Ordinaria Follia
Chiaro come un lago senza fango; così limpido come un cielo d'estate sempre blu.
Post n°113 pubblicato il 10 Aprile 2007 da Blordo
Eh si amici miei. Scordatevelo. La vostra gaudiosa anzianità, quella in cui credete con tutto il vostro cuore, non esisterà affatto. Perchè stimati critici hanno parlato: entro il duemilaecinquanta saranno veramente cazzi amari. E poi fatemi sapere. |
Post n°111 pubblicato il 29 Marzo 2007 da Blordo
Sono un poco stanco, si. Sono stato in una montagnola in Thailandia. Non credo sia importante. Il fatto è che torno qui e già i miei coglioni escono dal bordino delle mutande, tanto sono gonfi. Se questo vuol dire che ciò facilità il mio pollice verde da giardinetto col prato inglese, non è così. Se questo vuol dire che ciò è causato da tutto ciò mi sta intorno, è così. Amo il mio paese, ma ogni volta che ci torno mi incazzo come uno stronzo. Non tanto? per le solite facce di merda che mi circondano, la mia compresa, il mattino, davanti allo specchio. É che sono stato lontano per molto tempo, e da qualche ora mi continuo a chiedere: ma chi cazzo è woodcock? Dimenticavo. Chè mi è diventato un cazzone senza che me ne accorgessi? |
Post n°110 pubblicato il 06 Marzo 2007 da Blordo
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Post n°109 pubblicato il 02 Marzo 2007 da Blordo
Mi piace l’odore dell’erba. Quell’odore inconfondibile che ti inebria quando la primavera è alle porte, e che ti riporta indietro di quanticazzodiannisono e ti fa venir voglia di sorridere anche senza nessun motivo. Quell’odore che ritrovavi spalmato nella tua tutina colorata con le toppe alle ginocchia, quando tanti anni fa una scivolata nel parchetto dietro casa la strisciava di un verde grumoso e la mamma non era poi così contenta. E ora lo senti quell’odore, anche se siamo ai primi di marzo, anche se è ancora presto per poterlo assaporare, anche se il tappo viscido nel naso si apre e si chiude come una fisarmonica. Lo senti soprattutto quando esci di casa dopo cena, verso le nove, quando i vicini sono alle prese con lo spago e col descanso post-lavorativo, ammaliati da quella merda di tivvù che trasmette canzoni stonate o inutili idioti che farfugliano cazzate. Ti rattrista un poco, ma solo per un attimo, perchè poi pensi a quando quattordici anni fa fumavi aghi di pino avvolti in fogli di carta solo per sentirti più grande. Il parchetto è sempre lì, a due passi da casa, uguale a quattordici anni fa solo un po’ più triste, più squallido. Le reti della porta da calcio non ci sono più, persino la porta è scomparsa da un giorno all’altro senza addurre motivazioni plausibili. La cappella del lampione, quella che da teppistelli svogliati avevate tolto da lassù e che usavate come tamburo in cui far risuonare i raudi o i magnum ora è al suo posto, e la panchina dove facevate le prime slinguazzuate timorose con quelle dita che provavano ad infilarsi un po’ dappertutto pare così patetica adesso, triste e sola con quegli ultrasettantenni che parlano di figli e di resistenza. Le pigne coi pinoli, il pollaio adiacente in cui gettare i vermi e far spennare fra loro le galline, lo scivolo e l’altalena rossa. La strada in salita parte proprio da lì, da quel parchetto dietro casa contaminato da tanti piccoli stronzi di cane nonostante quel cartello di divieto, nonostante il buon senso comune che scompare inesorabilmente davanti alla merda di fufy troppo sbrodolosa. Sta a te decidere: La soluzione è rollarti una cannetta nella panchina e offrirla al vecchio che ti ripete che era meglio quando era peggio. E allora, senza riflettere, cerchi una cartina ma non ce l'hai. |
Post n°108 pubblicato il 24 Febbraio 2007 da Blordo
Aperitivo, cena, digestivo. Dove cazzo è?, cosa facciamo?, è già l’una?. Andiamo, ce ne hai una?, devo cagare. Domani lavoro. Domani cazzeggio. Domani riposo. Un’altra, sai che or’è?, hai da accendere?. Perchè sputi?, Dov’è il cesso?, alle tre pi. |
Post n°107 pubblicato il 15 Febbraio 2007 da Blordo
Confuso. Leggerezza. Qualcuno saltella davanti a me e mi indica sorridendo. Mi accendo una sigaretta. Non questa volta. Riavvolgo il nastro di qualche minuto e torno indietro lentamente. Piccole paranoie alate si rincorrono nel mio cervelletto prendendosi a sciabolate sui denti: paranoie inutili e soltanto controproducenti considerando che non esiste nulla, nulla davvero, che potrebbe andare storto. Perchè è questo, ora, quello che devo fare. La situazione merda è sotto controllo, merito forse del ferrero rocher fagocitato di buon’ora: questo è ciò che mi conferma l’estrema, palese, inequivocabile semplicità di tutta la giornata. Entro dentro ed esco che nemmeno mi accorgo. |
Post n°106 pubblicato il 03 Febbraio 2007 da Blordo
Siamo tutti, indistintamente, vincolati dalla merda. Ti alzi la mattina con lo strana sensazione intestinale da svuotare immediatamente. Qualcuno ha bisogno di un caffè. Qualcuno non può defecare immediatamente dopo essersi svegliato, ricercando così l’avvincente accoppiata cacata/doccia nel tripudio dell'autostima più sfrenata. Ma tant’è. La verità è che tutti noi abbiamo bisogno di una nostra normale regolarità, senza l’aiuto della cavalla che ci dica cosa assumere. Vincolati dalla merda, siamo tutti quanti vincolati dalla merda. Quanti di noi, usciti dal bar e al freddo di un cazzuto mattino di febbraio, non vorrebbero adagiare le natiche nella dolce ciambella e lasciarsi andare completamente? Dovrai cacare in ufficio, o all’università, o a scuola, curandoti bene di non fare troppo rumore, nella speranza che quei cazzo di peperoni verdi della sera prima non si facciano troppo sentire in tutto il loro splendore. E’ così ci ritroviamo a pregare che il nostro cessetto lindo ci aiuti, la mattina, appena svegli, ricercando nel caffè, nella sigaretta, o nella gazzetta dello sport amici rubicondi che ci possano aiutare. Ma tutto questo spesso è inutile, amico mio. E allora non ci resta che sfidare noi stessi, nella speranza che il rotolo di cartaigenica, nel bagno dove finiremo, ci sia e sia sufficientemente morbido. |
Post n°105 pubblicato il 25 Gennaio 2007 da Blordo
Oh. No. Scelgo il vaffanculo. Come cambia la vita, da un giorno all’altro. E sono dubbi devastanti, amico, cazzo, non sottovalutare la varietà di riso. Lo guardo intimidito e mi sento pure un inetto. Davanti allo scaffale dell’ipercoop decine di confezioni gridano il mio nome. Io, dal canto mio, mi frantumo i maroni. Lascio l’intransigente alle prese coi fottuti chicchi e mi allontano da quel girone dantesco di anime in pena. |
Post n°104 pubblicato il 20 Gennaio 2007 da Blordo
Qualche volta mi sembra di essere un cazzone. Chi cazzo te l’ha chiesto, vorrei chiedere. E allora ascolto. E mi ritrovo a pensare che forse non è il contorno che è fuori luogo. Ma allora che cazzo dovrei fare per trovare il mio piccolo universo compiacente? Un altro piccolo simone che sa come comportarsi sarebbe noioso e controproducente. La risposta è dentro di me, e però e sbagliata. |
Post n°103 pubblicato il 27 Dicembre 2006 da Blordo
Come è stato questo duemilaesei? Veloce, cazzo. Veloce. Non sono mai stato bravo in matematica. Sono intelligente ma non mi applico. Qualche seghetta mentale sulla tettona della classe non mancava: di certo non ce la darà mai, dicevamo, ma è pure un inutile ammasso di grassi, proteine e cute brufolosa: che continui pure a elargire la sua beltà ai tamarri delle classi superiori. Auspicavamo forse a tette cibernetiche? Può essere. La mamma continuava a chiedere il perchè di quell’accendino, e tu rispondevi per accendere i petardi. A giugno. Ma poi i tempi cambiano, e la tettona della classe magari te la trombi pure. E poi avanti, e ancora avanti, e amici che vengono, altri che cadono sotto il rimorchio di un camion di merda che pure non doveva essere lì o che scivolano con la moto verso un dirupo lontano. Ma non importa perchè occorre andare avanti, e ancora avanti, e vedi che quello si sposa, quell’altro si trasferisce, quell’altra sforna un pargolo che non è neppure suo. La chiamavamo la Madonna, poverella, chissà a che punto sarà adesso la sua probabile tossicodipendenza. E ora ti ritrovi quanti anni dopo? a tirare una cazzo di riga per l’ennesima volta, davanti a quei conti che non ti sono mai piaciuti tanto e che ora sembrano essere l’unica ragione di vita del popolino che deve fare promesse senza poi mantenerle. |
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Ve lo dico io di cosa parla Like a Virgin. Parla di una ragazza che rimorchia uno con una fava grossa così. Tutta la canzone è una metafora sulla fava grossa. Parla di una figa che scopa come una matta a destra e a sinistra, giorno e notte, mattina e sera. Cazzo.cazzo, cazzo-cazzo, cazzo-cazzo, cazzo-cazzo, cazzo! Finchè un bel giorno incontra un tipo cazzuto alla John Holmes. E allora..vai alla grande! Cioè uno che con l'attrezzo ci scava i tunnel, come Charles Bronson ne "La grande fuga". Lei ci da dentro come una maiala fino a che sente una cosa che non sentiva da un secolo: dolore. Dolore! Le fa male. Non dovrebbe perchè la strada è bella che asfaltata, ormai, ma quando il tipo la pompa le fa male. Lo stesso dolore che sentì la prima volta, capite? Il dolore fa ricordare alla scopatrice di quando era ancora vergine. E quindi, Like a Virgin.
Questa particolare storia si svolge in un cesso pubblico. Perciò devi conoscere tutto di quel cesso pubblico. Devi sapere se c'erano gli asciugamani di carta o il getto d'aria calda. Devi sapere se i pisciatoi avevano le porte oppure no. Devi sapere se c'era il sapone liquido o quella schifossissima polvere rosa che si usava al liceo. Devi sapere se c'era o no l'acqua calda, se c'era puzza. Se qualche pezzo di stronzo schifoso bastardo figlio di puttana aveva schizzato di diarrea una delle tazze. Devi sapere tutto quello che riguarda quel cesso. Perciò quello che devi fare è raccogliere tutti i dettagli e farli tuoi. Le cose importanti da ricordare sono i dettagli. I dettagli rendono la storia credibile.
Sono sepolto in questo buco, prendo meno di un negro alla catena, lavoro anche nel giorno di riposo, quelle cazzo di saracinesche si sono bloccate, ho a che fare con i peggio balordi di questo pianeta, puzzo di lucido da scarpe, la mia ex ragazza è in catalessi dopo aver scopato con un cadavere e la mia attuale ragazza si è ciucciata trentasei cazzi.
Deciditi o cachi o tiri su le braghe. O cachi, o braghe.
Parlo di quello che ti senti, questa incapacità che hai di migliorare il tuo stato. Te ne stai li a lamentarti che la vita ti ha fregato, ti avessi mai visto prendere la responsabilità di dare una svolta alla tua situazione. Se ti fa schifo questo posto, e chi ci viene, e se ti caca il cazzo di essere qui il tuo giorno libero, ma perchè allora non ti licenzi? Tu che fai il melodramma sei naturale come uno che caca dalla bocca.