Creato da mondodonna_2008 il 07/08/2008

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tutto quanto riguardi le donne

 

Claudio Elliott, autore per ragazzi

Post n°778 pubblicato il 15 Novembre 2024 da mondodonna_2008
 
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Claudio Elliott, autore per ragazzi, il suo dialogo con la giovinezza passa per l'insegnamento. Claudio Elliott, nato a Griffith in Australia, ha studiato presso Federico II Napoli, laureandosi nel 1972. Già docente di lettere alle scuole medie è scrittore per ragazzi con diverse case editrici del settore scolastico, tra cui Salani - Le Monnier, Raffaello, La Medusa e Medusa . Ha vissuto a Firenze e Napoli e attualmente vive e insegna lettere a Potenza, benché di tanto in tanto emigri in istituzioni scolastiche poste in varie città italiane da cui è invitato per incontrare i suoi giovani lettori. Personalmente, l’ho conosciuto proprio a Napoli, in quella bella età in cui l’amicizia, quando nasce, non si spegne neanche col tempo e la lontananza. Riscontravo in lui intelligenza, spirito critico e ironico, che all’epoca ritrovavo in alcuni autori inglesi e/o americani, quali: Oscar Wild, Ken Follett, Stephen King ed Ernest Hemingway e altri ed ho rilevato poi, nella sua letteratura. Scrivere libri per l’infanzia e i ragazzi non è facile ed evidentemente tale scrittura gli si confà, altrimenti non avrebbe trovato spazio con due o tre editori fissi, che hanno pubblicato “sulla fiducia”, dopo che il primo lavoro, "Game over", ha avuto risonanza tale da attirare l’attenzione di un’editor della casa editrice Le Monnier, la quale, complimentandosi, si propose di seguire l'editing del romanzo, con l’intenzione di leggerne altri. Questa la motivazione per cui Claudio Elliott ha tre romanzi con Le Monnier. A seguito dell’incipit di carriera, che gli ha procurato un curriculum prestigioso, dopo i primi incontri in alcune scuole, è stato contattato da altri editori (Raffaello e La Medusa, molto presenti nelle scuole). Le vendite dei suoi lavori gli danno soddisfazione e gli si sono prospettati anche incontri on line, sia in Italia sia all’estero, allo scopo di presentarli. Il nostro romanziere ha precisato che, dopo la pandemia, le cose sono un po' cambiate: si legge meno e si vende di meno. Questo ho potuto costatarlo anch’io con i miei libri. Ho faticato a trovare immagini che lo ritraggono perché, come ci ha confidato, non ama farsi fotografare, però ho rubato alcune sue immagini anche con il suo pubblico preferito: i giovanissimi. É un dato certo che il settore della letteratura per l’infanzia e i ragazzi, nonostante le difficoltà e la crisi degli ultimi anni, abbia resistito e si ponga come motore trainante della produzione libraria. Claudio Elliott vi si è inserito con intelligenza rendendosi conto che i racconti e le storie per bambini e giovani lettori hanno subito un’evoluzione incredibile, circa dagli anni ’80 del secolo scorso. Ha avuto anche un’esperienza con una sua casa editrice: il Salice. Sono tanti gli scrittori che si sono inseriti in questo percorso, tra cui alcuni motivati e capaci, altri mossi piuttosto dall’idea che scrivere per giovani e giovanissimi fosse più facile, meno impegnativo e, convinti che il pubblico di riferimento, data l’età, fosse più accondiscendente. Invece scrivere per bambini e ragazzi non è per niente semplice. Il nostro autore si è reso conto che la scrittura per i più piccoli è un mondo a parte, e richiede anche competenze e studi di approfondimento particolari per cui si é applicato anche alla conoscenza dell’evoluzione del genere della fiaba. Certamente ha compreso che la scrittura per bambini ha regole rigide e che la sua struttura è molto importante per cui studiare la fiaba fornisce elementi utili. Elliott sapeva che, decidendo di scrivere libri per ragazzi – o per bambini – stava scegliendo di rivolgersi a un pubblico molto particolare che lui conosceva a fondo, giacché insegnante proprio con i giovani delle scuole medie. Ha compreso che i gusti, le abitudini, il linguaggio e persino la vita, sono molto cambiati rispetto alla nostra infanzia e persino a quella dei nostri figli. Difatti i bambini moderni hanno un immaginario diverso da quello che è appartenuto ai loro genitori e a noi che apparteniamo alla generazione dei nonni. Senz’altro un autore per ragazzi deve formarsi attraverso corsi, letture e approfondimenti, allo scopo di affinare le basi tecniche della scrittura in senso lato e di quella per bambini in particolare, e il nostro autore ha anche il merito di essere molto motivato. Credo che abbia una sorta di vocazione alla scrittura per giovani e un’attitudine specifica nei confronti del mondo dell’infanzia, per cui lo sente vicino emotivamente e soprattutto, lo ha frequentato da insegnante e ancora lo frequenta, ogni volta che è invitato a leggere uno dei suoi lavori nelle scuole. Ritengo inoltre che sappia ascoltare come parlano i ragazzi, osservare come si muovono, su che cosa s’interrogano, che cosa desiderano, giacché quello che scrive deve essere in grado di intercettare i loro gusti e curiosità. Il nostro autore ben conosce le opere letterarie di tutti i tempi e la padronanza con la lingua inglese gli avrà permesso di spaziare oltre gli autori italiani e oltre le modeste traduzioni degli autori americani e inglesi. Personalmente ho cominciato a leggere molto presto, assiduamente e avevo i miei amori, come Piccole donne (Little Women) che è il più famoso romanzo di Louisa May Alcott, o I tre moschettieri, di Alexandre Dumas, e certamente non avrà ignorato, ad esempio, autori come Gianni Rodari, Roald Dahl o la Pippi Calzelunghe di Astrid Lindgren e Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll. Che sono tra i classici della letteratura per l’infanzia. occorre non dimenticare che i libri per bambini e ragazzi si sono trasformati nel corso del tempo, sono cambiati i contenuti, i formati, le vesti grafiche, il linguaggio. La conoscenza delle novità editoriali nazionali e straniere è fondamentale per chi intende cimentarsi in quest’ambito. Neanche è facile colpire nel segno, poiché i bambini o le bambine di 4-5 anni sono molto diversi da quelli di 8 o 9 anni, anche se sono pochi gli anni che li separano. Gli studiosi di psicologia infantile ci fanno comprendere che in quei pochi anni che li distanziano, a quell’età, si verifica una trasformazione profonda in termini di autonomia, competenze e proprietà linguistiche. Di tutto questo Claudio Elliott dimostra di avere una grande padronanza. Basta leggere i suoi lavori per capirlo. Innanzi tutto costruisce bene i personaggi. Protagonisti cui i ragazzi si affezionano, in cui s’identificano, e sono lieti di rincontrarli. Elliott dimostra di avere la padronanza delle tecniche narrative, di essere in grado di proporre anche problematiche complesse del mondo d’oggi, e conduce un lavoro attento sulla forma. Le sue storie sono originali e lui sembra ben capace di risvegliare, nello scrivere, la sua parte giovane, dell’infanzia che ancora dimora in lui, cosa di cui ci si rende capaci soltanto quando si padroneggia l’immaginario, il fantastico in cui anche noi adulti di tanto in tanto amiamo fare ritorno. TITOLI E TEMATICHE Game over (2001, ed. Le Monnier, Firenze); I-II media (videogiochi) Le due vite di Aya (2001, ed. Le Monnier, Firenze); I-II media (civiltà precolombiane); Quattro parole dal passato (2003, Medusa editrice, Napoli); I-II media (caccia alle streghe, medioevo); Il tesoro dei briganti (2004, Medusa editrice, Napoli); III media- biennio sup. (brigantaggio); Giovanna d’Arco: i lupi e il vento (2005, Medusa editrice, Napoli); I-II media; L’ultimo canto del faraone (2007, Le Monnier, Firenze); I media (Tutankhamon); Birillo alla scoperta del mondo (2005, Edizioni Il Rubino, Napoli); I media (fantasia); Mistero a New York (pseudonimo Alexander Moore) (2005, Edizioni Il Rubino, Napoli); III media; La poliziotta bionda e con gli occhiali (2005, La Medusa editrice, Marsala, Trapani); II – III media (fantasia); Il barcone della speranza – immigrazione clandestina - (2006, Raffaello editrice, Ancona); III media e biennio superiori; Storia dell’iceberg che affondò il Titanic – album illustrato (Lavieri, Caserta, 2006); La Grande Caccia al Dinosauro Viola (2007, La Medusa edit, Marsala, TP) I media, (fantasia); I Giorni della Tartaruga - disagio giovanile e bullismo- (2009, Raffaello editrice, Ancona) III media e biennio superiori; Il mistero del manoscritto scomparso (2010, La Medusa editrice, Marsala, TP) I – II media (la ricerca del manoscritto della Divina Commedia, periodo mediceo); Agguato nel buio (illustrato, per bambini) (2011, Ardea editrice, Napoli) (fantasia); L’Eneide, riduzione per ragazzi (illustrata) (2011, Raffaello editrice, Ancona) I media ed elementari; Il mistero corre su Internet (2012, La Medusa editrice, Marsala, TP) I-II-III media Cleopatra, la Regina delle Regine (biografia illustrata per bambini) (2012, Raffaello editrice, Ancona) I media ed elementari; Mia sorella è cambiata – una storia di anoressia- (2013, La Medusa editrice, Marsala, TP) III media e biennio superiori; Il mistero della leggenda perduta (2015, La Medusa ed., Marsala) III media – biennio superiori (La scomparsa del monaciello, personaggio del folklore meridionale); La canzone del bosco ferito (2016, La Medusa, Marsala) (Ambiente); Il torrente e il drago (2017, La Medusa, Marsala) (Ambiente); Nel mezzo del cammin (La Divina Commedia per ragazzi) (2017, Raffaello); L’isola di plastica (2019, La Medusa, Marsala) (Ambiente); Il guardiano delle nuvole (2022, La Medusa, Marsala) (Ambiente) Storie e controstorie (2022, Edigrafema, Matera): la storia di una ragazzina che porta per mano il lettore attraverso i racconti, quasi un manuale di scrittura. Bianca Fasano,giornalista e scrittrice. nota: Medusa e La Medusa sono editori diversi, la prima è di Napoli, la seconda è di Marsala; per quest’ultima Claudio Elliott dirige la collana Focus Attualità e la collana Storia & Mistero)

 
 
 

Quando compriamo le uova, non facciamo i polli!

Post n°777 pubblicato il 02 Novembre 2024 da mondodonna_2008
 
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Quando compriamo le uova, non facciamo i polli! La scelta dell’acquisto influisce sulla salute delle galline e sulla nostra. Se non tutti gli acquirenti, una buona percentuale, specialmente in questi inquietanti periodi di magra economica, sceglie i prodotti in base ai costi. Sbagliato. Specialmente quando la nostra attenzione si sposta sulle uova, che spesso rientrano tra gli ingredienti di saporite pietanze o più semplicemente finiscono in frittata, uova al tegamino, strapazzate o “a occhio di bue”. Di questi tempi complessi, laddove l’essere umano si divide tra l’imperativo di fare del male al suo simile direttamente o indirettamente e il nascere di una coscienza nei confronti degli animali, amati sino al parossismo o, invece, calpestati e/o malamente uccisi nei macelli di carne bovina, suina, equina, oppure “bianca”.Ricordiamo che la carne di pollo è considerata bianca a “merito” di una distinzione tra carni bianche, rosse e nere, che disegna una classificazione affatto scientifica, secondo la quale il colore del tessuto muscolare "dovrebbe" riflettere l'entità del tessuto adiposo. Ma torniamo a noi: c’è un tipo di scelta alimentare che si ripercuote di meno sulla salute dei poveri animali da noi considerati “da macello”, ossia quella di cibarsi dei loro prodotti, piuttosto che di essi stessi, ossia latte, lattiero - casearii, miele e uova. Non è necessario divenire del tutto vegetariani o vegani per ridurre le sofferenze dei poveri animali da macello che sono tanti, troppi e anche in malo modo, affrettatamente uccisi, perché l’essere umano, in alcune parti del mondo, ne richiede quantità enormi. In altri c’è invece carenza di cibo e persino di acqua. Ma questa è un’altra storia. Torniamo ai polli e alle uova. Quelle che troviamo confezionate sui banchi del supermercato e ci fanno andare con la fantasia alle gallinelle piene di salute che scorazzano sul davanti di allegre fattorie, sono invece, nella maggioranza delle volte, prodotte dal dolore subito dalle galline negli allevamenti intensivi. L’indifferenza con cui scegliamo la tipologia delle uova da portare a casa, o, più spesso, la direzione verso quelle dei cartoni che costano meno, può fare la differenza. Anche se non è facile rendercene conto, ciascuno di noi, parafrasando Totò, dovrebbe pensare: “È la somma che fa il totale”, per cui cominciare a fare la differenza. Ognuno di noi ha, difatti, il potere di ridurre gradualmente e giungere nel tempo a porre la fine di questo sistema che violenta gli animali e, anche se non ce ne rendiamo conto, ci conduce a nutrirci di sostanze sempre più inquinate e meno naturali e salutari. Restando sulle uova: vi siete mai chiesti perché una gallina le depone? Semplice: i polli, alcune quaglie, un bel numero di oche e anatre hanno tendenza naturale di volersi a tutti i costi riprodurre. Ragion per cui, anche senza la presenza di un maschio, le depongono durante tutto il periodo dell'anno. Per quanti hanno avuto la fortuna di avere un pollaio, grande o piccolo, la memoria fornisce felici quadretti di uova deposte da galline allegre, che le covano, per poi accudire pulcini di vario tipo e colore. Personalmente ho inseguito qualche furfantella che le andava a deporre di nascosto nei cespugli, per tema che gliele portassi via. Cancellate dalla mente quelle simpatiche immagini, quando vi ritrovate davanti ai banchi del supermercato. Se siamo presbiti, mettiamoci gli occhiali e cominciamo a leggere i segnali che ci permettono di riconoscere senza alcun dubbio la provenienza delle uova. Quando ingenuamente ci dedichiamo a leggere la dicitura sulla confezione possiamo trarci in inganno. Eccolo scritto chiaramente: ”Allevamento a terra”. Già immaginiamo felici gallinelle multicolori scorazzare per terreni beccando granone. Tuttavia questa dicitura trae in inganno: la ‘terra’ altro non è che la terra battuta che rappresenta il pavimento del capannone laddove luce del sole e aria pulita naturale non giunge mai e nel quale le galline sono così ammassate che non è possibile neanche vederla quella declamata terra. Come pensate possa essere salutare quell’uovo, comunque prodotto dall’organismo di una gallina, se quella bestia mangia male, vive male ed ha l’intero corpo, cervello compreso, avvelenato dalla sofferenza? Le uova con la dicitura “provenienti da allevamenti di galline allevate all'aperto”, vanno un tantino meglio, in quanto in questo caso prevedono che le galline siano in strutture come quelle allevate a terra, ma abbiano la possibilità di passare alcune ore della giornata all'esterno, quindi di avere accesso, almeno secondo quanto prevede la legge, all'aria aperta e alla luce, se non altro di tanto in tanto. Volendo capire qualcosa di più sulle uova, consiglio di armarsi di una lente d’ingrandimento, una volta portato a casa il prezioso alimento: basta guardare il codice impresso su ciascuna di esse. La prima cifra del codice è quella che ci dice da quale tipo di allevamento proviene l’uovo, ed è quella che dobbiamo guardare: '1’, allevamento all’aperto, ‘2’, allevamento a terra (che significa al chiuso, stipate nei capannoni) e ‘3’, allevamento in gabbia. Soltanto lo ‘0’ indica invece l’allevamento biologico. Parliamoci chiaro: l’obiettivo di chi vende questa merce chiamata ‘cibo’ è sempre quello di guadagnare di più, senza, ovviamente, chiedersi cosa ne pensino le povere galline e quale sia la salute che ne consegue, dell’acquirente, Cioè: NOI. Gli spot televisivi sono fatti per vendere, non per accrescere la capacità di distinguere di noi “polli”. Riflettiamo su quanti spot ci presentano bambini seguiti dai nonni nelle “fattorie di famiglia” correre ad accarezzare coniglietti e gallinelle con i loro piccoli, mostrandoci animali che sono rispettati e lasciati a nutrirsi liberi. Ve ne sono forse di quelli che mostrano la realtà delle gabbie in batteria, dei capannoni sovraffollati? Chiaramente no, questo perché la seconda e veritiera ipotesi confligge, da un punto di vista etico e salutistico, con quello che dovrebbe avvenire e quindi i produttori non vogliono mostrarci la realtà. Il tentativo é sempre quello di separare dagli occhi dell’acquirente la filiera produttiva, in altre parole tutto ciò che sta all’origine di quella, a prima vista inoffensiva, confezione sullo scaffale del supermercato. Non avrebbero di che vantarsi e noi potremmo soltanto rabbrividire al conoscere e al vedere quello che c’è all’origine dell’uovo meno caro. Giusto, parliamo del prezzo: con qualche veloce raffronto tra una confezione di uova ‘0’ e una di uova ‘3’ annoteremo una minima differenza di prezzo. Chiaramente le uova zero costano di più: è logico, sono più etiche, più genuine, più salutari e più naturali! Allora ci chiediamo: perché così pochi produttori si dedicano all’allevamento biologico? La risposta è duplice: a loro costa di più e noi “polli” ci lanciamo sulle uova che costano di meno. Pagare quei pochi centesimi in più per un uovo è il potere che abbiamo nelle nostre mani, tangibile, efficiente e funzionale per ottenere, ciascuno di noi, la possibilità di porre fine alla crudeltà legalizzata che permette agli “allevatori” di far soffrire, giorno dopo giorno, quelle povere bestie rinchiuse, cui non è dato e mai sarà data la possibilità di vedere schiudere anche soltanto uno di quelle uova che ogni giorno sfornano soffrendo. Pagare quel centesimo di più vuole dire che ci schieriamo, senza rischio di essere fraintesi, dalla parte di chi si rifiuta di alimentare un mercato altamente indecente. Cambiare il mondo? Un piccolo passo alla volta si può perché acquistando solamente uova di tipo ‘0’ diamo un realistico segnale al mercato, che si vedrà costretto a orientare la produzione verso sistemi eticamente più accettabili di quelli attualmente utilizzati. Salviamo la nostra pancia e in contemporanea milioni di galline da una vita di sofferenza. Volete i numeri? Mi risulta che in questo periodo in Italia siano ben quaranta milioni le galline che sono allevate nei terribili sistemi in batteria! Immaginate per un momento se questa “sveglia” funzionasse e i produttori di uova sfornate da galline sofferenti vedessero che la loro merce resta invenduta su tanti, molto banchi del supermercato. Che frittatona sarebbe per loro! Che segnale per comprendere che i tempi sono cambiati e noi consumatori siamo diventati aquile dall’occhio vigile e non più, come a loro fa comodo, polli di batteria. Bianca Fasano, giornalista e scrittrice.

 
 
 

Facebook: il potere sugli utenti, le illusioni e i timori che regala.

Post n°776 pubblicato il 28 Ottobre 2024 da mondodonna_2008
 
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Facebook a conti fatti è il social network più diffuso e più conosciuto al mondo. Fondato nel 2004, inizialmente era stato creato come un servizio universitario. Stando ai dati riportati dal Digital 2022 Global Overview Report, risulta essere la piattaforma più utilizzata al mondo, con circa 2,91 miliardi di persone attive fino a Ottobre 2021. Da utente, con circa sette pagine attive, mi sono chiesta che potere abbia su chi la utilizza, alla luce della Costituzione e delle leggi che riguardano i cittadini italiani, ponendomi delle domande e cercando responsi. Ad esempio: “I social media come Facebook, dovrebbero essere in grado di bannare gli utenti senza essere accusati di censura?” E mi sono risposta: “Sì”. Perché i social network sono piattaforme private e, In quanto tali, hanno la facoltà di imporre dei regolamenti, delle condizioni d'uso. Per cui: Violi il regolamento? Anche senza comprendere in che modo o con la convinzione che gli algoritmi stiano dando i numeri? Comunque vai incontro a delle conseguenze. Potrai essere soggetto a ban (deriva dall’inglese to ban e vuol dire “bandire“) se in qualche modo non rispetti il regolamento della comunità o disturbi comportandoti come troll, inviando e suscitando flame, o violando in generale le regole di Facebook. Per inciso: queste regole le abbiamo accettate. Erano scritte in quel papiro che neanche abbiamo letto e ci è stato mostrato all'atto dell'iscrizione. Anni fa se siamo iscritti da molto e che, in più ha subito modifiche, di cui magari siamo sati anche avvisati e neanche ce ne siamo reso conto. Se hai cliccato su "accetto" dopo mezzo secondo senza leggerne neanche una riga, è un TUO (nostro) problema. D’altra parte i forum avevano (ed hanno) regolamenti, a volte anche specifici per singola sezione. I newsgroup sono moderati. Le chat sono moderate. Postando su un blog, ogni nostro commento era soggetto all'arbitrio del blogger, che aveva il potere di cancellarlo o perfino modificarlo a piacere (per esempio per eliminare insulti). Niente ci era dovuto. Quindi: Pretendere che un social network non moderi i propri contenuti dicendo che viola le nostre libertà costituzionali non ci salva. Le Libertà Costituzionali dicono che lo Stato non può impedirti di esprimerti. Ma Facebook, i cui ricavi nel 2020 sono arrivati a 244,2 milioni di euro e nel 2021 sono saliti a 349 per passare poi ai 411,5 del 2022, fino all’ultimo dato del 2023 che dice 431,2 (segno di un piccolo rallentamento, vista una crescita solo del 4,7%), in effetti, non ci dice che vuole fornirci - gratis - un palcoscenico e un megafono. Anche se senza di noi non ci sarebbe. Noi siamo utenti. Per Facebook sono dichiarati 260,7 milioni di utenti attivi mensilmente in tutta la UE, di cui 35,9 milioni in Italia; per Instagram, gli utenti attivi mensilmente in tutta la UE sono 264,3, di cui 39,4 milioni in Italia. Facebook ci regala qualcosa che la fa guadagnare molto. Ha bisogno di noi: uno per uno, perché si dice “acino acino si face la macina” (ossia un’uliva per volta si fa il necessario per la macina, in modo da ottenere l’olio). Ma noi, possiamo fare a meno di lei? In effetti non tutti gli utenti di Facebook hanno le stesse necessità, anche se c’è chi è disposto a giurare che Facebook soddisfi diversi bisogni fondamentali dell’uomo. La classifica di questi bisogni è stata fatta da Antony Robbins rielaborando e aggiornando la piramide di Maslow dei bisogni fondamentali. Bisogno di sicurezza; Bisogno di varietà; Bisogno d’importanza; Bisogno di Amore/Unione (Connection); Bisogno di crescere; Bisogno di contribuire; in conseguenza di ciò è sufficiente che una qualsiasi esperienza della tua vita appaghi almeno 3/4 di questi bisogni che presto diverrà una sorta di droga. Come la dipendenza da cibo, che può manifestarsi attraverso disturbi alimentari quali binge eating disorder (BED) o bulimia nervosa. La dipendenza dalle sostanze stupefacenti, dai farmaci, soprattutto antidolorifici, antidepressivi, ansiolitici o sonniferi, dall’alcol, dal fumo di sigaretta, dal gioco d'azzardo (ludopatia). Difatti la dipendenza da internet e social media è considerata tale. Questo spiega perché Facebook sembra destinato a permanere e non scomparirà come dicono molti. In merito viene fatto di chiedersi: Sarebbe un bene cancellarsi da Facebook? Una delle risposte che ho trovato è questa: “Premessa, ho iniziato ad usare Facebook nel 2008, primissima ondata dunque, quando ancora non era scontato che tutti lo avessero, quando ancora qualcuno rispondeva “a cosa serve?”. Sono uscito nel 2015, ne avevo veramente abbastanza, specialmente di dovermi sorbire notizie, commenti o immagini di cui non avevo nessun interesse (credo che tutti abbiano ben presente di cosa parlo). Ma soprattutto non sopportavo più di “scrollare" la vita delle persone in totale disaccordo con quello che effettivamente vivevano (spesso sono stato testimone di alcuni festival dell'ipocrisia). Un altro fatto interessante è stato che malgrado avessi scritto a moltissime persone definite “amici” che ero in procinto di uscire, molti non si sono poi effettivamente preoccupati di contattarmi diversamente, ho perso moltissimi contatti (ma evidentemente non erano così amici), persone con le quali ho di fatto tagliato completamente ogni legame. È stato un banco di prova per molti legami. Ma devo dire la verità, ho provato un sollievo enorme appena uscito.. non lo rimpiango minimamente. C’è chi consiglia: “ Aprite un profilo per ogni area di interesse. L’algoritmo di Facebook tende a rinchiudervi in bolle informative e di bias cognitivo. Per questo dopo un po’ è così noioso. Moltiplicatevi! Aprite un profilo per la vostra parte musicale, uno per quella ludica, uno per quella politica e uno per quella lavorativa (specie se gestite pagine e gruppi). In questo modo renderete più dura la vita agli “stalker” ed eviterete che tutti i vostri contatti sappiano che state vendendo il vibratore nel mercatino “tacchi a stiletto senza censura”. E ancora: “Cancellate le tracce. È soggettivo, dipende da vari fattori, come il cosa ci fai, se lo usi per lavoro o meno, se stai sviluppando una dipendenza eccessiva, se non vuoi certi svantaggi, quali il farsi tracciare pesantemente in molti aspetti della vita personale. Personalmente ne sto riducendo l’uso, principalmente per due motivi. Primo, salvo lodevoli eccezioni, sta diventando un immondezzaio pieno di rabbia repressa, banalità, idiozie notoriamente del tutto false, quando non delle vere e proprie trollate, alle quali una massa di capre continua a credere dopo anni. Secondo, la censura che praticano gli amministratori sta diventando scandalosa: gli utenti vengono sospesi per nudi rinascimentali, madri che allattano al seno, segnalazioni da parte di utenti intolleranti che hanno il solo scopo di tapparti la bocca, bot stupidi che interpretano come razzisti commenti contenenti parole come ‘negro’, senza che nessuno con due neuroni li legga (neanche dopo giorni di segnalazioni) e capisca che in realtà sono commenti sarcastici, che attaccano i razzisti. Una situazione indegna, che fa pure il paio con schiere di gruppi neofascisti ai quali si permette tranquillamente, nonostante tutte le segnalazioni che piovono, che inneggiano al duce, ad Hitler e al nazifascimo, che tra l’altro in Italia è anche reato. Io penso che questo sia un problema gravissimo, molto più grave della molto gestibile invasione della privacy, perché, di fatto stiamo consegnando la nostra libertà di espressione ad alcune multinazionali private, che impongono le loro regole e il loro arbitrio, senza che sia invece regolamentata da un’autorità stabilita dalla legge, e quindi democraticamente”. Abbiamo appreso che i suggerimenti di amicizia su Facebook seguono un algoritmo. Difatti quasi tutti i social hanno algoritmi, genericamente gestiti da reti neurali, per la coordinazione della nostra vita sociale. Anche i Post in bacheca, i post che ci possono interessare e le priorità delle notifiche sono solitamente legati ad algoritmi. Restando in tema c’è il caso in cui l’account Facebook sia hackerato. Nel 2019 furono oltre mezzo milione i dati rubati da profili Facebook allo scopo di essere usati dagli hacker per compiere furti d’identità o frodi varie. L'azienda di cyber intelligence Hudson Rock svelò che gli utenti i cui account erano stati violati fossero oltre mezzo miliardo: 533 milioni in 106 Paesi, di cui: 32 milioni negli Usa,undici milioni nel Regno Unito; sei milioni in India; e trentacinque milioni in Italia. Tra le informazioni di cui i pirati informatici vennero in possesso c’erano: password, generalità, spostamenti, indirizzi e mail, relazioni personali e numeri di telefono. E qualcuno si chiede: Bisognerebbe stare alla larga da Facebook? Suggerendo: “Puoi scegliere di rimanere su Facebook ma come utente passivo. Ciò significa: •non pubblicare informazioni personali; •non pubblicare foto, post, link. In pratica, dovresti limitarti ad osservare le altre persone. Qualunque tua attività sul social potrebbe essere utilizzata per estrapolare informazioni riguardo gusti sessuali, orientamento politico, interessi sportivi e così via. Ah, non dimentichiamo i commenti e le reaction, anche loro utilizzati la profilazione degli utenti”. O anche: Dopo lo scandalo Cambridge Analytics pensi sia il momento di cancellarti da Facebook? “Perché le persone continuano a usarlo? Probabilmente perché preferiscono essere inclusi nella società 2.0, digitalizzata all'estremo, invece di tutelare la loro privacy. Inizialmente ha risposto: No, io su FB mi diverto, è un po’ la mia parte ludica. Non solo sono Admin di un gruppo di quasi 228 iscritti e lavoriamo molto a livello di quartiere. Una piattaforma molto utile, per esempio pubblicando da noi lo smarrimento di un cane o un gatto 8 volte su 10 viene ritrovato, chi ha bisogno di un giardiniere… sapere dove comprare una buona pizza… insomma cose spicciole. Tutto questo è una cosa che è molto apprezzata. E visto che non ho nulla da nascondere e non sono ‘gelosa’ di quello che penso, no non mi cancellerò”. L'hacker, che non sappiamo perché, sceglie questo e non quella pagina, oggi ogni tanto colpisce, si direbbe, a caso. Leggiamo: “L'hacker ha cambiato la password e l'e-mail. Ho provato tutte le soluzioni di Facebook per riprendere il controllo sul mio account, senza successo. Cosa posso fare? Quando me ne sono accorta sono riuscita a reimpostare la mia mail con la mia password ma nel frattempo mi hanno inserito il sistema di controllo a 2 fattori impostato su un numero di telefono che non è il mio e che nessuno è riuscito a dirmi a chi appartenesse quindi ogni volta che accedevo veniva inviato un codice a questo numero sconosciuto ma nessuno riusciva ad accedere perché nel frattempo avevo cambiato la psw….un gran casino!!!! Il servizio di assistenza di Facebook è un disastro, non esiste un numero telefonico per poter parlare con un operatore e spiegarsi, ma puoi solo passare attraverso le faq e gira e rigira ti ritrovi sempre al punto di partenza senza risolvere nulla. Alla fine ho dovuto creare un nuovo profilo e a quello vecchio riesco ad accedere solo come spettatrice ma non ho più nessun potere”. E ancora: “È successo anche a me mentre ero a New York. Le abbiamo provate tutte, dal contattare il supporto di Instagram che é stato inesistente a contattare tanti siti americani che si proponevano di recuperarlo sprecando tanti soldi :-(. Alla fine una mia amica mi ha consigliato un sito italiano a cui si era rivolta per recupero account Instagram hackerato e finalmente l'ho riavuto. Sono stati bravissimi, gentilissimi e professionali. Ha avuto un costo ma almeno ho recuperato tutto. Per me era molto importante riaverlo. Se vuoi più info scrivimi”. Ma leggiamo anche: “Come posso hackerare il profilo Facebook di qualcuno?” “𝙋𝙚𝙧 𝙖𝙘𝙘𝙚𝙙𝙚𝙧𝙚 𝙖𝙡 𝙙𝙞𝙨𝙥𝙤𝙨𝙞𝙩𝙞𝙫𝙤 𝙙𝙚𝙡 𝙩𝙪𝙤 𝙥𝙖𝙧𝙩𝙣𝙚𝙧 𝙚 𝙧𝙖𝙘𝙘𝙤𝙜𝙡𝙞𝙚𝙧𝙚 𝙞𝙣𝙛𝙤𝙧𝙢𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙞 𝙨𝙚𝙣𝙯𝙖 𝙡𝙖𝙨𝙘𝙞𝙖𝙧𝙚 𝙩𝙧𝙖𝙘𝙘𝙞𝙖, è 𝙞𝙢𝙥𝙤𝙧𝙩𝙖𝙣𝙩𝙚 𝙥𝙧𝙤𝙘𝙚𝙙𝙚𝙧𝙚 𝙘𝙤𝙣 𝙘𝙖𝙪𝙩𝙚𝙡𝙖. 𝙋𝙪ò 𝙚𝙨𝙨𝙚𝙧𝙚 𝙪𝙩𝙞𝙡𝙚 𝙘𝙚𝙧𝙘𝙖𝙧𝙚 𝙖𝙨𝙨𝙞𝙨𝙩𝙚𝙣𝙯𝙖 𝙙𝙖 𝙪𝙣'𝙖𝙯𝙞𝙚𝙣𝙙𝙖 𝙖𝙛𝙛𝙞𝙙𝙖𝙗𝙞𝙡𝙚 𝙘𝙤𝙢𝙚 XXXXXXX, 𝙘𝙝𝙚 𝙥𝙪ò 𝙛𝙤𝙧𝙣𝙞𝙧𝙩𝙞 𝙜𝙡𝙞 𝙨𝙩𝙧𝙪𝙢𝙚𝙣𝙩𝙞 n𝙚𝙘𝙚𝙨𝙨𝙖𝙧𝙞 𝙥𝙚𝙧 𝙖𝙘𝙘𝙚𝙙𝙚𝙧𝙚 𝙖𝙡 𝙙𝙞𝙨𝙥𝙤𝙨𝙞𝙩𝙞𝙫𝙤 𝙚𝙙 𝙚𝙨𝙩𝙧𝙖𝙧𝙧𝙚 𝙡𝙚 𝙞𝙣𝙛𝙤𝙧𝙢𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙞 𝙙𝙞 𝙘𝙪𝙞 𝙝𝙖𝙞 𝙗𝙞𝙨𝙤𝙜𝙣𝙤”. Tuttavia la cosa che più mi ha stupito è stato il fatto che, avendo posto su Quora la domanda: “Come ti sentiresti se, all'improvviso, ti fosse chiuso l'accesso a Facebook? Da 1 a 10, quanto conta Facebook nella tua vita? Quanto tempo spendi su quella piattaforma? Quante verità, quante bugie vi hai riscontrato?” Ho ricevuto quattordici risposte quasi istantanee in cui una diceva: “Non me ne frega nulla: non mi interessa vedere quello che fanno gli altri e non ho bisogno di mostrarmi per essere”. E la più gentile: “L'ho frequentato fino a 5 anni fa, amministravo la fan page di un gruppo che mi piaceva. Ho smesso di frequentarlo perché lo trovavo caotico e il rischio di imbattermi in gente aggressiva era continuo. Adesso di FB non conosco neanche più organizzazione e funzioni: ci entro al massimo una volta al mese, se qualcuno mi manda un link interessante. Non ci posto niente. Nella mia vita non conta niente. Penso che bugie e verità siano disseminate in modo equanime in tutti i social, ognuno assimila le sue dosi nei posti più confacenti per lui”. Mi ha stupito. Infine: Facebook ha tante facce e anche gli utenti che la utilizzano possono avere interessi, cultura, e speranze differenti. D’altra parte, per Schopenhauer, il mondo è la “nostra” rappresentazione e Facebook segue il criterio. Bianca Fasano. Giornalista e scrittrice.

 
 
 

Siamo diventati tutti criminologi.

Post n°775 pubblicato il 25 Ottobre 2024 da mondodonna_2008
 
Tag: Crimini
Foto di mondodonna_2008

Su Wikipedia cercando pagine nella categoria "Programmi televisivi di criminologia", ne troviamo trentasette dedicate, tra cui: A Crime to Remember, Chi l'ha visto? Ho vissuto con un killer, Un giorno in pretura, Murder Comes to Town, Nightmare Next Door, Quarto grado, Quinta colonna. Se ci relazioniamo ai filmati di You Tube, troviamo al di sotto di questi 322.604 visualizzazioni, 499.583 visualizzazioni, 26.597 visualizzazioni e sempre attenzione massima alle storie di crimini. D’altra parte, per ricevere 3.979 visualizzazioni (modeste, a confronto), anch’io, su di un mio canale You tube, ho parlato di un Killer: “Le donne che Theodore Robert Cowall Bundy non uccise”. In possesso o meno di una attività giornalistica, o di un patentino qualsiasi di criminologi, in Italia basta guardare i commenti che ho copiato da sotto i filmati che riguardano il caso di Liliana Resinovich, scomparsa a Trieste nel dicembre 2021, trovata morta poi il 5 gennaio 2022: “Non era difficile capire che fosse il più probabile omicida. Ma come mai però che procuratori e investigatori vanno così spesso per piste insensate?!” “Ma come, io ho capito dalla seconda autopsia che Liliana è morta il giorno della sparizione, ecco xke' aveva la stessa colazione di quella mattina, come esce la teoria che è morta 48 ore prima del ritrovamento? Mi pare che fate tutti una macchia di chiacchiere, senza dare soluzione. “Poiché la legge non funziona le chiacchiere e le inchieste giornalistiche aiutano era ora che si svegliassero....” “La banda degli onesti hanno un bel coraggio..... da subito hanno descritto Sebastiano una palla al piede e da subito hanno detto che sono 30 anni che non gli piaceva..... ma per 30 anni piaceva a lilliana..... è normale puntare il dito contro una persona che non è nemmeno indagata? Trovatevi una persona che per un ritardo di 2 ore va dal vicino di casa dell'amante a suonare il campanello di uno che nemmeno conosce...... dichiarandosi come l'amante...... e i parenti lo sostengono.... Claudio sa più cose di quelle dette.... comunque questi della banda non si possono guardare.... andassero in questura a raccontare le loro fantasie”. “Che sia Sebastiano o meno... resta il fatto che si è rivelato un omuncolo, bugiardo, contradditorio.. fa ribrezzo ogni volta che apre la bocca.. Povera Lilly.. che "coso" aveva a fianco”. Non hanno fine, É evidente che ci siano molti aspetti ancora da chiarire. Data per suicida all’inizio (sembra impossibile: avrebbe avuto la cura di imbustarsi per essere gettata nell’organico?) A due anni dal decesso della 63enne, dopo la riapertura dell’indagine con (finalmente!) l’ipotesi di omicidio, il 13 febbraio 2024 è avvenuta la riesumazione del corpo e il 15 è stata effettuata una nuova autopsia. Alla fine si è realizzato che la donna potrebbe essere morta già dal quattordici dicembre, ossia da quando scomparve da casa. Il cadavere potrebbe anche non essere sempre stato dove è avvenuto il ritrovamento. Ed ecco che sugli spalti e i set televisivi, in contraddittorio o da soli, elegantemente o sobriamente vestiti, compaiono i personaggi principali di queste tele novelle tragiche. Siamo nel mondo della comunicazione televisiva per cui non ci allontaniamo dalla tipologia dei dibattiti dei candidati alla Casa Bianca tra la Harris e Trump. Non valgono soltanto i contenuti espressi, ma anche l'atteggiamento, i gesti e l’abbigliamento dei protagonisti. Per Liliana Resinovich ci sono “due vedovi” che si presentano al pubblico con due stili totalmente dissimili, differenti per la personalità e l’effetto mediatico. Il pubblico televisivo o Web parteggia per l’uno o per l’altro e compaiono in scena una marea di personaggi secondari a dire la propria. Restando sul tema omicidiario, fortunatamente nel primo quadrimestre dell’anno - confrontandoci con lo stesso periodo del 2023 - i delitti sono calati e, nonostante che (giustamente), se ne parli di più, diminuiscono i femminicidi in modo evidente. Troviamo, per le donne, delitti di coppia o in famiglia. I cambiamenti rapidi nel mondo femminile non sempre sono recepiti e accettati dal mondo maschile. Le problematiche psichiatriche fanno da scudo, a volte, all’incompatibilità di coppia che non è più accettata come realtà indiscutibile da parte delle donne. Intanto la serie “Avetrana – Qui non è Hollywood”, che avrebbe dovuto debuttare su Disney il 25 ottobre 2024, è stata bloccata. L’ha deciso il tribunale civile di Taranto, accogliendo il ricorso urgente, presentato dai legali del Comune di Avetrana. Il ricorso è stato avanzato dal pool difensivo, composto dagli avvocati Fabio Saponaro, Stefano e Luca Bardaro. E ancora, sul filo del rasoio ci chiediamo: chi uccise Sarah? Il culmine del rilievo mediatico in Italia, fu all'annuncio in diretta sul programma Rai “Chi l'ha visto?” del ritrovamento del cadavere della vittima, il sei ottobre del 2010 laddove colpì l’immobilità del volto della madre di Sarah scazzi, Concetta Serrano Spagnolo, che era ospite in collegamento e restò impietrita, seduta nella casa di quello che, al primo momento, fu ritenuto il responsabile dell’omicidio: Michele Misseri. Invece il 21 febbraio 2017 la Corte suprema di cassazione ha definitivamente riconosciuto colpevoli e condannato all'ergastolo per concorso in omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, Sabrina Misseri e Cosima Serrano (figlia e madre), rispettivamente cugina e zia della vittima, confermando la condanna già inflitta in primo grado e in appello dalla Corte d'assise di Taranto. Il dubbio resta: Michele Misseri, padre di Sabrina e marito di Cosima, condannato alla pena di 8 anni di reclusione per soppressione di cadavere e inquinamento delle prove (il furto del cellulare di Sarah), si ostina ancora oggi a dichiararsi colpevole dell’omicidio della nipote, causato da un raptus sessuale e la figlia Valentina Misseri, al programma la vita in diretta sostiene: "Mia sorella Sabrina e mia madre Cosima sono innocenti”. Non mancano i commenti ai video (Il caso Sarah Scazzi: la ricostruzione del delitto di Avetrana | Sulla scena del crimine): “L'unica differenza dalla narrazione ufficiale è che secondo me le due Misseri dopo averla raggiunta per strada e costretta a salire in macchina l'hanno portata subito in garage e dopo la sua morte hanno svegliato Michele per far sparire il corpo, la porta interna che collega garage e casa è poco compatibile col trasporto facile e snello nel movimento etc.... Nessuno le ha viste? E manco rientrare in casa uscendo dal garage???? A quell'ora la gente, con il caldo torrido che c'era non sta di solito alla finestra (a guardare cosa con quella desolazione?), parliamo di Avetrana dove non c'è la movida di Formentera tutto il giorno... Ecco, solo questo non mi torna proprio.....infatti Michele ha costruito un altarino in garage perché dice che Sara è morta lì....” Sono 88 le persone uccise in Italia tra gennaio, febbraio, marzo e aprile 2024, con un calo del 25,4% rispetto al primo quadrimestre 2023, quando le vittime furono 118. Nel 2022 furono 110, 94 nel 2021 e 80 nel 2020. Altra questione che tiene in contrasto innocentisti e colpevolisti è l'omicidio di Yara Gambirasio per il quale il procedimento giudiziario si è concluso il 12 ottobre 2018 con la condanna definitiva all'ergastolo di Massimo Bossetti, operaio edile di Mapello. Movente? Un'aggressione sessuale. Yara scomparve il 26 novembre 2010 e fu ritrovata assassinata il 26 febbraio 2011. Il caso resta famoso per l'estesa indagine condotta sulla popolazione locale effettuando il test del DNA a 25 700 persone. I commenti al video “L'omicidio di YARA GAMBIRASIO - MASSIMO BOSSETTI”, sono chiari rispetto alla convinzione che i carcere non ci sia il vero colpevole: “In soli 9 minuti sei riuscito a mettere in evidenza l'unica verità storica ad oggi conosciuta: in quelle aule di tribunale la colpevolezza di Bossetti non è stata dimostrata. Complimenti, ottimo video”. “A. TUTTI. STA BENE CHE BOSSETTI E IN CARCERE COSI RISULTANO TUTTI BRAVI BRAVINI”. “Un altro processo! No?” E per il video: “Yara Gambirasio: Una Lettera Anonima Scagiona Massimo Bossetti!” Leggiamo: “Personalmente ho sempre dubitato della sua colpevolezza.. troppe ombre nelle indagini e persone sospette lasciate volutamente fuori dalle investigazioni .. Avevo quindi già i miei dubbi, poi, vedendo come si son comportati giudici e magistrati durante la pandemia, fregandosene altamente del diritto alla libertà di scelta dei cittadini, NON intervenendo MAI a loro difesa, ho capito che questi non sono "uomini" di giustizia ed equità, ma SOLO di POTERE, capaci con il loro silenzio e la loro assenza, di far di tutto e di peggio!” Non volendo dilungarci ricordiamo, tra gli omicidi che maggiormente hanno attirato l’attenzione mediatica: L'omicidio di Meredith Kercher, studentessa inglese che si trovava in Italia nell'ambito del progetto Erasmus presso l'Università per stranieri di Perugia, noto anche come delitto di Perugia o delitto di Via della Pergola, avvenuto a Perugia la sera del 1º novembre 2007. Fu condannato per omicidio in via definitiva con rito abbreviato il cittadino ivoriano Rudy Hermann Guede, per concorso in omicidio e violenza sessuale. La domanda: In concorso con chi? Tra i commenti: “Quando descrive il momento dell'omicidio si chiude e guarda in basso. Resta nel bagno per 10 minuti, con le cuffie a volume alto, in una casa non sua mentre avviene la carneficina. Nella scena del crimine ci sono solo le sue tracce. Ha ferite sulle mani e per questo fatto incolpa un uomo senza volto. Scappa, in Germania, senza chiamare soccorsi o forze dell'ordine. Difficile credere a questa versione”. Il delitto di Garlasco è un caso di omicidio avvenuto in provincia di Pavia, il 13 agosto 2000, ai danni di Chiara Poggi (nata a Vigevano il 31 marzo 1981), impiegata ventiseienne, laureata in economia. I media sono letteralmente stati invasi, con un susseguirsi di reportage giornalistici, programmi televisivi e interviste dedicate al caso. Unico colpevole del delitto, il fidanzato della vittima Alberto Stasi (Sesto San Giovanni, 6 luglio 1983), classico “bravo ragazzo”, al tempo studente di economia, poi divenuto commercialista. Condannato a sedici anni di reclusione, per buona condotta, con lo scomputo di 45 giorni di liberazione anticipata ogni 6 mesi, si può ritenere sia libero per il 2028. Mi risulta che esca dal carcere di Bollate tutti i giorni per lavorare già dal 2023 con possibilità di chiedere l'affidamento in prova dal 2025. Leggiamo su di lui: “Allucinante veramente...ha fatto a pezzi una ragazza e adesso la semi libertà..ci voleva l'ergastolo come fatto per Bossetti”. Ma anche: “Condannato senza prove”. Per il delitto di Novi Ligure, caso di duplice omicidio avvenuto il 21 febbraio 2001 in provincia di Alessandria, risultarono colpevoli Erika De Nardo, di sedici anni, e l'allora fidanzato Mauro Favaro, detto "Omar", di diciassette anni. Uccisero premeditatamente Susanna Cassini in De Nardo, detta "Susy", e l'undicenne Gianluca De Nardo, rispettivamente madre e fratello di Erika. La ragazza ha studiato, laureandosi in Filosofia e, grazie alla buona condotta, fu scarcerata nel dicembre 2011, dopo aver scontato circa 10 anni di carcere. Oggi è sposata e anche Omar è fuori dal carcere da anni. Una delle ultime storie che finiscono continuamente in ambito mediatico e giornalistico è quella di Pierina Paganelli, la 78enne uccisa a coltellate nel garage di un condominio di via del Ciclamino a Rimini. Al momento è in arresto un vicino di casa: Louis Dassilva, che avrebbe operato allo scopo di nascondere la relazione extraconiugale con la nuora della vittima, Manuela Bianchi. La donna é stata colpita con 29 coltellate al rientro da un incontro con i Testimoni di Geova, di cui faceva parte. La nuora Manuela Bianchi, moglie del figlio Giuliano Saponi (rimasto vittima di uno strano incidente qualche mese prima del decesso della madre), ne scoprì il corpo senza vita nel garage, il giorno successivo alla morte. Ed ecco, tra i giudizi in calce ai filmati: “Manuela pronta a tutto per tenersi il Cavaliere Oscuro ….e dopo Giuliano e Pierina sarebbe toccato a Valeria? Irrefrenabili tempeste ormonali!” Annotando le innumerevoli trasmissioni e i tanti filmati dedicati agli argomenti criminali c’è da pensare che negli italiani ci sia una grande voglia di partecipazione alle storie gialle. Bianca Fasano giornalista e scrittrice.

 
 
 

Uomini: non siamo più all’età della pietra.

Post n°774 pubblicato il 18 Ottobre 2024 da mondodonna_2008
 
Foto di mondodonna_2008

Uomini: non siamo più all’età della pietra. Siete responsabili dei figli non nati, degli aborti e degli infanticidi quasi quanto le donne che li compiono. Alessia Pifferi, la madre di Diana, la bimba morta di stenti a diciotto mesi, ha lasciato la piccola abbandonata per giorni, da sola, a casa. Il padre della povera Diana pare sia un modesto imprenditore di Ponte Lambro. Che abbia o no saputo che i suoi “trasporti sessuali” avessero dato luogo a una nascita (indesiderata?), non sappiamo. Forse Alessia ha deciso di non dirglielo. Forse. Chiara Petrolini è la madre dei neonati trovati morti nel giardino della sua abitazione a Vignale di Traversetolo (Parma). Forse andrà in carcere. La nonna dei bambini mai nati (che, effettivamente, deve vivere momenti di tristezza), non sapeva nulla di quello che accadeva al figlio, ora ex fidanzato che dice: "Devo ancora metabolizzare la notizia". Qualcuno lo definisce “il fidanzatino”. Però, per favore: diamo il peso alle parole. Dice ancora: “Vorrei che il primo figlio, nato il 12 maggio 2023, si chiamasse Domenico, perché è il nome del mio migliore amico. Il secondo, invece, Angelo. Perché grazie a questo bimbo, ritrovato per primo sotto la terra del giardino abbiamo scoperto tutto questo orrore. È il nostro angelo”: Certo: la colpa è della madre. Indiscusso. Ma il “fidanzatino” aveva rapporti sessuali evidentemente non protetti con una donna. Era certo che “ci pensasse lei?”. Chi glielo assicurava? Se ci avesse pensato lui con i preservativi sarebbe stato meglio. Quei due “angioletti” non ci sarebbero stati e Chiara Petrolini non avrebbe dovuto/potuto/voluto ucciderli. Oggi gli uomini devono rendersi conto che non viviamo più “nell’età della pietra”. Riprodursi era l'atto più naturale e privo di necessità razionali che esistesse. E nessuno, tanto meno i primi ominidi, sapeva di essere genitori. Ci volle tempo perché si scoprisse il legame tra rapporto sessuale e procreazione in quanto tra il concepimento e il parto c’era un lungo lasso di tempo e non si evidenziava una loro qualsiasi relazione. Per millenni, quindi, gli esseri umani non seppero che fosse il maschio a fecondare la donna, la quale sembrava dunque essere l'unica titolare della capacità di procreare. L'uomo era meritevole nel provvedere al nutrimento e alla difesa del gruppo, però era la donna che metteva al mondo nuove creature per cui occupava un ruolo di primaria, indiscussa importanza. Quasi una divinità, come testimoniano le statuine che la ritraggono: grosse mammelle, grosso ventre come la Venere di Hohle Fels, la statuina paleolitica scolpita nell’avorio di un mammut, lunga appena sei centimetri, ritrovata nella grotta di Hohle Fels, nei pressi di Schelklingen, in Germania, nel 2008, che risale a 35.000 anni fa, agli inizi del periodo Aurignaziano. In media, una donna nel Neolitico metteva al mondo tra gli otto e i dieci figli. Non stupisce: l’hanno fatto per secoli successivi molte donne, anche nostre nonne e in qualsiasi ruolo: Maria Carolina d’Asburgo Lorena, moglie di Ferdinando IV di Napoli, III di Sicilia, nell’arco di ventuno anni diede alla luce diciotto figli. Col primo aveva vent’anni. In Italia viviamo il calo delle nascite e l’aumento dei morti. Siamo al minimo storico, secondo Istat, dopo il 1860. Ma oggi non siamo più considerate divinità. E le donne sono cambiate. Esistono specie, come i polpi, i quali, sebbene siano molto intelligenti e dotati di superpoteri come cambiare colore e rigenerare gli arti, subiscono (se femmine) una morte tragica: dopo avere deposto una covata di uova, smettono di mangiare e deperiscono a tal punto che quando le uova si schiudono, sono già morte. Quindi per gli infanticidi non possiamo accusarci di essere “animali”. Non offendiamoli. Dal 1978, in base alla legge 194 in Italia la donna può richiedere l'interruzione volontaria di gravidanza entro i primi novanta giorni di gestazione per motivi di salute, economici, sociali o familiari. Questo intervento è regolato dalla Legge 194/78, che descrive con chiarezza le procedure da seguire in caso di richiesta di interruzione di gravidanza. 5,8 aborti volontari ogni 1.000 donne in Italia nel 2021. Con 182 procedure di aborto medico ogni 1000 nati, l'Italia ha uno dei tassi di aborto più bassi d’Europa. La legge dovrebbe garantire libero accesso all’aborto chirurgico o farmacologico, benché in Italia esistano tanti e indicativi vincoli e limitazioni, come per esempio l’alto numero di obiettori di coscienza tra ginecologi (media nazionale del 63%, con picchi dell’80% in alcune regioni), medici di base e farmacisti. Ci si mette anche il Papa: Aborto: 'I medici che lo praticano sono dei sicari”. Fortunatamente apre sulla pillola, “Un'altra cosa sono gli anticoncezionali”, per i qiali, ai miei tempi (sono del1949), occorreva confessarsi. La legge 194, in ogni caso individua nella donna l'unica titolare del diritto all'interruzione volontaria della gravidanza Domanda: "Il padre può opporsi al diritto della madre di abortire?" Risposta: "La scelta ultima di abortire resta, nel nostro ordinamento, una prerogativa della donna, senza che a essa il padre del concepito possa opporsi. Ecco una ragione in più perché l’uomo, il maschio, si renda responsabile nel rapporto. Se non vuole figli, si deve assicurare lui stesso per non averne. Se li vuole, deve essere certo che la propria compagna sia d’accordo. Così da non trovarsi il “vedovo” (non esiste in italiano una parola per definire chi ha perso un figlio),o l’orfano di due bambini seppelliti in un giardino o di una bimba di diciotto mesi lasciata morire di fame e di sete. Forse le mamme dei figli maschi devono educarli in merito. Veniamo a quelli che non nascono: In altri paesi la legge sull’aborto consente l’interruzione volontaria di gravidanza anche oltre le 12 settimane. Per esempio: Austria, Aborto fino a 14 settimane Francia: Aborto fino a 14 settimane; Spagna, Aborto fino a 22 settimane; Olanda, Aborto fino a 23 settimane; Inghilterra, Aborto fino a 24 settimane; Romania,Aborto fino a 14 settimane; Svezia; Aborto fino a 18 settimane. È utile ricordare che un feto è definito “a termine” quello il cui parto avviene tra le 37 e le 41 settimane. Pretermine (o parto prematuro) quella in cui il parto avviene prima delle 37 settimane. Estremamente pretermine, prima della 28^ settimana di gestazione. Tanti bambini pretermine nascono e vivono una vita normale. Leggo: “Otto anni fa da oggi è nato Iver. Mia moglie, Robyn, il cui cervello aveva smesso di funzionare, ma il cui corpo e il cui cuore avevano tenuto in vita Iver per le settimane 22-28 della sua gravidanza, sarebbe stata staccata dal supporto vitale. Le 5 ore tra l'incontro con Iver e il momento di addio a Robyn sono stati i momenti più difficili della mia vita. Ho perso mia moglie, ma mi è stato dato il dono di diventare padre del mio piccolo uomo miracoloso. Iver è nato con un peso di 2 libbre e 13 once (un chilo e 277), e abbiamo trascorso le successive 12 settimane in TIN prima che tornassi a casa con lui. Oggi ha 8 anni. È incredibilmente intelligente, divertente, premuroso, estroverso, amorevole, premuroso, avventuroso e gentile. Sono grato per ogni giorno trascorso con questo meraviglioso bambino e per il dono di essere suo padre. Buon compleanno, Iver.” Meditate maschi, meditate. Bianca Fasano, giornalista e scrittrice.

 
 
 
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