Orto Botanico

Habitat flora e fauna delle aree contermini


Le caratteristiche climatiche e pedologiche hanno inciso marcatamente sugli  ordinamenti colturali praticati e praticabili,  tant’è che, nel territorio in esame, assumono una notevole variabilità, pur  prevedendo poche colture: le essenze forestali ( che coprono buona parte del territorio comunale) si intersecano con le colture agrarie (  olivo, vigneti e frutteti  si alternano con cerealicole e foraggere)  e nelle zone più impervie, il posto è lasciato ai pascoli.         Le caratteristiche climatiche dell’area insieme alla natura geologica (suoli argillosi di origine illuviale) (Typic e Aquic Hapludalfs argilloso-limosi) dei luoghi determinano una composizione floristica naturale propria dell’area.Da un punto di vista botanico, il territorio di BELLOSGUARDO, è esemplare per esaminare la successione vegetale da un clima appenninico ad un  clima prevalentemente mediterraneo.Partendo dalla relazione tra clima e associazioni vegetali, da un’osservazione dei boschi del territorio possiamo affermare che nell’area di intervento è possibile riscontrare, sulla base della classificazione del PAVARI, le seguenti fasce fito-climatiche:¨      CASTANETUM: sottozona calda e fredda; con una vegetazione costituita da castagno, essenze quercine (cerro,roverella, aceri, frassini, carpini) ; mentre gli arbusti sono costituiti da rovi e ginestre. Tale zona giunge fino a 500-900 m.s.l.m. a seconda della esposizione dei versanti.¨      FAGETUM: sottozona calda; con una vegetazione prevalentemente di faggio, cerro, acero,ontano carpino e sorbo,posta immediatamente al di sopra della fascia del Castanetum.¨      FAGETUM: sottozona fredda; posta nella parte cacuminale del massiccio degli Alburni ed al fondo delle doline.I limiti e la distribuzione della vegetazione sono fortemente influenzati dall’azione antropica, della esposizione, della morfologia e della pendenza.¨      LAURETUM : climi con siccità estiva, sono rappresentate tutte e tre le sottozone:-sottozona calda; fino a 200-400 m di altitudine (temperatura media annua da 15 a 23 °C; temperatura media del mese più freddo >-7°C; -sottozona media; da 200-400 m a 300-400 m di altitudine (temperatura media annua da 14 a 18 °C; temperatura media del mese più freddo >-5°C; media dei minimi assoluti    >-7°C;-sottozona fredda;  da 300-400 m a 500-600 m di altitudine (temperatura media annua da 12 a 17 °C; temperatura media del mese più freddo >-3°C; media dei minimi assoluti    non inferiore a >-9°C.L’ isoipsa dei 950 m.s.l.m.  rappresenta la linea di passaggio dai cedui termofili a quelli mesofili dominati dal faggio. Sui terreni posti ad altitudine inferiore prevalgono vegetazione di carpino, cerro, ornello (che spesso si colloca su siti rocciosi con habitus cespuglioso), che vanno cedendo il posto, man mano che si procede verso l’alto, cedui misti di caducifoglie. In questa zona di transizione si comincia a notare una significativa presenza di faggio che nella fascia ad altitudine superiore, appunto, diventano prevalenti. Nel territorio, infatti, i limiti altitudinali non sono rigidi, anzi, situazioni particolari possono permettere penetrazioni anche massicce di specie anche in zone al di fuori della loro fascia altitudinale. Le zone cacuminali di vetta sono ricoperte solo da vegetazione erbacea ed arbustiva.   I versanti più aridi con esposizione a Sud presentano vegetazione più rada, con frequenti aree d’incolti, in cui stenta ad insediarsi una consistente vegetazione arborea.In definitiva il sito di intervento si colloca nella fascia avente un’altitudine compresa tra i 500 e 1000 m.s.l.m., e caratterizzata da due consorzi tipici: il bosco a Roverella e la boscaglia tipica di Carpino e Ornello in cui scendono anche il Cerro e l’Ontano Napoletano.  Le formazioni di Roverella prevalgono nelle esposizioni dove, data la sua valenza ecologica, colonizza anche i coltivi abbandonati. La boscaglia mista  si  afferma  invece nelle esposizioni fredde e sulle pendici caclivi con il prevalere di una o l’altra specie in relazione alle caratteristiche stazionali. Alle quote minori dei 500 m.s.l.m. del versante caldo si distingue un consorzio arbustaceo di macchia mediterranea con specie termo-xerofile, quali il corbezzolo, il mirto, il lentisco, l’oleastro.Strettamente connessa alle caratteristiche orografiche e vegetazionali è la fauna del territorio che, data la enorme varietà di specie, viene distinta in relazione agli habitat naturali presenti nel territorio.Tra i mammiferi viventi nella fascia montana  la specie sicuramente più interessante e in pericolo è il Lupo (Cannis lupus) sempre più in forte declino sull’intero massiccio.Nelle zone più rocciose ed esposte a sud è possibile trovare tracce del raro Gatto selvatico (Felis silvestris), predatore molto elusivo, segnalato in costante diminuzione per il continuo degrado ambientale.L’avifauna è presente con specie sempre più rare tra gli Accipitriformi è possibile osservare in alcuni mesi dell’anno la sagoma dell’Aquila reale (Aquila chrysaetos), di solito di passaggio perché non vi sono molte prede. Rara è la presenza dell’Astore (Accipiter gentilis) e lo Sparviero (Accipiter nisus); predatori di uccelli e di altri animali viventi nel bosco.Nei pascoli è possibile scorgere la sagome della Poiana(Buteo buteo) mentre caccia i piccoli mammiferi (arvicole e topi selvatici).Tra i Falconiformi sono presenti; il falco pellegrino (Falco peregrinus), il Gheppio (Falco tinnunculus) e Lodolaio (Falco subbuteo).Negli angoli di faggete non ancora tagliata si possono ammirare specie di Piciformi, quali il picchio verde (Picus viridis), il Picchio rosso maggiore (Dendrocopos major) e il rarissimo Picchio nero ( Drycopus martius). Tutte queste specie sono in via di estinzione per i continui tagli di boschi.Anche nell’ambiente montano le specie di uccelli più diffusi sono quelle dell’ordine dei Passeriformi. Nei boschi è possibile osservare la Ghiandaia (Garrulus glandarius), la Passera scopatola (Prunella modularis), lo Scricciolo (Troglodydes troglodydes), il Merlo (Turdus merla), il Tordo bottaccio (Turdus philomelos), la Tordela (Turdus viscivorus), il Pettirosso (Erithacus rubecula), la Capinera (Sylvia atricapilla), la Cincia bigia (PArus palustris), la Cinciarella (Parus caeruleus), la Cinciallegra (Parus major), il Picchio muratore (Sitta europea), il Rampichino (Cerchia brachydactyla), il Ciuffolotto (Pyrrhula Pyrrhula), il Fringuello (Fringilla coelebs), il Verzellino (Serinus serinus) e il Verdone (Carduelis chloris).Nelle ampie radure troviamo, sempre tra i Passeriformi, la Gazza (Pica pica), la Cornacchia grigia (Corpus corone cornix), il Corvo imperiale (Corpus corax) e il raro Gracchio corallino (Pyrrhocorax pyrrhocorax) .Tra i rettili è diffusa la Lucertola campestre (Podarcis sicula), in altezze superiori a 800 m. troviamo la Lucertola muraiola (Podarcis muralis); diffuso ovunque il ramarro (Lacerta viridis). Presenti sull’altopiano sono la Luscengola (Chalcides Chalcides) nelle aree rocciose e di steppa; l’Orbettino (Anguis fragilis) negli angoli più umidi dei boschi.Tra i Serpenti, frequentano le aree rocciose la Vipera (Vipera aspis) e il Colubro liscio (Coronella austriaca); presente un po’ dovunque il Biacco  (Coluber viridiflaus). Frequenta zone più fresche e cespugliose il Cervone (Elephe quatorlineate). Riscontrata sull’altopiano, nei pozzi di pietra ancora esistenti, la Biscia dal collare (Natrix natrix), specie tipica di ambienti palustri.Gli Anfibi sono presenti con poche specie sempre in zone dove esistevano pozzi in pietra o pozze temporanee. Troviamo  la Salamandra dagli occhiali ( Salamandrina Tergiditata), il Tritone crestato (Triturus cristatus), il Tritone italiano (Triturus italicus) e il Rospo comune (Bufo bufo).