................................