ORSELLINA

SHOEFITI


 Nuova moda: scarpe appese ai filiSpunta anche a Caserta «shoefiti»Compaiono a mezz’aria decine di paia verniciate in varie zone della città. È una tendenza già diffusa CASERTA — Si chiama » (da shoe= scarpa e fiti=graffiti), arriva da Ol­treoceano e sta contagiando anche i casertani. Da qual­che settimana, in alcune stra­de cittadine, anzi sopra di es­se, appese ai fili aerei della luce o del telefono, penzola­no coppie di scarpe, scarpon­cini, perfino piccoli doposci, verniciati con colori brillanti (giallo, rosa, verde, rosso). Un fenomeno che, per la veri­tà, non molti casertani han­no notato. Lo confermano i Vigili urbani. «Non ci è per­venuta nessuna segnalazio­ne in proposito» dicono. Il segno della scarsa abitudine dei casertani a guardare in al­to. E con i tempi che corrono c’è da capirli. Come arrivano lassù quelle scarpe è un mi­stero. L’ipotesi più probabile è che una volta legata, la cop­pia venga lanciata sui fili co­me una sorta di bolas «fai da te». Già visto nelle strade di molti paesi, dalla Germania, al Canada, alla Gran Breta­gna, alla Spagna, all’Austra­lia, al Brasile, al Messico, al Perù, all’Irlanda, Israele, Nor­vegia, Svezia, lo strano feno­meno si sta allargando come una di quelle manie che at­traversano i territori del mondo globalizzato. Patria d’origine di questa pratica gli Stati Uniti. Incerte e diver­se le motivazioni. In Ameri­ca, pare che quelle scarpe servano a segnalare una zo­na di spaccio, secondo altri, invece, l’abitudine è nata per ricordare un lutto (le scarpe sarebbero della perso­na scomparsa), spiegazioni meno sinistre vogliono quel­le calzature lanciate sui fili come un modo per celebrare la fine di un ciclo di studi o un imminente matrimonio, insomma, una sorta di rito di passaggio da una condi­zione all’altra. Segnali con­venzionali, originale forma artistica, insolito strumento di comunicazione qualun­que cosa sia la nuova abitudi­ne si sta diffondendo in cit­tà. La zona più ricca di «scar­pe penzolanti» è l’incrocio fra via Unità d’Italia e via Na­poli. Sono almeno una diecina le coloratissime calzature ap­pese, mentre cominciano ad essercene anche in altre stra­de: in via Mazzini, lato piaz­za Vanvitelli, in piazza Pite­sti, altezza Chiesa del Buon Pastore, ad Ercole, in via Ap­pia, località Torretta, e, c’è da giurarci, è solo l’inizio. «Una mattina abbiamo nota­to quelle scarpe dalla fine­stra del nostro studio in via Unità italiana» dice l’architet­to Vittoria Merola. «Dapprima erano solo due paia, poi sono diventate sempre di più. Non credo sia­no un fenomeno allarmante, anzi mi piace pensarle come delle installazioni creative, oppure un gesto di 'viral marketing' utilizzate per pubblicizzare, chissà, l’aper­tura di un negozio o il lancio di un nuovo prodotto».