Ordinaria Follia
Chiaro come un lago senza fango; così limpido come un cielo d'estate sempre blu.
Post n°124 pubblicato il 19 Ottobre 2008 da Blordo
Probabilmente, improvvisamente mi tramuterò in uno di quei patetici figli di baldracca che scrivono sul blog racconti personali che, verosimilmente, non interessano a nessuno. |
Post n°123 pubblicato il 27 Settembre 2008 da Blordo
Stare male non è la scusa, ma è la prima che mi viene in mente. |
Post n°122 pubblicato il 19 Settembre 2008 da Blordo
E' un po come risalire lungo un buco nero di un centinaio di metri senza nessuno che ti porga la mano ma con tanti, troppi energumeni che al di là del dirupo ti mostrano il culo peloso e tu dalla tua posizione riesci a scorgere persino un brufolo spremuto. |
Post n°121 pubblicato il 31 Agosto 2007 da Blordo
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Post n°120 pubblicato il 31 Luglio 2007 da Blordo
Questa sera ho fatto una cosa che non facevo da molto. Perchè pensavo. Dicevo che pensavo a questa banalità perchè, per l’ennesima volta a distanza di qualche giorno, ho visto un’altra amica, o forse sarebbe meglio dire un’altra conoscente, con un cazzo di pargoletto fra le braccia. Poi ho fatto un’altra associazione di idee. Ripensavo a qualche sabato fa quando ho incontrato un vecchio amico che non vedevo più dai tempi delle superiori. Il destino, Dio, chiamalo come ti pare, vuole che ci incontriamo solamente quando solo ubriaco. Ora, fatti pure le tue seghe mentali, ma ultimamente è davvero raro che mi riduco a bere tanto da ubriacarmi. In un anno quante volte sarà capitato, cinque?, sei?. Immagino dunque cosa possa pensare di me. Non che me ne frega un cazzo di cosa possa pensare un maledetto inetto pezzo di merda che mi vede sempre visibilmente euforico, ma mi rendo conto che lo fa. Così come io lo faccio di lui, pensando che sia un fottuto represso del cazzo che ha passato la sua adolescenza a giocare a pallavolo fottendosene di coltivare una qualsiasi relazione sociale con il mondo che lo circondava. Quello che è successo, quello che mi preoccupa è che ognuno di noi, perdendosi per la propria strada come peraltro è giusto che sia, troppo spesso si dimentica di pensare che le strade degli altri, più o meno ripide della propria, siano comunque da condividere e da accettare. Perchè allora mi fa pena vedere la ciucciacazzi di qualche anno fa con un bambino nel passeggino? E quello che voglio fare ora è dare l’ultimo sorsetto alla mia birra, spegnere la cicca nel portacenere rigonfio e andarmene per un poco lontano da qui. |
Post n°119 pubblicato il 19 Luglio 2007 da Blordo
Credo di essere morto. |
Post n°118 pubblicato il 18 Maggio 2007 da Blordo
Fai la doccia fredda perchè ti rinfresca dopo una giornata di sudore molliccio o la fai calda perchè così appena esci fuori ti sembra che sia tutto più fresco? Tzè tzè tzè. Pensaci bene, amico, pensaci molto bene. Una birra ghiacciata ti rinfresca bocca e corpo e allieta la tua giornata afosa o la gradazione alcolica contenuta nella soffice schiuma non fa altro che farti sudare ancora di più, e ancora di più, e ancora di più? Tzè tzè tzè. Riflettici bene, riflettici molto, molto bene. Vai al mare sulla sabbia che però ti rompe il cazzo perchè ti rimane appiccicata un po’ ovunque e poi la ritrovi persino nelle mutande, a casa, dopo esserti fatto la doccia oppure vai nella spiaggia di sassi che ti frantumano piedi e maroni e alzano la probabilità di una distorsione alla caviglia non appena provi ad entrare in acqua? Un po' come a dire, preferisci vivere prendendo l’inquilino per lo scroto e decidere tu che cazzo vuoi fare oppure aspettare che sia lui a darti i calci nei coglioni fino a farti spiluccare con lo stuzzicadenti samurai un tuo testicolo che risalendo su è finito in mezzo ai denti? Tzè tzè tzè. Riflettici bene, amico mio. Riflettici molto, molto bene. |
Post n°117 pubblicato il 04 Maggio 2007 da Blordo
Volare è utile, atterrare è necessario. Ma è durante il decollo che avverti quella vaga sensazione di panico che aleggia proprio di fianco al vano portabagagliamano, che le hostess con tanta cura richiudono in una continuo click a effetto domino. Clickclickclickclickclickclickclickclick. Quella sensazione di panico che tutti provano nel momento in cui la terra sotto i piedi si allontana sempre di più e il muso dell’aereo si impenna sempre più su, e sempre più su, e taglia le nuvole con le sue ali tremolanti, e sobbalza in alto e in basso e a destra e a sinistra, e accende le spie col disegnino della cintura che è assolutamente vietato togliere. I motori a massima potenza fanno uno strano rumore? Dio mio. Sottigliezze, queste. La classe in gita delle medie abbandona le limonate e l'erotismo sottopatta e urlicchia proprio come al cinema si urlava per il vampiro che succhiava il collo alla figona idiota: urla insopportabili, perchè inutili. Vorresti piuttosto sentire le urla di chi precipita a trecento all’ora roteando su stesso decine e decine e decine di volte. Invece no, no, tutto si stabilizza col suono secco di una spia che si accende e con il comandante che farfuglia di temperature a bordo e orari vari. L’odore sgradevole della cingomma alla menta masticata avidamente dal ciccione si confonde ai suoi certo e ai suoi si mentre scavalchi quelle gambe budinose e ti ritrovi proprio al centro di quel grande ammasso di ingegneria che vola a cinquemilametri. Ed è proprio in quel momento, proprio in quell’esatto momento che ti rendi conto di volare. Volare verso una destinazione precisa, che hai scelto qualche tempo prima e per la quale hai deciso di aspettare al check in che l’odioso omino rompesse il cazzo sul peso della tua valigia. Per l’atterraggio quanto manca? ore?, minuti?, secondi? L’importante è scendere da quell’aereo e trovare agilmente l’uscita senza perdersi in un tripudio di scritte e di razze ma procedendo, a testa alta, verso il traguardo. E se mentri cammini riesci a pestare una merda anche dentro l’aereoporto beh, amico mio, non avvilirti: pensa che c'è sempre stato qualche stronzo, prima di te, che non è riuscito nemmeno ad arrivare al cesso. |
Post n°116 pubblicato il 20 Aprile 2007 da Blordo
Il passato, a volte, ritorna. Ma non con un vecchio pezzo trasmesso per radio che hai risentito dopo quanto tempo. No. Il passato ritorna con una sagoma. Entravi in macchina, accendevi la tua autoradio, facevi qualche metro e lui era lì, era lì a giocare col suo cazzo di pallone, era lì a bestemmiare chissà quale dio in chissà quale lingua perchè tu, brutto stronzo rompicazzo, passavi e impallidivi la sua frivola e solare giornata di sport in solitario. Potrebbe essere scomparsa per un lungo periodo. Regole sociali condivise dai più ti vietano ti imbarcarlo. E la voglia di scopare un poco, a quattordici/quindici anni, dovrebbe prevalere anche nel più inutile degli stronzi. Ma lui continua a dare calci ad un pallone. |
Post n°114 pubblicato il 13 Aprile 2007 da Blordo
C’era un uomo che viveva a Chicago e gli cresceva l’erba sulla faccia. C’era poi una donna che viveva ad Erba; era molto bella, però i suoi pori secernevano escrementi invece che sudore. Cacca dalla faccia. Ella era infelice. Lui decise che per essere felice doveva emigrare da là: addio alla delusioni chicaghesi, addio all’importantissimo nodo ferroviario. Lei, di contro, per un caso che potrà sembrarvi strano, decollò da Erba alla volta di Chicago: questo nome suscitava, nella fetida ragazza, una nuova speme. Ma il destino era in agguato sottoforma di pilota che, svenuto per le esalazioni, nel suo sogno di pilota si trasformò in kamikazee e si diresse verso l’aeroplano che da Chicago andava ad Erba. E il bagliore dell’impatto fece luce sui due volti, l’uno verde l’altro invece no. Mi presento io mi chiamo Jonathan Grass, disse lui sfrecciando nel blu. Si figuri, caro amico. Sono conscia anch’ìo del fatto che qui il tempo stringe e per dimostrarle che è vero le metto la lingua in bocca. Il contatto dei due visi, misto all’impeto d’amore, fece da rimedio a quella tragedia: l’erba si allungò all’istante per l’effetto concimante “cacca + amore”. Ma la luce dell’amore fu oscurata dall’odore che quella puttana sprigionava e lo sventurato amante, ritirandosi all’istante, si negò all’abbraccio e disse pfui avviluppandosi nell’erba. Lui cadendo sulla terra disse muoio sulla terra. In quel mentre due bifolchi, ivi intenti a tracciar solchi, videro l’evento e dissero portento!: questo spoglie sovrapposte sono un monito celeste, presto grandi feste per celebrare il concime che rese i campi coltivabili. E la morale di questa storia? E' che la merda non è cosi brutta come la si dipinge. |
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Ve lo dico io di cosa parla Like a Virgin. Parla di una ragazza che rimorchia uno con una fava grossa così. Tutta la canzone è una metafora sulla fava grossa. Parla di una figa che scopa come una matta a destra e a sinistra, giorno e notte, mattina e sera. Cazzo.cazzo, cazzo-cazzo, cazzo-cazzo, cazzo-cazzo, cazzo! Finchè un bel giorno incontra un tipo cazzuto alla John Holmes. E allora..vai alla grande! Cioè uno che con l'attrezzo ci scava i tunnel, come Charles Bronson ne "La grande fuga". Lei ci da dentro come una maiala fino a che sente una cosa che non sentiva da un secolo: dolore. Dolore! Le fa male. Non dovrebbe perchè la strada è bella che asfaltata, ormai, ma quando il tipo la pompa le fa male. Lo stesso dolore che sentì la prima volta, capite? Il dolore fa ricordare alla scopatrice di quando era ancora vergine. E quindi, Like a Virgin.
Questa particolare storia si svolge in un cesso pubblico. Perciò devi conoscere tutto di quel cesso pubblico. Devi sapere se c'erano gli asciugamani di carta o il getto d'aria calda. Devi sapere se i pisciatoi avevano le porte oppure no. Devi sapere se c'era il sapone liquido o quella schifossissima polvere rosa che si usava al liceo. Devi sapere se c'era o no l'acqua calda, se c'era puzza. Se qualche pezzo di stronzo schifoso bastardo figlio di puttana aveva schizzato di diarrea una delle tazze. Devi sapere tutto quello che riguarda quel cesso. Perciò quello che devi fare è raccogliere tutti i dettagli e farli tuoi. Le cose importanti da ricordare sono i dettagli. I dettagli rendono la storia credibile.
Sono sepolto in questo buco, prendo meno di un negro alla catena, lavoro anche nel giorno di riposo, quelle cazzo di saracinesche si sono bloccate, ho a che fare con i peggio balordi di questo pianeta, puzzo di lucido da scarpe, la mia ex ragazza è in catalessi dopo aver scopato con un cadavere e la mia attuale ragazza si è ciucciata trentasei cazzi.
Deciditi o cachi o tiri su le braghe. O cachi, o braghe.
Parlo di quello che ti senti, questa incapacità che hai di migliorare il tuo stato. Te ne stai li a lamentarti che la vita ti ha fregato, ti avessi mai visto prendere la responsabilità di dare una svolta alla tua situazione. Se ti fa schifo questo posto, e chi ci viene, e se ti caca il cazzo di essere qui il tuo giorno libero, ma perchè allora non ti licenzi? Tu che fai il melodramma sei naturale come uno che caca dalla bocca.