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Piazza Vittorio


Tra le tante piazze di Torino, quella che preferisco è Piazza Vittorio Veneto, situata in fondo a via Po, prospiciente al ponte Vittorio Emanuele I e al fiume. Il dislivello tra le sue estremità di 7,19 m consente una bella vista verso la chiesa della Gran Madre, il Monte dei Cappuccini e la collina. Piazza Vittorio, come viene definita dai Torinesi, occupa uno spazio utilizzato fin dal XVII secolo come piazza d’armi e ancora oggi la sua architettura, opera di Giuseppe Frizzi che la completò nel 1825, conserva lo stile austero di un luogo militare. Le sue ragguardevoli dimensioni, 111 m di larghezza per 360 di lunghezza e una superficie di oltre 31000 m2, ne fanno una delle più grandi piazze d’Europa e la più grande tra quelle interamente porticate. Il mio legame sentimentale con questa piazza deriva dal fatto che da bambino ho abitato nelle sue vicinanze per circa dieci anni e per altri cinque ho frequentato il liceo classico ubicato a un isolato di distanza. Quando ero bambino andare in piazza Vittorio voleva dire andare sulle giostre che venivano allestite durante il carnevale, in modo particolare sull’ottovolante vietato ai minori di dodici anni; voleva dire vedere il capolinea del filobus blu per Chieri, un modo per soddisfare la mia passione per i mezzi di trasporto pubblici; voleva dire andare all’inizio di via Po a mangiare il gelato da Ghigo, uno dei migliori di Torino. Ai tempi del liceo, invece, andare in piazza Vittorio significava uscire da scuola e godermi qualche minuto di libertà in attesa che passasse l’autobus 56 per tornare a casa. Alcuni anni fa arrivando con l’aeroplano da Francoforte, il controllo del traffico aereo di Torino ci istruì a seguire delle direzioni che ci avrebbero portati a intercettare l’ILS, cioè la radioassistenza per gli avvicinamenti di precisione, a circa sette miglia dalla pista. Ricevemmo l’istruzione di scendere a 3600 piedi e di virare a destra; mentre effettuavamo questa manovra uscimmo dalle nuvole e, mentre guardavo fuori dal finestrino alla mia destra per individuare la pista, non potei fare a meno di notare che stavamo virando sopra Torino con l’ala puntata proprio su piazza Vittorio che, in quel momento, mi sembrò essere il centro del mio personalissimo mondo.