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Le principali teorie ... Ultima puntata


Ecco le ultime tre teorie... ma sarranno effettivamente le ultime?Il principio vitaleIn questa teoria, il carattere propizio alla vita dell'universo deriva da una legge o principio di vasto respiro che costringe l'universo/multiverso a evolvere verso la vita e la mente. La teoria ha il vantaggio di «prendere sul serio la vita», non trattandola né come una bella sorpresa completamente priva di spiegazione, come accade nell"universo assurdo" e nell' "universo unico", né come un mezzo di selezione puramente passivo, come accade nel "multiverso". Essa evita la sensazione di «intrigo» che si avverte nel "progetto intelligente", sostituendo a un dio manipolatore (naturale o soprannaturale) un principio finalistico più sottile. In breve, introduce la finalità nei meccanismi del cosmo a un livello fondamentale (invece che accidentale), senza postulare un agente preesistente privo di spiegazione che immetta la finalità in modo miracoloso.
Lo svantaggio è che la teleologia rappresenta una rottura decisiva con la tradizione del pensiero scientifico, nella quale l'evoluzione orientata da un fine o comunque direzionale è messa al bando come antiscientifica. I critici domandano come fa l'universo a «essere a conoscenza» della vita per predisporne la successiva comparsa. Ciò solleva il problema della causalità, sia nel senso di come far rientrare un principio vitale aggiuntivo in un sistema di leggi fisiche che si suppone già svolga il compito di spiegare tutto, sia anche nel senso della stranezza della causazione a ritroso nel tempo o di qualsiasi cosa che vada a ritroso nel tempo. Gli scienziati atei, poi, considerano qualunque accenno a principi direzionali come un pretesto per reintrodurre surrettiziamente nella scienza la guida della mano di Dio, anche se si tratta di un Dio ben lontano da quello della tradizione monoteista. Tra i problemi connessi al principio vitale c'è anche il fatto che esso individua la vita e la mente come lo «scopo» dell' evoluzione cosmica, senza spiegare perché. Si potrebbe altrettanto legittimamente individuare qualsiasi stato complesso e caratteristico della materia e inscriverne la comparsa in un principio teleologico. Quindi il principio vitale stesso deve semplicemente essere accettato come un fatto bruto esistente, accanto alle leggi della fisica, senza alcuna spiegazione. Questa obiezione può essere facilmente eliminata se si combina un principio teleologico con il multiverso, perché soltanto universi con principi vitali incorporati nelle loro leggi hanno una possibilità di essere osservati. Ma fare appello al multiverso significa semplicemente sostituire il problema dell' origine del principio vitale con quello dell' origine del multiverso.L'universo autoesplicativoTutte le opzioni precedenti si scontrano con il problema della colonna di tartarughe (vedi post n. 4), a eccezione delluniverso unico, della versione di Tegmark del multiverso (tutti i mondi sono possibili) e della tesi dell' esistenza di un Dio necessario. Si deve accettare come dato qualcosa di inspiegato e su quella base su misura si deve poi costruire il resto del sistema esplicativo. Una maniera per evitare questa insidia è fare appello a un circolo chiuso esplicativo o causale. In tal modo l'universo (o il multiverso: la cosa funziona a entrambi i livelli) spiega sé stesso. Ci sono anche modelli che implicano circoli chiusi causali o causazione a ritroso nel tempo, in cui l'universo crea sé stesso. Il vantaggio di uno schema del genere è di essere autosufficiente e di evitare sia il regresso infinito della colonna di tartarughe sia l'atto di fede implicito nel ricorso a una supertartaruga levitante che sostiene tutte le altre.
Lo svantaggio è che continuiamo a non sapere perché questo universo - questo sistema che spiega sé stesso, che crea sé stesso - sia quello che esiste, a differenza di tutti gli altri sistemi autoesplicativi. Forse tutti i sistemi autoesplicativi esistono e soltanto quelli come il nostro vengono osservati perché sono compatibili con la vita: e questa è un'altra variante del multiverso. O, meglio ancora, forse l'esistenza non è qualcosa che viene conferito dall'esterno, allorché in una potenzialità viene «infusa la vita» a opera di qualche inesplicato agente infusore (cioè, di un generatore trascendente di esistenza), ma è anche qualcosa che si autoattiva. E' stato suggerito che solamente circoli chiusi co r nti capaci di comprendere sé stessi possono creare sé stessi, cosicché soltanto gli universi con (almeno il potenziale per) vita e mente esistono realmente.Il falso universo
Viviamo in una simulazione, e ciò che prendiamo per il mondo reale è uno spettacolo ingegnosamente realizzato di realtà virtuale. Questa è una variante dello scenario del Progettista intelligente, ma adattata all'era dell'informazione. La teoria gode degli stessi facili vantaggi del progetto intelligente ma ha il notevole inconveniente di insidiare la ricerca scientifica. Se l'universo è un inganno, perché preoccuparsi di capire come funziona?Liberamente tratto da "Una fortuna cosmica di Paul Davies"