Blog di Oronzo Canà

Juventus, devi fare chiarezza


Nell’umido sabato delle doppiette, e forse anche delle staffette, tra un passato glorioso ed un futuro assai irregolare, per forma e contenuti, la Juventus dei soldati in fuga, come in una riedizione di ciò che avvenne l’otto settembre di qualche decennio addietro, pur con la certezza di una promozione, è riuscita nell’impresa di trasmettere un senso di malinconia anche nel pomeriggio dell'attesa vittoria campale. Eppure, di presupposti volti a trasformare l’espressione del volto in un ossuto specchio della felicità, nella mattanza consumata ad Arezzo, si sarebbe potuto discorrere con tranquillità. Dalla ritrovata voglia bianconera di Deschamps, pronto a sacrificare sé stesso, in termini di stipendio, gloria e professionalità pur far rientro a Torino senza nemmeno conoscere la categoria di appartenenza, sino all’incoscienza, piacevole, del ragionier Marchisio. Raggiunto il traguardo prefissato, però, anziché esprimere un umano senso di “appagamento”, nella premeditata litania dei festeggiamenti, più dei gavettoni alla dirigenza e delle frasi deontologiche pronunciate da Del Piero, è stato l’oscuro volto di Nedved a riproporre il sentimento, coatto, di una impalpabile sensazione di impotenza. Chiuso in sé stesso, mimetizzato sulla panchina dello spartano spogliatoio come un camaleonte disteso all’arsura agostana, il tornante ceko è parso rapito dai tanti pensieri che, ai bordi dell’estate, avvolgeranno l’incedere della Juventus. Gli stessi che, ad esempio, non hanno consentito una partecipazione attiva all’emarginato direttore Secco ed al fido consulente Bettega, asserragliati in una tribuna più simile ad una polveriera che ad una postazione privilegiata. Come a mostrare, in un sorriso senza labbra, l’ennesima contraddizione interna nel rapporto, saturo, fra dirigenza e spogliatoio, fornendo, come se non bastasse, la giustificazione più adatta per la folta schiera degli scontenti. Pronti ad abbandonare il domicilio torinese facendo leva sulle carenze di una "Triade", quella formata da Cobolli Gigli, Secco e Blanc, incapace di fornire, in ben tre mesi, certezze sugli obiettivi societari della prossima stagione. In un’altra epoca, quella dominata dai silenzi coatti imposti da Moggi e Giraudo, ad esempio, le dichiarazioni arrendevoli di Buffon, per nulla disposto a convivere con un progetto privo di obiettivi concreti, difficilmente avrebbero travalicato i confini della sede di Corso Galileo Ferraris, al tempo fortino inespugnabile di litigi, dibattiti e malumori. Così come, nel pieno di una rivoluzione tecnica annunciata, la volontà di confermare Trezeguet, palesata a più riprese da Deschamps, non avrebbe prodotto l’acquisto, illogico, di Iaquinta. Quando, considerando le ristrettezze economiche prodotte da un piano industriale da condominio di borgata, sarebbe stato più opportuno utilizzare la cospicua somma di denaro investita sull’attaccante friulano per adeguare, e magari prolungare, il contratto dell’argentino di Francia, disposto a rimanere soltanto a condizioni vantaggiose. Senza ingaggiare, per una cifra di poco superiore ai dieci milioni, una punta affetta da idiosincrasia realizzativa. Quando sia Zalayeta, al momento destinato a trasferirsi al Real Saragozza in cambio del difensore Milito, che il giovane Palladino sembrano offrire maggiori garanzie. A conferma di una totale mancanze di coordinamento nel rapporto tra la dirigenza ed un allenatore costretto, in sede di mercato, alla silenziosa subordinazione in favore di operazioni economiche di scarsa rilevanza e disegni di rafforzamento assai discutibili. Come testimoniano, peraltro, i disagi legati alla gestione della rivelazione Marchisio, elemento da cedere in prestito, magari alla Reggina, in cambio di un’opzione sul terzino Mesto, nelle previsioni societarie, quanto elemento già maturo per un posto in organico secondo Deschamps, disposto a concedergli quella medesima fiducia e quel graduale inserimento in prima squadra che permise, in tempi non sospetti, di forgiare il giovane Tacchinardi. Ma se a partire, fossero i vari Buffon, Trezeguet e Camoranesi, a collassare non sarebbero solo le strategie di mercato…Fonte: di Alvise Cagnazzo per carlonesti.it