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Creato da mondodonna_2008 il 07/08/2008

Mondodonna

tutto quanto riguardi le donne

 

PER NON DIMENTICARE EMANUELA ORLANDI

Post n°781 pubblicato il 27 Marzo 2025 da mondodonna_2008
 
Foto di mondodonna_2008

LA SOTTILE LINEA BIANCA. PER NON DIMENTICARE EMANUELA ORLANDI E CHIEDERE, ASSIEME A PIETRO ORLANDI CHE VENGA FATTA CHIAREZZA PERCHÉ LA MANCATA CHIEREZZA NON AIUTA NESSUNO. I FATTI: Il 22 giugno 1983, dopo essere andata a lezione di musica, la quindicenne Emanuela Orlandi scompare misteriosamente in pieno centro a Roma. Emanuela Orlandi viveva nello Stato della Città del Vaticano con la sua famiglia, infatti suo padre, Ercole, lavorava come commesso della Prefettura della casa pontificia. Come è scomparsa Emanuela Orlandi? Emanuela lasciò il Vaticano da Porta Sant'Anna, prese l'autobus 64 e scese in Corso Vittorio Emanuele II. Frequentava da anni l'Accademia di Musica "Tommaso Ludovico da Victoria", che aveva sede nel Palazzo di Sant'Apollinare, nell'omonima piazza a poca distanza da Palazzo Madama. Non fu mai ritrovata. (occorre ricordare altri casi di ragazze scomparse a Roma: Il 7 maggio 1983 scomparve Mirella Gregori, una ragazza italiana di 15 anni. Il suo caso fu collegato a quello di Emanuela Orlandi, ma le indagini dimostrarono che i due casi non erano correlati). Oggi, a quarantadue anni di distanza, non ne sappiamo niente di più. Sulla vicenda si è scritto e detto di tutto: Emanuela rapita per essere scambiata col terrorista turco Alì Agča, che l’anno prima in piazza San Pietro aveva sparato a Giovanni Paolo II ferendolo gravemente; Allo scopo di ricattare il papa, fortemente schierato contro i sovietici; sequestrata dalla Banda della Magliana o per farsi restituire i soldi prestati allo IOR o per fare un piacere a qualche pezzo grosso del Vaticano, forse lo stesso pontefice; e ancora, Emanuela vittima di un sistema pedofilo interno al Vaticano. Comunque si deve fare un collegamento con il messaggio verbale - telefonata, anonimo/a che condusse al ritrovamento del corpo di Renatino De Pedis nella cripta della Basilica di Sant'Apollinare e del "favore" che detto Renatino - secondo il messaggio - fece al Cardinal Poletti. Renatino era lo pseudonimo di Enrico De Pedis, uno dei capi della Magliana. Purtroppo quel ritrovamento "certificò" il legame tra la Chiesa e la ciminalità organizzata. La telefonata fu fatta nel 2005 e la tomba, come ricorda Pietro Orlandi, aperta soltanto nel 2012 a causa di quello che lui definisce "un tira e molla tra la Procura e il Vaticano" su chi dovesse aprirla. Una delle teorie, che conduce al rapimento di Emanuela Orlandi si riferisce ad una sorta di ricatto (di cui non spiego qui le motivazioni), fatto dalla criminalità organizzata alla Chiesa in riferimento al crack del Banco Ambrosiano. BiFasano

 
 
 

OTTO MARZO 2025

Post n°780 pubblicato il 08 Marzo 2025 da mondodonna_2008
 
Foto di mondodonna_2008

Ho visto strappare rami di mimose,/nelle campagne/per rivenderle ai mercati e sulla via./ Ho visto strappare cuori/ dal petto delle donne/ per sanare l’orgoglio di maschio./

Ho visto donne velate/ che trovavano giusto scomparire/ sotto mantelli neri. Ho visto donne/ sfregiate nel volto/ e nella mente/ che non possono più/ tornare come ieri.

Ho visto uomini/ acquistare mazzetti gialli,/ senza neanche sapere/ cos’è l’otto marzo.

Ho visto giudici decretare/ che non v’è stato stupro/ se la donna portava i jeans/ e padri rivendicare/ l’onore delle figlie/ col coltello,/ sotto gli occhi delle madri,/ se non ubbidivano alla famiglia.

Ho visto piccoli cuori di sesso/ tagliuzzati con lame e conchiglie/ anche sotto il tetto dell’Europa/ in nome di tradizioni false.

Per cui/non offriteci mimose uomini/ e per favore:

/“Smettete di farci la festa”/

ogni giorno che Dio manda in terra.

Bianca Fasano. Pensieri sull’otto marzo e sulle mimose.

 
 
 

Napoli. Bianca Fasano: un’autrice partita con gli editori, passata per il self Publishing e divenuta una autorevole Youtuber.

Post n°779 pubblicato il 30 Dicembre 2024 da mondodonna_2008
 
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Chi sono gli Youtuber? Persone che realizzano e diffondono video concernenti un argomento specifico, o in alcuni casi a macro aree tematiche. Può sembrare già “strano” che una giornalista/scrittrice, iscritta all’albo del 1980, dopo avere pubblicato i primi libri con editori (anche autorevoli, come il sottoscritto), avere lavorato con giornali cartacei quali Il Mattino, Il Roma, Cronache e altri, decida di lanciarsi nel self Publishing e nell’articolismo sul web. Partita con un’Olivetti Lettera trentacinque, passata nel tempo ai P.C. mentre molti colleghi vicini per età guardano con scetticismo alle nuove metodiche, la Fasano sembra trovare logico correre con il mondo che muta a tal punto, da realizzare più di un canale You Tube, inserendovi l’Accademia dei Parmenidei da lei fondata nel 1995 e scegliendo di incentrare il proprio canale di volta in volta su qualsiasi argomento possa incuriosire la sua mai spenta grinta di giornalismo: arte, storia, società, moda, musica, viaggi, scacchistica, intrattenimento e quant’altro. È stata lei stessa a ricordare come, da insegnante, fossero i suoi allievi a spingerla verso i canali You Tube e come con i suoi siti Web trovasse modo di colloquiare con i giovani inserendovi argomenti utili per il programma di studio che andava, di volta in volta, realizzando. Le abbiamo chiesto: D) Ci si spiega perché lei, una scrittrice e giornalista, che giunge dal passato di pubblicazioni cartacee, é divenuta un’assertrice degli ebook e del self Publishing? Ci ha risposto: R) Sognando il grande editore. É il nome che ho dato ad una mia pagina Facebook. Volevo tentare di rispondere alla domanda: “É vero che il denaro si fa sui sogni degli altri?” Nel vastissimo entroterra di quanti amano scrivere e sono “figli di un dio minore” accade di tutto e tutti vogliono guadagnare su di lui. Sarebbe bello se gli editori volessero/potessero – davvero – farlo sulle vendite del libro che l’autore produce e sarebbe anche l’unica, autentica, possibilità di successo. Possiamo sognare, dunque, “Il grande editore” Quello che s’innamora dei tuoi libri e si carica di tutte le responsabilità economiche, di diffusione, di vendita. Le case editrici piccole e medie, anche serie, faticano a restare a galla e vien fatto di chiedersi: “Se avessi davvero tanti soldi, ma tanti, da potermi permettere tutte le pubblicità possibili, potrei pagarmi un “grande editore”? Ed oggi la ritroviamo Youtuber. Occorre dire che è riuscita a trovare un suo spazio in un settore vastissimo, dove è più facile essere seguiti trattando argomenti scabrosi e raccontando fatti improbabili che aprire un canale all'interno del sito web di condivisione video per poi trasmettere e mostrare a tutti le proprie passioni sotto forma di video. Appare evidente che, anche se tutti possono aprirsi un canale su YouTube, non tutti certamente possono raggiungere una certa popolarità. Le abbiamo chiesto: D) Come mai ha effettuato questa scelta? R): La considero una ramificazione ulteriore del mio desiderio di creare. Dipingo, scrivo libri, ho diretto emittenti e giornali, m’interesso di molte cose e scrivo articoli, creare filmati è stata una conseguenza anche per portare in luce eventi che neanche mi riguardavano direttamente, come presentazioni di libri, mostre di pittura di colleghi ed amici ed argomenti che ritenevo importanti per la società in cui viviamo. Naturalmente non riconosco il mio operato di Youtuber come un lavoro vero e proprio, anche se persino la Treccani ne riconosce l'importanza, definendo questa figura come “persona, di solito giovane, iscritta alla comunità del sito di condivisione YouTube, che carica video originali in cui si esibisce in una sorta di spettacolo personale… Io decisamente non sono giovane e neanche ho un guadagno economico creando i miei filmati.” Riconosciamo che Youtube è una piattaforma web di videosharing, finalizzata alla condivisione di video, ossia un social network, per cui anche di un mezzo di comunicazione, utilizzato in tutto il mondo per visualizzare video di ogni tipo: canzoni, tutorial, film, cartoni animati e tanto altro. Sappiamo che la tipologia di video è legata al target, ai trend del momento e all’argomento. In effetti, molti sono convinti che ci si guadagni. La Fasano “ci guadagna?” Lei risponde in merito: R) No. Guadagnare in quest’attività è complesso e neanche ci spero. Però, io scrivo libri e, avendo ottenuto la condivisione dei mie testi, che trattano di grafologia, saggistica, storia, letteratura, poesia ed altro, attraverso il self Publishing, ho però bisogno di pubblicità. Mi ritengo una Self-made Woman per cui, tenuto conto che You Tube è uno strumento dalle mille potenzialità, attraverso il quale è possibile informare, intrattenere, divertire o far riflettere, trovo modo di presentarmi e presentare anche i miei libri”. Sembra una risposta valida, anche se occorre tuttavia sottolineare che per monetizzare la propria passione per i video è necessario che l’argomento scelto abbia un’audience discretamente ampio per ciò che concerne l’interesse. Ci chiediamo quali siano gli argomenti scelti dalla Fasano. Chiarisce: R): M’interesso di tutto e passo ad altri le questioni che mi attraggono. Nulla di strano se, vivendo al Vomero, Napoli, “scossa” dalle scosse telluriche che provengono dall’area dei Campi Flegrei, abbia pubblicato il filmato: “Scosse telluriche, supervulcano e campi flegrei: quanto dobbiamo preoccuparci?”. Ho ricevuto circa 5.000 visualizzazioni. Ma ho trattato anche argomenti storici: “L'imperatore Adriano, il suo amore per Antinoo e la sua Villa di Tivoli.” con 26.394 visualizzazioni. Chiaramente non tutti i miei filmati sono seguiti allo stesso modo e il numero dei miei iscritti cresce lentamente. Uno dei miei ultimi filmati riguarda l'omicidio/suicidio di Rodolfo d'Asburgo Lorena. Per questo filmato ho ricevuto 780 visualizzazioni e un bel numero di nuovi iscritti”. In effetti lo Youtuber è colui il quale realizza e diffonde video relativi ad un argomento specifico, o in alcuni casi a macro aree tematiche. Nessuno lo obbliga ad incentrare il proprio canale su di un tema specifico e non esiste una limitazione in merito, a patto che il profilo abbia una buona conoscenza dell’argomento trattato. Auguriamo alla nostra autrice di riuscire ad ottenere una posizione tale da essere riconosciuta per le sue variegate conoscenze. Ciro Riemma editore.

 
 
 

Claudio Elliott, autore per ragazzi

Post n°778 pubblicato il 15 Novembre 2024 da mondodonna_2008
 
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Claudio Elliott, autore per ragazzi, il suo dialogo con la giovinezza passa per l'insegnamento. Claudio Elliott, nato a Griffith in Australia, ha studiato presso Federico II Napoli, laureandosi nel 1972. Già docente di lettere alle scuole medie è scrittore per ragazzi con diverse case editrici del settore scolastico, tra cui Salani - Le Monnier, Raffaello, La Medusa e Medusa . Ha vissuto a Firenze e Napoli e attualmente vive e insegna lettere a Potenza, benché di tanto in tanto emigri in istituzioni scolastiche poste in varie città italiane da cui è invitato per incontrare i suoi giovani lettori. Personalmente, l’ho conosciuto proprio a Napoli, in quella bella età in cui l’amicizia, quando nasce, non si spegne neanche col tempo e la lontananza. Riscontravo in lui intelligenza, spirito critico e ironico, che all’epoca ritrovavo in alcuni autori inglesi e/o americani, quali: Oscar Wild, Ken Follett, Stephen King ed Ernest Hemingway e altri ed ho rilevato poi, nella sua letteratura. Scrivere libri per l’infanzia e i ragazzi non è facile ed evidentemente tale scrittura gli si confà, altrimenti non avrebbe trovato spazio con due o tre editori fissi, che hanno pubblicato “sulla fiducia”, dopo che il primo lavoro, "Game over", ha avuto risonanza tale da attirare l’attenzione di un’editor della casa editrice Le Monnier, la quale, complimentandosi, si propose di seguire l'editing del romanzo, con l’intenzione di leggerne altri. Questa la motivazione per cui Claudio Elliott ha tre romanzi con Le Monnier. A seguito dell’incipit di carriera, che gli ha procurato un curriculum prestigioso, dopo i primi incontri in alcune scuole, è stato contattato da altri editori (Raffaello e La Medusa, molto presenti nelle scuole). Le vendite dei suoi lavori gli danno soddisfazione e gli si sono prospettati anche incontri on line, sia in Italia sia all’estero, allo scopo di presentarli. Il nostro romanziere ha precisato che, dopo la pandemia, le cose sono un po' cambiate: si legge meno e si vende di meno. Questo ho potuto costatarlo anch’io con i miei libri. Ho faticato a trovare immagini che lo ritraggono perché, come ci ha confidato, non ama farsi fotografare, però ho rubato alcune sue immagini anche con il suo pubblico preferito: i giovanissimi. É un dato certo che il settore della letteratura per l’infanzia e i ragazzi, nonostante le difficoltà e la crisi degli ultimi anni, abbia resistito e si ponga come motore trainante della produzione libraria. Claudio Elliott vi si è inserito con intelligenza rendendosi conto che i racconti e le storie per bambini e giovani lettori hanno subito un’evoluzione incredibile, circa dagli anni ’80 del secolo scorso. Ha avuto anche un’esperienza con una sua casa editrice: il Salice. Sono tanti gli scrittori che si sono inseriti in questo percorso, tra cui alcuni motivati e capaci, altri mossi piuttosto dall’idea che scrivere per giovani e giovanissimi fosse più facile, meno impegnativo e, convinti che il pubblico di riferimento, data l’età, fosse più accondiscendente. Invece scrivere per bambini e ragazzi non è per niente semplice. Il nostro autore si è reso conto che la scrittura per i più piccoli è un mondo a parte, e richiede anche competenze e studi di approfondimento particolari per cui si é applicato anche alla conoscenza dell’evoluzione del genere della fiaba. Certamente ha compreso che la scrittura per bambini ha regole rigide e che la sua struttura è molto importante per cui studiare la fiaba fornisce elementi utili. Elliott sapeva che, decidendo di scrivere libri per ragazzi – o per bambini – stava scegliendo di rivolgersi a un pubblico molto particolare che lui conosceva a fondo, giacché insegnante proprio con i giovani delle scuole medie. Ha compreso che i gusti, le abitudini, il linguaggio e persino la vita, sono molto cambiati rispetto alla nostra infanzia e persino a quella dei nostri figli. Difatti i bambini moderni hanno un immaginario diverso da quello che è appartenuto ai loro genitori e a noi che apparteniamo alla generazione dei nonni. Senz’altro un autore per ragazzi deve formarsi attraverso corsi, letture e approfondimenti, allo scopo di affinare le basi tecniche della scrittura in senso lato e di quella per bambini in particolare, e il nostro autore ha anche il merito di essere molto motivato. Credo che abbia una sorta di vocazione alla scrittura per giovani e un’attitudine specifica nei confronti del mondo dell’infanzia, per cui lo sente vicino emotivamente e soprattutto, lo ha frequentato da insegnante e ancora lo frequenta, ogni volta che è invitato a leggere uno dei suoi lavori nelle scuole. Ritengo inoltre che sappia ascoltare come parlano i ragazzi, osservare come si muovono, su che cosa s’interrogano, che cosa desiderano, giacché quello che scrive deve essere in grado di intercettare i loro gusti e curiosità. Il nostro autore ben conosce le opere letterarie di tutti i tempi e la padronanza con la lingua inglese gli avrà permesso di spaziare oltre gli autori italiani e oltre le modeste traduzioni degli autori americani e inglesi. Personalmente ho cominciato a leggere molto presto, assiduamente e avevo i miei amori, come Piccole donne (Little Women) che è il più famoso romanzo di Louisa May Alcott, o I tre moschettieri, di Alexandre Dumas, e certamente non avrà ignorato, ad esempio, autori come Gianni Rodari, Roald Dahl o la Pippi Calzelunghe di Astrid Lindgren e Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll. Che sono tra i classici della letteratura per l’infanzia. occorre non dimenticare che i libri per bambini e ragazzi si sono trasformati nel corso del tempo, sono cambiati i contenuti, i formati, le vesti grafiche, il linguaggio. La conoscenza delle novità editoriali nazionali e straniere è fondamentale per chi intende cimentarsi in quest’ambito. Neanche è facile colpire nel segno, poiché i bambini o le bambine di 4-5 anni sono molto diversi da quelli di 8 o 9 anni, anche se sono pochi gli anni che li separano. Gli studiosi di psicologia infantile ci fanno comprendere che in quei pochi anni che li distanziano, a quell’età, si verifica una trasformazione profonda in termini di autonomia, competenze e proprietà linguistiche. Di tutto questo Claudio Elliott dimostra di avere una grande padronanza. Basta leggere i suoi lavori per capirlo. Innanzi tutto costruisce bene i personaggi. Protagonisti cui i ragazzi si affezionano, in cui s’identificano, e sono lieti di rincontrarli. Elliott dimostra di avere la padronanza delle tecniche narrative, di essere in grado di proporre anche problematiche complesse del mondo d’oggi, e conduce un lavoro attento sulla forma. Le sue storie sono originali e lui sembra ben capace di risvegliare, nello scrivere, la sua parte giovane, dell’infanzia che ancora dimora in lui, cosa di cui ci si rende capaci soltanto quando si padroneggia l’immaginario, il fantastico in cui anche noi adulti di tanto in tanto amiamo fare ritorno. TITOLI E TEMATICHE Game over (2001, ed. Le Monnier, Firenze); I-II media (videogiochi) Le due vite di Aya (2001, ed. Le Monnier, Firenze); I-II media (civiltà precolombiane); Quattro parole dal passato (2003, Medusa editrice, Napoli); I-II media (caccia alle streghe, medioevo); Il tesoro dei briganti (2004, Medusa editrice, Napoli); III media- biennio sup. (brigantaggio); Giovanna d’Arco: i lupi e il vento (2005, Medusa editrice, Napoli); I-II media; L’ultimo canto del faraone (2007, Le Monnier, Firenze); I media (Tutankhamon); Birillo alla scoperta del mondo (2005, Edizioni Il Rubino, Napoli); I media (fantasia); Mistero a New York (pseudonimo Alexander Moore) (2005, Edizioni Il Rubino, Napoli); III media; La poliziotta bionda e con gli occhiali (2005, La Medusa editrice, Marsala, Trapani); II – III media (fantasia); Il barcone della speranza – immigrazione clandestina - (2006, Raffaello editrice, Ancona); III media e biennio superiori; Storia dell’iceberg che affondò il Titanic – album illustrato (Lavieri, Caserta, 2006); La Grande Caccia al Dinosauro Viola (2007, La Medusa edit, Marsala, TP) I media, (fantasia); I Giorni della Tartaruga - disagio giovanile e bullismo- (2009, Raffaello editrice, Ancona) III media e biennio superiori; Il mistero del manoscritto scomparso (2010, La Medusa editrice, Marsala, TP) I – II media (la ricerca del manoscritto della Divina Commedia, periodo mediceo); Agguato nel buio (illustrato, per bambini) (2011, Ardea editrice, Napoli) (fantasia); L’Eneide, riduzione per ragazzi (illustrata) (2011, Raffaello editrice, Ancona) I media ed elementari; Il mistero corre su Internet (2012, La Medusa editrice, Marsala, TP) I-II-III media Cleopatra, la Regina delle Regine (biografia illustrata per bambini) (2012, Raffaello editrice, Ancona) I media ed elementari; Mia sorella è cambiata – una storia di anoressia- (2013, La Medusa editrice, Marsala, TP) III media e biennio superiori; Il mistero della leggenda perduta (2015, La Medusa ed., Marsala) III media – biennio superiori (La scomparsa del monaciello, personaggio del folklore meridionale); La canzone del bosco ferito (2016, La Medusa, Marsala) (Ambiente); Il torrente e il drago (2017, La Medusa, Marsala) (Ambiente); Nel mezzo del cammin (La Divina Commedia per ragazzi) (2017, Raffaello); L’isola di plastica (2019, La Medusa, Marsala) (Ambiente); Il guardiano delle nuvole (2022, La Medusa, Marsala) (Ambiente) Storie e controstorie (2022, Edigrafema, Matera): la storia di una ragazzina che porta per mano il lettore attraverso i racconti, quasi un manuale di scrittura. Bianca Fasano,giornalista e scrittrice. nota: Medusa e La Medusa sono editori diversi, la prima è di Napoli, la seconda è di Marsala; per quest’ultima Claudio Elliott dirige la collana Focus Attualità e la collana Storia & Mistero)

 
 
 

Quando compriamo le uova, non facciamo i polli!

Post n°777 pubblicato il 02 Novembre 2024 da mondodonna_2008
 
Foto di mondodonna_2008

Quando compriamo le uova, non facciamo i polli! La scelta dell’acquisto influisce sulla salute delle galline e sulla nostra. Se non tutti gli acquirenti, una buona percentuale, specialmente in questi inquietanti periodi di magra economica, sceglie i prodotti in base ai costi. Sbagliato. Specialmente quando la nostra attenzione si sposta sulle uova, che spesso rientrano tra gli ingredienti di saporite pietanze o più semplicemente finiscono in frittata, uova al tegamino, strapazzate o “a occhio di bue”. Di questi tempi complessi, laddove l’essere umano si divide tra l’imperativo di fare del male al suo simile direttamente o indirettamente e il nascere di una coscienza nei confronti degli animali, amati sino al parossismo o, invece, calpestati e/o malamente uccisi nei macelli di carne bovina, suina, equina, oppure “bianca”.Ricordiamo che la carne di pollo è considerata bianca a “merito” di una distinzione tra carni bianche, rosse e nere, che disegna una classificazione affatto scientifica, secondo la quale il colore del tessuto muscolare "dovrebbe" riflettere l'entità del tessuto adiposo. Ma torniamo a noi: c’è un tipo di scelta alimentare che si ripercuote di meno sulla salute dei poveri animali da noi considerati “da macello”, ossia quella di cibarsi dei loro prodotti, piuttosto che di essi stessi, ossia latte, lattiero - casearii, miele e uova. Non è necessario divenire del tutto vegetariani o vegani per ridurre le sofferenze dei poveri animali da macello che sono tanti, troppi e anche in malo modo, affrettatamente uccisi, perché l’essere umano, in alcune parti del mondo, ne richiede quantità enormi. In altri c’è invece carenza di cibo e persino di acqua. Ma questa è un’altra storia. Torniamo ai polli e alle uova. Quelle che troviamo confezionate sui banchi del supermercato e ci fanno andare con la fantasia alle gallinelle piene di salute che scorazzano sul davanti di allegre fattorie, sono invece, nella maggioranza delle volte, prodotte dal dolore subito dalle galline negli allevamenti intensivi. L’indifferenza con cui scegliamo la tipologia delle uova da portare a casa, o, più spesso, la direzione verso quelle dei cartoni che costano meno, può fare la differenza. Anche se non è facile rendercene conto, ciascuno di noi, parafrasando Totò, dovrebbe pensare: “È la somma che fa il totale”, per cui cominciare a fare la differenza. Ognuno di noi ha, difatti, il potere di ridurre gradualmente e giungere nel tempo a porre la fine di questo sistema che violenta gli animali e, anche se non ce ne rendiamo conto, ci conduce a nutrirci di sostanze sempre più inquinate e meno naturali e salutari. Restando sulle uova: vi siete mai chiesti perché una gallina le depone? Semplice: i polli, alcune quaglie, un bel numero di oche e anatre hanno tendenza naturale di volersi a tutti i costi riprodurre. Ragion per cui, anche senza la presenza di un maschio, le depongono durante tutto il periodo dell'anno. Per quanti hanno avuto la fortuna di avere un pollaio, grande o piccolo, la memoria fornisce felici quadretti di uova deposte da galline allegre, che le covano, per poi accudire pulcini di vario tipo e colore. Personalmente ho inseguito qualche furfantella che le andava a deporre di nascosto nei cespugli, per tema che gliele portassi via. Cancellate dalla mente quelle simpatiche immagini, quando vi ritrovate davanti ai banchi del supermercato. Se siamo presbiti, mettiamoci gli occhiali e cominciamo a leggere i segnali che ci permettono di riconoscere senza alcun dubbio la provenienza delle uova. Quando ingenuamente ci dedichiamo a leggere la dicitura sulla confezione possiamo trarci in inganno. Eccolo scritto chiaramente: ”Allevamento a terra”. Già immaginiamo felici gallinelle multicolori scorazzare per terreni beccando granone. Tuttavia questa dicitura trae in inganno: la ‘terra’ altro non è che la terra battuta che rappresenta il pavimento del capannone laddove luce del sole e aria pulita naturale non giunge mai e nel quale le galline sono così ammassate che non è possibile neanche vederla quella declamata terra. Come pensate possa essere salutare quell’uovo, comunque prodotto dall’organismo di una gallina, se quella bestia mangia male, vive male ed ha l’intero corpo, cervello compreso, avvelenato dalla sofferenza? Le uova con la dicitura “provenienti da allevamenti di galline allevate all'aperto”, vanno un tantino meglio, in quanto in questo caso prevedono che le galline siano in strutture come quelle allevate a terra, ma abbiano la possibilità di passare alcune ore della giornata all'esterno, quindi di avere accesso, almeno secondo quanto prevede la legge, all'aria aperta e alla luce, se non altro di tanto in tanto. Volendo capire qualcosa di più sulle uova, consiglio di armarsi di una lente d’ingrandimento, una volta portato a casa il prezioso alimento: basta guardare il codice impresso su ciascuna di esse. La prima cifra del codice è quella che ci dice da quale tipo di allevamento proviene l’uovo, ed è quella che dobbiamo guardare: '1’, allevamento all’aperto, ‘2’, allevamento a terra (che significa al chiuso, stipate nei capannoni) e ‘3’, allevamento in gabbia. Soltanto lo ‘0’ indica invece l’allevamento biologico. Parliamoci chiaro: l’obiettivo di chi vende questa merce chiamata ‘cibo’ è sempre quello di guadagnare di più, senza, ovviamente, chiedersi cosa ne pensino le povere galline e quale sia la salute che ne consegue, dell’acquirente, Cioè: NOI. Gli spot televisivi sono fatti per vendere, non per accrescere la capacità di distinguere di noi “polli”. Riflettiamo su quanti spot ci presentano bambini seguiti dai nonni nelle “fattorie di famiglia” correre ad accarezzare coniglietti e gallinelle con i loro piccoli, mostrandoci animali che sono rispettati e lasciati a nutrirsi liberi. Ve ne sono forse di quelli che mostrano la realtà delle gabbie in batteria, dei capannoni sovraffollati? Chiaramente no, questo perché la seconda e veritiera ipotesi confligge, da un punto di vista etico e salutistico, con quello che dovrebbe avvenire e quindi i produttori non vogliono mostrarci la realtà. Il tentativo é sempre quello di separare dagli occhi dell’acquirente la filiera produttiva, in altre parole tutto ciò che sta all’origine di quella, a prima vista inoffensiva, confezione sullo scaffale del supermercato. Non avrebbero di che vantarsi e noi potremmo soltanto rabbrividire al conoscere e al vedere quello che c’è all’origine dell’uovo meno caro. Giusto, parliamo del prezzo: con qualche veloce raffronto tra una confezione di uova ‘0’ e una di uova ‘3’ annoteremo una minima differenza di prezzo. Chiaramente le uova zero costano di più: è logico, sono più etiche, più genuine, più salutari e più naturali! Allora ci chiediamo: perché così pochi produttori si dedicano all’allevamento biologico? La risposta è duplice: a loro costa di più e noi “polli” ci lanciamo sulle uova che costano di meno. Pagare quei pochi centesimi in più per un uovo è il potere che abbiamo nelle nostre mani, tangibile, efficiente e funzionale per ottenere, ciascuno di noi, la possibilità di porre fine alla crudeltà legalizzata che permette agli “allevatori” di far soffrire, giorno dopo giorno, quelle povere bestie rinchiuse, cui non è dato e mai sarà data la possibilità di vedere schiudere anche soltanto uno di quelle uova che ogni giorno sfornano soffrendo. Pagare quel centesimo di più vuole dire che ci schieriamo, senza rischio di essere fraintesi, dalla parte di chi si rifiuta di alimentare un mercato altamente indecente. Cambiare il mondo? Un piccolo passo alla volta si può perché acquistando solamente uova di tipo ‘0’ diamo un realistico segnale al mercato, che si vedrà costretto a orientare la produzione verso sistemi eticamente più accettabili di quelli attualmente utilizzati. Salviamo la nostra pancia e in contemporanea milioni di galline da una vita di sofferenza. Volete i numeri? Mi risulta che in questo periodo in Italia siano ben quaranta milioni le galline che sono allevate nei terribili sistemi in batteria! Immaginate per un momento se questa “sveglia” funzionasse e i produttori di uova sfornate da galline sofferenti vedessero che la loro merce resta invenduta su tanti, molto banchi del supermercato. Che frittatona sarebbe per loro! Che segnale per comprendere che i tempi sono cambiati e noi consumatori siamo diventati aquile dall’occhio vigile e non più, come a loro fa comodo, polli di batteria. Bianca Fasano, giornalista e scrittrice.

 
 
 
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