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OS E MALATTIA: LE METAFORE DELLE NOSTRE PAURE” METAFISICA Fonte: ANTONIO GNOLI - la RepubblicaGiovedì 14 Giugno 2012 08:45 -Il nuovo saggio di Sergio Givone spiega come “la peste” diventi,storicamente e socialmente, un’infezione della mente prima chedel corpoChiudo il nuovo libro di Sergio Givone – Metafisica della peste (Einaudi) – con lasensazione che qualcosa, negli ultimi anni, è accaduto nelle nostre teste. È come se il nostropaesaggio mentale abbia inasprito le parti più dolci e reso impervi certi percorsi psichici. Isentimenti si fanno più precari e inquietanti e ci rendono più deboli e più esposti al contagio. Aquei focolai di paura e sfiducia che vediamo crescere intorno. In fondo, l’essenza della peste ènell’improvviso insorgere del timore del contagio. Tutto repentinamente muta. L’ordine fin lìesercitato si riscrive in codici impensabili fino a un attimo prima. Il contagio richiamal’emergenza, lo stato d’eccezione, l’enigma. È di questo che ci parla il libro di Givone? Lungo unpercorso nel quale tornano le colte letture di questo filosofo – allievo di Luigi Pareyson,professore di Estetica all’Università di Firenze e da pochi giorni assessore alla cultura alcomune di Firenze – scopriamo le forti congiunzioni tra il discorso letterario e quello filosofico.Non teme una certa confusione di generi? «E perché mai? I grandi testi che hanno preso atema la peste non fanno differenza fra filosofia e letteratura. Cos’è Lucrezio – che della peste èil massimo poeta – filosofo o letterato? E Camus che al tema ha dedicato uno straordinarioromanzo? Se guardo poi alla nostra tradizione penso che laStoria della colonna infamedi Manzoni è probabilmente il più importante libro di filosofia moraledel nostro Ottocento ».La peste è un evento che proprio Manzoni riconduce a un disegno divino. Mentre Lucrezio haun’idea opposta.«Intendiamoci: la peste è un’infezione del corpo, una malattia che oggi sappiamo definire conprecisione. Ma quando ho citato Lucrezio è perché nessuno come lui ci spinge a liberarci dallasuperstizione che la peste ingenera e cioè dalla credenza che essa venga dal cielo. Non c’ènessun disegno divino che ci riguardi. Il mondo è il mondo e basta. Ma proprio questa assenzadi trascendenza, questo vuoto nel quale versiamo, è la colpa».La peste, come tutto quello che rappresenta la regressione estrema, ci trova impreparati. Nonpensa che una catastrofe ha sempre qualcosa di inaudito? «Ogni disastro epocale ci fa entrarein una desolazione primordiale. È vero: prima che accada, la catastrofe è impensabile. Perquesto è difficile prendere delle precauzioni. La peste è un fenomeno della natura. Ma la naturanon basta a spiegarla ».La peste scatena sia i meccanismi mentali che quelli fisici del contagio. Quali sono i piùtemibili?«I meccanismi del contagio sono stati scoperti nell’Ottocento. Ma in fondo, già Omero parlavadelle frecce che appestano, scagliate da Apollo nel campo degliAchei. Di solito però gli scrittori, i poeti, i filosofi sono stati attratti più dai meccanismi mentali edemotivi che non dal carattere meccanico del contagio. Ipotizzando che i primi fossero piùimportanti del secondo. Artaud sosteneva che la peste è un fenomeno virtuale, ma aggiungevache il virtuale è più reale del reale».Oggi il contagio assume forme diverse: le pandemie, l’Aids, i virus nella Rete, il contagiofinanziario. C’è in queste espressioni odierne qualcosa di diverso rispetto alle narrazioni che inpassato si sono fatte della peste?«La differenza è che oggi abbiamo occhi solo per la peste qual è veramente e non come laimmaginiamo che sia. È chiaro che la medicina combatte la peste in modo più efficace della1 / 3“EMERGENZA, CAOS E MALATTIA: LE METAFORE DELLE NOSTRE PAURE” METAFISICA Fonte: ANTONIO GNOLI - la RepubblicaGiovedì 14 Giugno 2012 08:45 -metafisica. Però alloracome oggi la peste è un tremendo carro allegorico che irrompe nelle nostre città e travolge ognicosa. Solo se ci rendiamo conto che sempre di contagio si tratta, anche se solo in sensotraslato, possiamo sperare di scamparla».Questa relazione che lei stabilisce tra metafisica e peste non rischia di essere equivoca?«In che senso?» Dopotutto, siamo inclini a pensare che la metafisica debba risalire a una causaprima. In realtà la peste è esattamente l’opposto: un’irruzione del caos, dell’inspiegabile,l’assenza di un fondamento che non sia una spiegazione scientifica.«Dipende da cosa vogliamo intendere con l’espressione “metafisica”. Secondo Aristotele essa èla scienza dell’essere in quanto tale. Dopo di lui si è pensato che in questione fosse appunto ilfondamento, la ragione delle cose. Ma questo schema conoscitivo è assai più convincente se èsvolto dalla scienza piuttosto che dalla metafisica. Quest’ultima ritengo debba occuparsi nontanto della ragione delle cose, ma del loro senso». Con quali effetti? «È la metafisica a dirci chela peste non ha nessun senso e questa insensatezza è il senso dell’essere». A proposito diinsensatezza come giudica l’idea che ci siano in Europa paesi comela Grecia, la Spagna e forse domani l’Italia che minacciano di contagiare il resto del mondo?«Da un lato digrigno i denti perché trovo eccessivo il tentativo da parte dei paesi che sipresumono sani o immuni di colpevolizzare i paesi appestati. Dall’altro mi domando se davveronon abbiamo colpa. E penso al nostro paese e a quegli allegri monatti che per quasi vent’annihanno distribuito a piene mani intrugli malefici. Chi li ha voluti? Chi li ha elettidemocraticamente?» Anche la politica è vista oggi come un luogo di appestati. «È un mondo chiuso in se stesso,autoreferenziale, poco incline a farsi tramite delle istanze dei cittadini». E perché lei haaccettato di farne parte? «È la prima volta in vita mia che assumo un incarico politico, per laprecisione, come assessore alla cultura. Penso, o mi illudo, che ci sia ancora lo spazio per lacorrettezza del linguaggio del fare e delle parole chiare e coerenti». La lingua è propriol’organismo più esposto al contagio.«Appestata è la lingua che ci ritroviamo a parlare per inerzia, per imitazione: la lingua diFacebook, di Twitter, figlia della televisione, a confronto della quale quella del vecchio eglorioso Bar Sport mi appare salutarmente ironica. La verità è che chi parla male pensa male. Echi pensa male, prima o poi il male lo fa».Il male, come la peste, produce il disordine? «L’arrivo della peste produce caos. Ma c’era chi,come Boccaccio, pensava che il crollo di ogni realtà civile fosse già la peste. In ogni caso, lapeste è un’occasione per il pensiero: invita a pensare dall’impensabile, dal nulla che ciminaccia». Caos, disordine, stato d’eccezione. Il tempo della peste sospende il tempo dellanormalità?«Daniel Defoe, che scriveva sulla peste di Londra intorno alla metà del XVII secolo, in anni nonlontani dalLeviatano di Hobbes, pensava così. Ma sapeva anche che la sospensione del tempo dellanormalità,in cui ciascuno attende ai suoi doveri, mette capo a un’alternativa. O la rinuncia alla libertà e atutti i diritti, tranne quello di aver salva la vita. O l’assunzione di una libertà totale, grazie allaquale farsi responsabili di tutto nei confronti di tutti. Anche di ciò che non abbiamo voluto». Nonle pare che è chiedere un po’ troppo a questa fragile creatura che è l’uomo? Non le pare cheviviamo ormai immersi nel tempo del colera? «Penso che si viva sempre nel tempo del colera.E se questo è vero, allora hanno senso quelle vite che, nonostante la fragilità, si fanno carico2 / 3“EMERGENZA, CAOS E MALATTIA: LE METAFORE DELLE NOSTRE PAURE” METAFISICA Fonte: ANTONIO GNOLI - la RepubblicaGiovedì 14 Giugno 2012 08:45 -del problema. Non hanno senso quelle che il problema lo ignorano, come se vivessero neltempo della beata innocenza».