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Non ereditiamo il mondo dai nostri padri, ma lo prendiamo in prestito dai nostri figli.

Post n°93 pubblicato il 28 Dicembre 2009 da oro_ruggine

Questo discorso fu fatto da capo Seattle all’Assemblea Tribale del 1854, in risposta ad una offerta di acquisto che il “Grande Capo” di Washington (Douglas) fece per una vasta area di territorio indiano in cambio di una riserva per il popolo indiano. La risposta del Capo indiano Seattle rimane ancor oggi il più bello e profondo documento ecologico mai scritto!

“Il Grande Capo a Washington ci manda a dire che desidera comprare la nostra terra. Il Grande Capo ci manda anche parole di amicizia e di buona volontà. Questo è gentile da parte sua perché noi sappiamo che egli ha poco bisogno della nostra amicizia in cambio. Ma noi prenderemo in considerazione la sua offerta. Perché sappiamo che se noi non vendiamo la nostra terra l’uomo bianco può venire con i fucili e prendersela.

Come è possibile comprare o vendere il cielo, il tepore della terra? L’idea è estranea a noi. Se noi non possediamo la freschezza dell’aria e lo scintillio dell’acqua sotto il sole, come potete voi comprarli?

Ogni zolla di questa terra è sacra al il mio popolo. Ogni lucente ago di pino, ogni riva sabbiosa, ogni lembo di bruma dei boschi ombrosi, ogni radura ed ogni ronzio di insetti è sacro nella memoria e nell’esperienza del mio popolo. La linfa che scorre nel cavo degli alberi reca con sé la memoria dell’uomo rosso.

I morti dell’uomo bianco dimenticano la loro terra natale quando vanno a passeggiare tra le stelle. I nostri morti non dimenticano mai questa terra meravigliosa, perché essa è la madre dell’uomo rosso. Noi siamo parte della terra e la terra è parte di noi. I fiori profumati sono nostre sorelle; il cervo, il cavallo, la grande aquila sono nostri fratelli; le creste rocciose, il profumo delle praterie, il calore dei pony e l’uomo, tutti appartengono alla stessa famiglia.
Per questo, quando il Grande Capo di Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra, ci chiede molto. Il Grande Capo ci manda a dire che ci riserverà uno spazio ove muoverci affinché possiamo vivere confortevolmente fra di noi. Egli sarà nostro padre e noi saremo i suoi figli. 
Prenderemo, dunque, in considerazione la sua offerta. Ma non sarà facile. Questa terra è sacra per noi. Quest’acqua scintillante che scorre nei torrenti e nei fiumi non è solo acqua, è il sangue dei nostri padri. Se vi venderemo la nostra terra, dovete ricordarvi che essa è sacra e dovete insegnare ai vostri figli che essa è sacra e che ogni riflesso spirituale nell’acqua chiara dei laghi parla di avvenimenti e di ricordi nella vita del mio popolo. Il mormorio dell’acqua è la voce del padre di mio padre. I fiumi sono nostri fratelli, essi ci dissetano quando abbiamo sete. I fiumi trasportano le nostre canoe e nutrono i nostri figli. Se vi venderemo le nostre terre, dovete ricordarvi ed insegnarlo ai vostri figli, che i fiumi sono i nostri e i vostri fratelli e dovete usare per essi le stesse gentilezze che usereste per un fratello.
L’uomo rosso si è sempre ritirato di fronte all’uomo bianco che avanzava, come la foschia delle montagne corre prima del sole del mattino. Ma le ceneri dei nostri padri sono sacre. Le loro tombe sono suolo sacro, e così queste colline, questi alberi, questa parte di terra è per noi consacrata. Sappiamo che l’uomo bianco non comprende i nostri costumi. Per lui una parte di terra è uguale ad un’altra, perché è come uno straniero che irrompe furtivo nel cuore della notte e carpisce alla terra tutto quello che gli serve. La terra non è suo fratello ma suo nemico e quando l’ha conquistata passa oltre. Egli abbandona la tomba di suo padre dietro di sé e ciò non lo turba. Rapina la terra ai suoi figli, e non si preoccupa. La tomba di suo padre, il patrimonio dei suoi figli cadono nell’oblio. Egli tratta sua madre, la terra, e suo fratello, il cielo, come cose da comprare, sfruttare, vendere come si fa con le pecore o con le perline luccicanti. La sua ingordigia divorerà la terra e lascerà dietro di sé solo deserto. 
Io non so. I nostri modi sono diversi dai vostri. La vista delle vostre città provoca dolore agli occhi dell’uomo rosso. Ma forse ciò è perché l’uomo rosso è selvaggio e non capisce. Non c’è nessun posto silenzioso nelle città dell’uomo bianco. Nessun luogo ove percepire lo schiudersi delle gemme a primavera, o ascoltare il fruscio delle ali di un insetto. Ma forse è perché io sono un selvaggio e non comprendo. Un assordante frastuono sembra insultare le orecchie. E quale significato ha vivere in quei posti se l’uomo non può ascoltare il grido solitario del caprimulgo o il chiacchierio delle rane attorno ad uno stagno? Io sono un uomo rosso e non capisco. L’indiano preferisce il suono dolce del vento che si slancia come una freccia sulla superficie di uno stagno, e l’odore del vento reso terso dalla pioggia meridiana o profumato dal pino pignone. 
L’aria è preziosa per l’uomo rosso, giacché tutte le cose condividono lo stesso respiro: gli animali, gli alberi, gli uomini tutti condividono lo stesso respiro. L’uomo bianco non sembra dare importanza all’aria che respira; come un uomo in agonia da molti giorni egli è intorpidito dal puzzo. Ma se noi vi venderemo la nostra terra dovrete ricordarvi che l’aria per noi è preziosa, che l’aria condivide il suo spirito con tutto ciò che essa fa vivere. Il vento che diede il primo alito ai nostri nonni è lo stesso che raccolse il loro ultimo sospiro. E il vento deve dare anche ai nostri figli lo spirito della vita. E se noi vi venderemo la nostra terra voi la dovete custodire divisa come sacra, come un luogo dove anche l’uomo bianco può andare ad assaggiare il dolce vento che reca le fragranze della prateria. 
Così prenderemo in esame la tua offerta di comprare la nostra terra. Se decideremo di accettare io porrò una condizione: l’uomo bianco dovrà trattare gli animali di questa terra come suoi fratelli. 
Io sono un selvaggio e non conosco altro modo. Ho visto migliaia di carcasse di bisonti imputridire sulla prateria abbandonati dall’uomo bianco che gli ha sparato da un treno in corsa. Io sono un selvaggio e non comprendo come il “cavallo di ferro” fumante possa essere più importante del bisonte, che noi uccidiamo solo per vivere. 
Che cos’è l’uomo senza gli animali? Se tutti gli animali scomparissero, l’uomo morirebbe per la grande solitudine del suo spirito. Perché quello che accade agli animali, presto accadrà all’uomo. Tutte le cose sono collegate tra loro. 
Dovrete insegnare ai vostri figli che il suolo che calpestano è la cenere dei nostri nonni. Affinché i vostri figli rispettino la terra, dite loro che essa si arricchisce con la dipartita dei nostri congiunti. Insegnate ai vostri figli quello che noi abbiamo insegnato ai nostri figli: che la terra è la madre di tutti noi. Tutto ciò che accade alla terra, accade ai figli della terra. Se gli uomini sputano sulla terra essi sputano se stessi. Così noi sappiamo. La terra non appartiene all’uomo; l’uomo appartiene alla terra. Così noi sappiamo. Tutte le cose sono collegate come i membri di una famiglia sono legati dallo stesso sangue. Tutte le cose sono collegate. Tutto ciò che accade alla terra accade ai figli della terra. Non è l’uomo che tesse la trama della vita: egli ne è soltanto un filo. Tutto ciò che egli fa alla trama lo fa a sé stesso. 
Persino l’uomo bianco, il cui Dio cammina e dialoga con lui come amico con amico, non può sottrarsi al destino comune. Dopo tutto, possiamo essere fratelli. Vedremo. Una cosa noi sappiamo che forse l’uomo bianco scoprirà un giorno: il nostro Dio è lo stesso Dio. Voi forse pensate che lo possedete come volete possedere la nostra terra; ma non lo potete. Egli è il Dio dell’uomo, e la Sua misericordia è uguale per l’uomo rosso e per l’uomo bianco. La terra è a Lui preziosa e nuocere alla terra è accumulare disprezzo sul suo Creatore. 
Anche i bianchi passeranno, forse prima di tutte le altre tribù. Continuate a contaminare i giacigli dei vostri focolari e una notte soffocherete nei vostri stessi rifiuti. 
Ma nel morire risplenderete luminosamente, infiammati dalla forza del Dio che vi ha portato in questa terra e per qualche motivo speciale vi ha dato il dominio su questa terra e sull’uomo rosso. Questo destino è per noi un mistero, perché non capiamo quando tutti i bisonti vengono massacrati, i cavalli selvaggi domati, i luoghi più segreti delle foreste violati da molti uomini e la vista delle colline fiorite rovinata dai fili che parlano. Dov’è il bosco? Andato. Dov’è l’aquila? Andata. 
Come dire addio all’agile pony e alla caccia? E’ la fine della vita e l’inizio della sopravvivenza. 
Così prenderemo in considerazione la tua offerta di comprare la nostra terra. Se saremo d’accordo dovrai assicurarci la riserva che ci hai promesso. Là, forse, potremo finire i nostri brevi giorni come desideriamo. Quando l’ultimo uomo rosso sarà scomparso dalla terra e la sua memoria sarà solo l’ombra di una nube attraverso la prateria, queste spiagge e queste foreste conterranno ancora gli spiriti del mio popolo. Perché essi amano questa terra, come il neonato ama il battito del cuore di sua madre. Quindi se noi vi venderemo la nostra terra amatela come noi l’abbiamo amata. Abbiatene cura come noi ne abbiamo avuta. Conservate nella vostra mente la memoria della terra come è quando la prendete. E con tutta la vostra forza, con tutta la vostra mente, con tutto il vostro cuore, preservatela per i vostri figli e amatela … come Dio ama tutti noi. 
Una cosa noi sappiamo. Il nostro Dio è lo stesso Dio. Questa terra è preziosa per Lui. Nemmeno l’uomo bianco può essere esonerato dal comune destino. 
Possiamo essere fratelli, dopo tutto. Vedremo.” 

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