Opalescenze

Storie...


Lo osservava standogli di frontead una giusta distanza;quella stessa che serve, in una galleria d'arte,ad osservare meglio un dipinto.Il capo leggermente inclinato da un latouna volta verso sinistra, una volta verso destra.Quasi fossero quei leggeri cambi di visioneun accompagno a pensieri che nascevano ad este che, ad ovest, si chiudevano. La chiusura di un cerchio.Se si trovava seduta, guardandola di spalle,si poteva intuirla ad osservarlo frontalmente.La mascella poggiata sulle mani chiuse a pugnoche le reggevano il viso. I gomiti a sostegno di tuttoancorati sul finir delle cosce. Il busto, per questoproteso leggermente in avanti. Un offertorio a Lui.Il loro rapporto, sostanzialemte, stava tutto lì.Nel mantenersi ad una certa distanza.E nell'osservarsi.Nessuno dei due osava di più.Potevano entrarsi, uno nell'altro,ma nessuno dei due, osava.Lui avrebbe potuto azzardare e leiavrebbe potuto andargli incontro.Invece stavano così, uno di fronte all'altro,a percepirsi. Ad osservarsi. La loro relazione era costruita su questo.Sul tenersi a debita distanza, sul silenzioe nella osservazione uno dell'altro.La distanza stessa era il collante della loro vicinanza.Distanza che si era costruita giorno per giornocome una crosta che, giorno per giorno, si forma a proteggere una ferita. Durante il giorno, questo era ben visibilesia a loro stessi che a tutti quelli che avevano mododi osservarli.La luce stabiliva all'occhio, dove stavo uno e dove stava l'altro. Stabiliva confini. Delimitava spazi. Linee ben distinte. Lui era lì, lei qua.Il buio invece, quando gli coglieva ancora lì ad osservarsi copriva tutto e ne faceva un unico insieme. Indistinguibile.Un unico tratto. Un unico respiro.Un unico palpito. Un'unica onda.Questo capitava tutte le volte che lei andava lì, in quella spiaggiae se lo trovava di fronte. Lui. Il mare. -Rita Martinelli Secci; Visioni di una notte di mezzo inverno-[Foto di: Bruno Melis, Calasetta, Faro Mangiabarche]