Creato da orkelio il 20/05/2010

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dalla Canapa

Post n°222 pubblicato il 03 Novembre 2014 da orkelio
 

La casa non deve essere necessariamente costruita con mattoni, gesso, cemento e vernice. Il materiale da costruzione può crescere su un ettaro di terreno, essere facile da assemblare (basta conoscere il fai-da-te), ed emettere per l’intera costruzione solo 110 kg di carbonio per metro cubo. Come è possibile? Qual è questo materiale magico? La risposta è la canapa. Questa pianta è una delle più “ecologiche” dato che ha trovato un largo utilizzo in molti tipi di prodotti, ma di certo mai nella costruzione di un’abitazione.
Da circa un paio d’anni Klara Marosszeky stava studiando il modo di produrre un materiale da costruzione facilmente lavorabile basato sulla canapa australiana. A quel tempo stava concentrando il suo lavoro sulla tecnica della canapa “Hurd” – in cui il centro concide con il gambo – ma che si è rivelata troppo costosa a causa della separazione della guaina fibrosa dura del gambo, in un processo noto come decorticazione.
Ma ora sembra la signora Marosszeky abbia trovato la soluzione, usando l’intero gambo e mescolandolo con intonaco a calce per creare una base di canapa come materiale da costruzione in muratura. Intervistata da News Echo all’inizio di quest’anno, Klara Marosszeky ha osservato che l’utilizzo di una muratura di canapa per costruire significa anche che si utilizza un prodotto a bassa energia incorporata, perché non bisogna incastrarla come i mattoni. In questo modo potete costruire una casa in quattro giorni.

 

casa-di-canapa

La miscela canapa/calce viene poi pressata in modo da formare uno strato che assomiglia ad una struttura a graticcio, simile ad un gazebo. Quando si indurisce diventa un supporto solido, traspirante e isolante da utilizzare come una vera e propria parete in muratura. Al fine di promuovere questa forma di materiale da costruzione Klara ha collaborato con Paul Benhaim per la redazione di un e-book chiamato Costruire una casa di canapa.
Klara e Paul hanno ora in programma di eseguire una serie di seminari sul tema, partendo con tappe in tutta l’Australia, per poi sbarcare anche in America nel 2011. Non sono previste per ora visite in Europa. Se quest’idea dovesse prender piede, otterremmo due risultati: costruire case solide in molto meno tempo, e dunque costando anche infinitamente meno, ma soprattutto riusciremmo a costruire abitazioni con materiali molto meno inquinanti di quelli che conosciamo oggi.

 
 
 

L'inaspettato beneficio del cioccolato

Post n°221 pubblicato il 02 Novembre 2014 da orkelio
 
Tag: cacao

  Il cacao, definito dai Maya "cibo degli Dei", oltre ad essere un frutto straordinariamente gustoso, ha anche un potere antiossidante tra i più elevati in assoluto: è più potente di una mela (un ottimo antiossidante) di circa 19 volte. Energetico,stimolante e dalle virtù antidepressive, oggi scopriamo anche che i flavonoli, composti naturali abbondanti nel cacao, aiutano a far fronte alla perdita di memoria.

L'IMPORTANZA DEI FLAVONOLI
Lo studio, condotto dalla Columbia University di New York e successivamente pubblicato sulla rivista Nature Neuroscience, dimostra come i flavonoli estratti dalla fave di cacao possanomigliorare la funzionalità del "giro dentato", una parte del cervello (l'ippocampo) implicata nella conservazione dei ricordi. Sono stati coinvolti 37 volontari tra i 50 e i 69 anni, tutti in buono stato di salute. Ad una parte di loro è stata assegnata un'alimentazione ad alto contenuto di flavonoli (900 milligrammi al giorno tramite una bevanda a base di cacao) mentre i restanti hanno seguito una dieta a basso contenuto di flavonoli (10 milligrammi al giorno). I partecipanti sono stati sottoposti a test (sia prima che dopo la dieta, durata 3 mesi) per valutare un tipo di memoria controllata dal giro dentato e per misurare il metabolismo di questa struttura cerebrale.

MIGLIORA LA CONSERVAZIONE DEI RICORDI
Ebbene Adam Brickman, uno dei ricercatori, ha reso noto come lo studio in questione abbia rilevato notevoli miglioramenti nel funzionamento del giro dentato in chi aveva consumato la bevanda ad alto contenuto di flavonoli. Ma c'è di più, come sottolinea Scott Small, responsabile della ricerca: "Se un partecipante aveva la memoria tipica di un sessantenne all'inizio dello studio, dopo 3 mesi la stessa persona aveva in media la memoria tipica di un trentenne o di un quarantenne”.

ATTENZIONE AL CIOCCOLATO "NORMALE"
Gli studiosi hanno però sottolineato come il cioccolato "normale" non sia purtroppo identico alla bevanda utilizzata nello studio e, di conseguenza, non sia possibile ottenere gli stessi miglioramenti dei partecipanti aumentando il consumo di questo dolce frutto. Un discorso che vale anche per altri prodotti ricchi di flavonoli come tè, uva, vino rosso e mele: il contenuto, difatti, può variare sensibilmente.

 

 
 
 

Cos'è la Leopolda?

Post n°220 pubblicato il 27 Ottobre 2014 da orkelio

Cos'è la Leopolda? "E' una convention politica che però non è politica"

Ma è anche "una corrente di pensiero senza un partito" e "un partito senza correnti interne". Da Veltoni a Renzi con una mano tesa verso Civati, tutto sul "grande evento" che da manifesto della rottamazione ha scalato la politica nazionale. Fino a prenderne le redini

La questione non sta nel fatto che è iniziata la Leopolda 5 o che Renzi tra il 2011 e il 2012 ha compreso che “la politica era scalabile”. Il tema vero è rispondere ad una sola domanda: che cosa è la Leopolda? È qui che la confusione regna sovrana, soprattutto tra chi c’è sempre stato. È una convention politica che però non è politica; è una corrente di pensiero senza un partito; è un partito senza correnti interne; è uno “spazio libero” in capo ad un segretario di un partito al record storico di consensi, che è anche premier. Un tappeto su cui transitano i tre quarti dell’establishment Pd ma senza bandiere del Pd, perché filosoficamente ‘laico’. Di parte ma equidistante e al tempo stesso inglobante.

È il concepimento, la genesi, il parto della rottamazione. 

Poi risalendo gli anni, prima racconto, poi manifesto, quindi fenomenologia ed infine rappresentazione plastica del potere istituzionale. È piazza, Nazareno e Palazzo Chigi. È di lotta, è di governo; noi, loro, con il noi, è una delle letture di queste ore, sempre più in versione laburista, democratica: un'unica forza, dalla parte più dialogante di Sel fino a Scelta Civica. 

Veltroni sognava un Pd a trazione maggioritaria, all’americana: partire oggi per poi domani far della sinistra un unico blocco progressista. Idea che avrebbe trainato l’avversario inevitabilmente ad intraprendere la stessa strada. Rossi contro Blu, che vinca il migliore (non quello di Sel). Idea buona ma c’è chi ipotizza che Renzi voglia andare oltre, che i tempi siano maturi per dare vita al Partito della Nazione, che qualcuno maliziosamente, questa sera ha chiamato nuovo PdL, Partito della Leopolda. 

Scrive David Allegranti: “La Leopolda 2014, la prima governativa, si apre con una serie di premesse che portano a una conclusione piuttosto chiara: può nascere, davvero, il Pdl, il Partito della Leopolda. Il Pd, per come l’abbiamo conosciuto, è destinato ad andare in soffitta. Al netto della narrazione tutta Google e coolness, il risultato politico è evidente. Renzi non ha oppositori, non ha contendenti credibili, ha spazio e tempo e possibilità per creare un partito privo di contorni e paletti e identità che insegue il 51 per cento (neanche Berlusconi è mai arrivato a tanto), un partito così grande da essere liquido”. 

Sì, ma detto questo: resta il solito quesito, che cosa è la Leopolda? Camicie bianche di ordinanza, magari arrotolate sui gomiti. Decibel e playlist: “Miracle” degli U2, come dicono i giovani, ‘spacca’ per davvero (Bono e company sono una sicurezza). Le t-shirt con disegnati i gufi a 10 euro - quelli del malaugurio tanto cari e citatissimi dal premier -, le penne a 2 euro. Quelli che prendono l’aereo per raggiungere Firenze, chi si è fatto 15 ore di autobus, chi è arrivato in Freccia Rossa. Senza dimenticare la Leopolda del ‘circo mediatico’: 450 giornalisti accreditati, dirette non stop, streaming, agenzie, video agenzie, inviati. La Leopolda che è Firenze ma anche un pezzo di Italia. E che assomiglia, sempre di più, a quelle cene con i vecchi compagni di classe, dieci anni dopo la maturità: che fai nella vita? Sei un po’ ingrassato, hai figli? ecc…

Come detto, confusione. Perché poi, quest’anno la Leopolda è di governo. C’è poco da fare: se la rottamazione si è presa il Paese con dimensioni da ‘Balena Bianca’ e scudo crociato e Renzi è il presidente del Consiglio, la Leopolda è inequivocabilmente di Governo (non a caso sarà raggiunta da mezzo Governo). Eppure non è di governo: “Non vi parlo da presidente del Consiglio”, dice il premier che sembra alludere al vi parlo come ‘Matteo’. È di governo, ma anche no; allora è un garage, ma non alla francese… all’americana. Il palco così ricorda un garage - maluccio per la verità, perché quella proiezione sbiadita non è proprio il massimo -, l’icona è ls start-up, il mito è il Mac di Steve Jobs, la metafora è politica: un po’ perché la macchina (la macchina-Italia-sistema-paese prima o poi Renzi la infila sempre in qualche discorso) dentro al garage va rimessa in moto; un po’ perché la Leopolda deve essere il laboratorio dove la genialità che modifica la storia si fa prassi, partica. Ambizioso per un palco, un microfono e una carrellata lunga tre giorni di pensiero libero, distillato in 4 minuti (quando va bene) in stile consigli per gli acquisti?

La Leopolda, quindi cosa è? “Non è una stazione di arrivo”, perché siamo nelle stanze di Palazzo Chigi, dice Renzi. La Leopolda 5 deve “essere un nuovo punto di partenza”. E qui gioco forza, tutto ruota attorno alla parola “futuro” che da queste parti è solo all’inizio. “Siamo partiti da zero- racconta Renzi, in abiti informali dopo aver ottenuto l’ok formale dall’Europa sulla legge di stabilià- ci siamo presi il partito, siamo al governo del paese, stiamo facendo quello che volevamo, abbiamo smentito tutti. Ma non serve a niente se non smentiremo il luogo comune che l’Italia è irriformabile, lo pensano a Bruxelles, a Roma, dietro l’angolo, lo pensano dovunque. Piaccia o non piaccia ai gufi a noi è dato il compito di restituire all’Italia la possibilità di un futuro”. La Leopolda è futuro? Va oltre il futuro?

La Leopolda è anche Civati (nel 2010 la rottamazione, a fianco di Renzi, l’ha inventata anche lui): “Pippo qui è casa tua, il Pd è casa tua”, gli manda a dire Renzi.

Ricapitolando. La Leopolda è ... proposta, futuro, garage, start-up, macchina, laboratorio, musica, decibel, gufi, gadget, riforme, Europa, camicia bianca, speranza, Pd, PdL, bandiere Pd che non ci sono, spazio libero, Civati, politica, lotta, governo, minoranza, maggioranza. Quindi, detto questo, che cosa è la Leopolda?...



Potrebbe interessarti:http://www.today.it/politica/cos-e-la-leopolda.html

 

 
 
 

Chi è Gondrano?

Post n°219 pubblicato il 04 Ottobre 2014 da orkelio
 

Gondrano è il cavallo da tiro del romanzo La fattoria degli animali di Orwell. Nelle intenzioni dell'autore avrebbe dovuto essere null'altro che la parodia dello stakanovista, ma a volte i personaggi sfuggono dalle mani di chi li crea, diventano qualcosa di diverso, qualcosa di più.

Ed è così che Gondrano passa dalla parodia all'elegia, diventando - non credo di esagerare - uno dei personaggi più alti della storia della letteratura.

Dunque chi è Gondrano? E' l'apologia dell'ingenuità, del candore assoluto, dell'incapacità di concepire la malvagità fino al punto da ritenerla impensabile sempre, ovunque e in chiunque.

Gondrano infine è colui che muore. Muore ucciso dalla propria ingenuità, è vero. E allora, mi si dirà, cosa c'è di tanto "alto" in un modo di essere che conduce alla propria distruzione? C'è il semplice, banale fatto che il mondo non è quel che è perché esistono gli  ingenui, ma perché esistono i loro opposti. C'è il semplice, banale fatto che un mondo composto esclusivamente di esseri come Gondrano sarebbe indescrivibilmente migliore di questo.

E in fondo è il mondo di Gondrano quello che noi vogliamo.

Filippo Schillaci.

 
 
 

COS'È LA CARRERA

Post n°218 pubblicato il 18 Settembre 2014 da orkelio
 

 PASSIONE INFINITA

2011-5

Raccontare cos’è la Carrera in poche parole e trasmettere le sensazioni, la passione e la dedizione per questo particolare sport non è semplice, perché si rischia di non esprimere del tutto il suo profondo significato.

La Carrera è una corsa autopodistica che ha origine nel Settembre del 1954 a Castel San Pietro Terme.
Fu Medardo Manara, giornalista castellano, ad avere l’idea di far correre delle macchinine a spinta senza motore per valorizzare la Sagra della Braciola nata due anni prima.
Con essa si cercava di rilanciare un po’ il paese, di ricominciare a sognare dopo le distruzioni della guerra per indurre i giovani a provare qualcosa di diverso, magari imitando Juan Manuel Fangio che nei medesimi anni correva nella Carrera Panamericana da cui ha preso il nome la nostra gara.
Questa consisteva inizialmente nello spingere delle specie di carrioline a quattro ruote (chiamate poi in seguito Carrere), guidate e spinte alternativamente da due persone, in pieno centro castellano, partendo e arrivando in piazza XX Settembre dopo essere passati sotto la caratteristica Torre dell’Orologio: il Cassero. Le Carrere si costruivano con pezzi recuperati da scarti di officina in maniera molto semplice e primitiva, si utilizzavano vecchi serbatoi di aerei, si saldavano tubi per il telaio o ci si divertiva ad impastare colla, aceto e farina per modellare la cartapesta in improvvisate e stravaganti carenature.
Si usavano ruote di legno o si smontavano dalle biciclette al momento per poi subito dopo la gara riassemblarle, poi si aggiungeva un volante e il gioco era fatto, con le più ingegnose inventive ci si arrangiava per essere pronti al via, del resto non erano anni di ricchezza ma l’entusiasmo dei giovani di allora portò a dimostrare che la voglia di rinascita e il folklore erano più forti di ogni altra cosa.
Incominciarono così i primi anni della Carrera e iniziarono le prime rivalità, infatti all’epoca gli equipaggi si dividevano in rioni e già allora era facile che fra un team e l’altro si accendesse subito la scintilla della competizione, tra squadre e nomi inconsapevoli di scrivere da quel momento in poi un po’ di storia della nostra città. La gente ogni anno era sempre più entusiasta di assistere a quella strana gara e la voce si stava già diffondendo oltre i confini dei comuni limitrofi. Col passare del tempo iniziarono le prime modifiche al regolamento: per alleggerire la fatica venne aumentato il numero degli staffettisti (prima 3 poi 4), per rendere più competitiva la corsa il suo tracciato venne ampliato comprendendo anche il borgo del paese................................... continua

 
 
 

Ironia della sorte e si pensa subito male.

Post n°217 pubblicato il 09 Settembre 2014 da orkelio
 

La Passera scopaiola

è simile per dimensioni al  Pettirosso. Innanzitutto sfatiamo il mistero che aleggia intorno al suo nome italiano. Questo uccelletto viene così chiamato per l’abitudine di nidificare vicino alle  piante di erica, in modo particolare di Erica scoparia , pianta utilizzata fin dall’antichità per costruire scope. Il suo piumaggio è un insieme  di tinte grigie e brune più o meno screziate di scuro a seconda della parte del corpo.  Il becco è sottile, e le zampe sono di colore bruno rosato. Non esiste dimorfismo sessuale. Diffusa in tutta l’Europa, Dalle regione artiche fino al Mediterraneo. E’ in special modo durante l’inverno che possiamo osservare gli individui che si fermano da noi per svernare, sono di solito individui provenienti dalla Finlandia, dal Centro Europa  e da Austria e Slovenia. La Passera scopaiola nidifica nei boschi, soprattutto di  conifere nella regione alpina e prealpina della Lombardia, nei territori del Varesotto, nella provincia di Brescia. Il nido è costruito  o in terra o di poco sollevato, molto curato e ben nascosto spesso nei cespugli di rododendro. La Passera scopaiola, come poche altre specie, si accoppia anche con due maschi contemporaneamente, anche se questi all’inizio cercano di scacciarsi a vicenda, sembra provato che in fase di imbeccata dei piccoli, entrambi i maschi che si sono accoppiati partecipino all’allevamento della prole

 

 
 
 

La sonda Rosetta a 80 km dalla cometa

Post n°216 pubblicato il 24 Agosto 2014 da orkelio
 

Rosetta, la sonda dell'Agenzia spaziale europea Esa, sta continuando a compilare la carta di identità della cometa C67P, il suo bersaglio di soli 4,5 x 3,5 chilometri raggiunto con precisione millimetrica dopo dieci anni di viaggio nel sistema solare. Ora Rosetta è a soli 80 chilometri circa dalla cometa dalla strana forma di un arachide fatto ad "L" ed è riuscita a misurarne la massa girandogli intorno e valutando quanta forza di attrazione gravitazionale la cometa stessa esercita. Il numero che ne esce è fantasmagorico a prima vista, il gigantesco "sasso spaziale" ha una massa di ben 10 miliardi di tonnellate. Considerato che la portaerei italiana Cavour ha una massa di 30.000 tonnellate il conto è presto fatto: cometa eguale 100.000 portaerei.

Enorme quindi? Niente affatto, dato che calcolando il volume della cometa stessa viene una densità di soli 300 chili per metro cubo. Sorpresa: la cometa, se la si potesse mettere in un oceano terrestre, in fondo non è così grande, galleggerebbe come un pezzo di pietra pomice, quella che una volta si usava durante le abluzioni nei bagne e che ogni tanto si vede galleggiare a piccoli pezzi in mare.

Questo dato, ricavato tutto sommato in modo semplice, ci dice già parecchio del corpo celeste. Per esempio che è, come previsto, una mistura di polvere, roccia e ghiaccio molto porosa e forse, sottolineiamo forse, potrebbe avere caverne al suo interno come nel famoso film "Deep Impact". Lo si deduce dal peso complessivo: per ottenerlo bisogna "alleggerire" la cometa stessa: o è una gruviera, prudenza a dirlo, o il materiale di cui è composta è più leggero del previsto. Vedremo. Il dato ricavato è fondamentale anche per guidare la sonda principale, Rosetta, che ora deve orbitare sempre più vicina alla cometa, ed evitare che venga attratta e si schianti sulla stessa. Dal punto di vista del moto infatti è come se la sonda fosse una piccola biglia di ferro che deve avvicinarsi a un magnete abbastanza da poterlo studiare ma non troppo da venirne catturato.

Deve andarci vicino perché, a novembre, si staccherà dalla sonda il piccolo mezzo chiamato Philae e cercherà di posarsi sulla cometa per studiarla in situ. Motivo di orgoglio per il nostro Paese è che il trapano del piccolo mezzo, indispensabile per estrarre campioni da analizzare, è italiano, sviluppato dal Politecnico di Milano con una tecnologia veramente ingegnosa, la migliore esistente oggi come oggi, che solo noi siamo riusciti a sviluppare e che verrà impiegata anche nelle missioni marziane. Dove atterrerà questo piccolo esploratore robotico lo sapremo nelle prossime ore, quando verrà resa pubblica una prima lista di 5 siti della cometa su sui si pensa ragionevolmente, dalle prime analisi delle immagini ricevute, che ci si possa appoggiare- Per il momento dobbiamo accontentarci di guardare le affascinanti immagini che e ci arrivano di continuo, che ci mostrano un corpo frastagliatissimo, pieno di piccoli crateri, alcuni dei quali, i più grandi, hanno i bordi straordinariamente alti, come se fosse caduto un sasso in uno stagno sollevando un'onda, immediatamente congelata. Come si sono formati questi crateri, per il momento unici? per quanto ne sappiamo. E poi come mai questa strana forma ricurva, come se qualcuno avesse messo assieme due diverse comete e le avesse saldate assieme formandone una sola.

Man mano che arrivano le informazioni e le immagini, purtroppo rilasciate da Esa solo in bassa risoluzione, aumenta la meraviglia per questo oggetto e la speranza che Rosetta e Philae risolvano molti dei misteri che questi sassi ghiacciati che vagano nel cosmo portano con sé, sono pezzi delle origini del sistema solare e, forse, anche nostre.

 
 
 

Come verificare i punti della patente

Post n°215 pubblicato il 16 Agosto 2014 da orkelio
 

Come verificare i punti della patente    Come verificare i punti della patenteQuanti punti avete sulla patente? Detta così, potrebbe sembrare una domanda fin troppo facile, visto che ognuno di noi parte con 20 punti sulla propria licenza di guida: in realtà, per premiare i comportamenti virtuosi, è stato introdotto un meccanismo che permette agli automobilisti più corretti di andare anche oltre questo limite. Tra questi punti bonus e le decurtazioni per le infrazioni commesse, non è però difficile "perdere il conto" e ignorare a che "livello" si sia arrivati; per poter verificare i punti sulla patente possiamo comunque scegliere tra tre diversi metodi, tutti veloci e praticamente gratuiti.

 

Per la prima modalità, adatta ai più "tradizionalisti", sarà necessario effettuare una semplice telefonata (solo da apparecchi fissi) al numero 848.782.782: al costo di una chiamata urbana (e seguendo le indicazioni di una voce guida) sapremo in breve tempo il saldo dei punti ancora a disposizione. Una seconda possibilità è rappresentata invece dal sito internet "Il Portale dell'Automobilista", gestito dal Ministero dei Trasporti: registrandoci (è gratis) e consultando la sezione denominata "La mia Scheda", potremo quindi verificare i punti sulla nostra licenza di guida, con tanto di "estratto conto" dei bonus e delle decurtazioni ricevute. Infine, potremo anche adoperare l'applicazione "iPatente", realizzata dalla Motorizzazione Civile e installabile su dispositivi Android e Apple: tramite gli stessi dati di accesso del Portale dell'Automobilista (al quale bisogna dunque essere iscritti) sarà quindi possibile consultare il proprio punteggio ovunque ci si trovi.

 

Per finire, ricordiamo il meccanismo che regola i bonus per gli automobilisti più disciplinati: per ogni biennio trascorso senza infrazioni a carico, avremo infatti un premio, quantificato in due punti patente, che si sommeranno a quelli già assegnati fino a un massimo di trenta; anche i neo-patentati, inoltre, godono di un'agevolazione simile: coloro che hanno ottenuto la licenza di guida da meno di tre anni e non hanno commesso violazioni gravi, potranno infatti ricevere in dote un punto extra ogni dodici mesi, fino ad un massimo di tre.

 
 
 

Hiroshima e Nagasaki

Post n°214 pubblicato il 07 Agosto 2014 da orkelio

6 e 9 agosto 1945: quando Hiroshima e Nagasaki furono polverizzate

In tre giorni gli Stati Uniti fecero piovere sul Giappone Little Boy e Fat Man, le due bombe atomiche. Provocando migliaia di morti e ponendo fine alla seconda guerra mondiale.

Erano le 8.16 del 6 agosto 1945: Adolf Hitler era già morto nel suo bunker di Berlino, le forze tedesche si erano arrese agli alleati e l'Italia aveva già da tempo dichiarato guerra alla Germania passando dalla parte degli Alleati. Solo il Giappone, tra le potenze principali delle forze dell'Asse, continuava a combattere. Costringendo gli Stati Uniti a rimanere invischiati in una seconda guerra mondiale che ormai non aveva più niente da dire. E fornendo in questo modo il pretesto perfetto per utilizzare bellicamente i risultati del progetto Manhattan, che aveva impegnato i più grandi fisici del mondo.

Dopo anni e anni di guerra, deve essere sembrato un prodigio della tecnica aver chiuso il conflitto in 43 secondi, costringengo alla più umiliante delle rese gli orgogliosissimi giapponesi. Eppure le cose sono andate proprio così: quel mattino del 6 agosto l'Enola Gay (nome dato in onore della madre del primo piolta, Paul Warfield Tibbets) volava sopra il cielo di Hiroshima, tutti e 12 i piloti erano ben consapevoli di quello che era il loro compito. La bomba era stata infatti testata poche settimane prima, il 16 luglio 1945 nel deserto del Nuovo Messico; mentre il Giappone era già stato bombardato, ma utilizzando armi convenzionali.

Tre membri dell'equipaggio dell'Enola Gay
Tre membri dell'equipaggio dell'Enola Gay

Quel giorno, invece, si decise di porre fine alla guerra una volta per tutte, puntando anche sul pesantissimo contraccolpo psicologico che avrebbe avuto sui nemici nipponici. Nessuno sapeva quale città sarebbe stata colpita, nemmeno i 12 piloti dell'Enola Gay che avevano montato Little Boy (la bomba con una carica esplosiva da 16 milioni di chilogrammi di tritolo e sei anelli di Uranio-235 radioattivo) direttamente a bordo, per evitare che una sua possibile esplosione polverizzasse la base aeronavale dell'isola di Tinian, nel Pacifico. Nessuno lo sapeva, perché gli obiettivi possibili erano quattro: Hiroshima, Nagasaki, Kokura, Niigata.

Dopo un volo al buio di 13 ore, fatto sul pelo dell'oceano per non essere avvistati prima di salire alla quota all'attacco, fu Hiroshima che si mostrò sotto lo sguardo dei piloti quando le nuvole si aprirono. Il pilota Tibbets tradusse il codice "Y-3, Q-3, B-2, C-1" ricevuto dal comando agli altri membri dell'equipaggio: era stata scelta Hiroshima. E così Little Boy venne sganciata: subito dopo l'Enola Gay fece un'inversione quasi completa e corse via il più veloce possibile, per evitare che il fungo atomico che si era alzato colpisse anche loro. E sarebbe successo, visto che l'esplosione si innalzò oltre la quota dell'aereo e i piloti si dovettero riparare con occhialoni appositi per evitare di finire accecati. Ma riuscirono a portare a termine la missione e a fare ritorno alla loro base.

 

Istantanee di quelle due giornate - Guarda
L'articolo continua dopo il video

Gira voce che i membri di quell'equipaggio impazzirono, per i sensi di colpa di quanto avvenuto. Ma non è così: a dare gravi segni di turbe psichiche furono invece il comandante di un B-29 che seguiva l'Enola Gay come osservatore - e che confessò di venire ogni notte visitato dall'incubo della distruzione a cui assistette - e il fisico Robert Oppenheimer, il creatore della bomba che si era già reso conto del potenziale distruttivo di ciò che aveva contribiuto a costruire. Loro, i piloti dell'Enola Gay, probabilmente non rimasero positivamente colpiti da quanto visto in guerra, dal momento che decisero di abbandonare la carriera militare. Tutti tranne uno: il primo pilota di quell'aereo, che rimase nell'aviazione e che passò tutta la vita a rifiutarsi di dichiarare un pentimento che regolarmente gli veniva chiesto dai giornalisti:"Lo rifarei domattina".

A terra, a Hiroshima, erano invece alle prese con un'immane distruzione: in pochi secondi il 90% della città era stato distrutto e 70mila persone erano morte immediatamente a causa di quell'Apocalisse esplosa a 580 metri di altezza (il bilancio finale parla di 90/160mila vittime). Il 6 agosto, a Hiroshima, si calcola che ci fossero circa 250mila abitanti. A Tokyo, però, non si resero subito conto di quanto era successo, anche perché non c'era modo di contattare nessuno in città. Mandarono un ufficiale a effettuare un sopralluogo: a 160 chilometri di distanza costui poteva già vedere l'immane distruzione.

Ma gli Stati Uniti volevano piegare il Giappone una volta per tutte, senza dare loro nessuna speranza di poter reagire a quanto avvenuto. E così al bombardamento di Hiroshima seguì, solo tre giorni dopo,quello di Nagasaki. Se su Hiroshima c'era Enola Gay, sui cieli di Nagasaki c'era Bock's Car. E dove prima c'era Little Boy, qui c'era il fratello maggiore: Fat Man, la prima bomba al plutonio, 4.500 chili per 2,32 metri di lunghezza. Venne lanciata alle 11.02 di 9 agosto dall'equipaggio guidato dal maggiore Charles W. Sweeney, puntando sullo stabilimento della Mitsubishi di Nagasaki.

 
 
 

Le mentalità non sono ancora cambiate

Post n°213 pubblicato il 01 Agosto 2014 da orkelio
 

Bologna 2 agosto 1980:  la strage neofascista e la “Mente nera”Alla vigilia della commemorazione della strage arriva la richiesta di archiviazione della procura che indagava su una possibile pista palestinese. La sentenza che ha condannato i terroristi di estrema destra dei Nar resta l’unica verità sugli esecutori materiali. E in un libro ritorna il mistero del medico Semerari ucciso perché sapeva troppo

 

DI GIOVANNI TIZIAN

Non c’è nessuna pista palestinese dietro la strage di Bologna del 2 agosto 1980. L’attentato in cui morirono 85 persone e ne ferì duecento fu opera dei neofascisti. I mandanti, invece, restano ancora nell’ombra. In sintesi dice questo la richiesta di archiviazione, firmata dai pm della procura bolognese, per Thomas Kram e Margot Christa Frohlich. I due ex terroristi tedeschi erano sospettati nell’ultima inchiesta, aperta due anni fa, per verificare eventuali responsabilità del Fronte per la liberazione della Palestina. Un'ipotesi alternativa alla verità stabilita nel processo che si è concluso con la condanna all’ergastolo dei neofasciti dei Nuclei armati rivoluzionari (Nar)Francesca Mambro e Giusva Fioravanti e a trent’anni diLuigi Ciavardini.

 
 
 

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