Amicizia

Post N° 1


U curticchiu   Il cortile dove abitavo da piccolo era formato da 8 case e da 6 famiglie. Al centro del cortile vi era il pozzo. Fin da piccolo ho mosso lì i primi passi e ho giocato con amici e fratelli nel cortile. Gioco del calcio, nascondino, “acchiappareddu” ed altri giochi. Lu zu Minicu e la za Maria, erano veramente miei zii, con i figli molto più grandi di me dediti all’agricoltura. D’estate, quando si pulivano le mandorle, ci si riuniva attorno e lavorando si parlava di tante storie…spesso ascoltavo in silenzio e incantato. Lu zu Minicu, ragazzo del ’99, nato nel 1899, partecipò alla prima guerra mondiale con il suo mulo…raccontava di bombe, cannonate, di case distrutte, di soldati che saltavano in aria perché avevano calpestato delle mine… nel suo immaginario pensava che la guerra mondiale avesse coinvolto tutto il mondo…anche la sua terra…il suo paese…pensava che al ritorno a casa non avrebbe più rivisto i familiari…la casa…ma, ritornando nel 1919, era rimasto leggermente ferito ( ma c’era chi insinuava che avesse lì trovato la “morosa”) trovò la casa…i genitori ….i fratelli e in più una sorella di 3 anni (mia madre). Accanto alla casa di lu zu Minicu , c’era quella di Peppi Nofriu e della za ‘Tunicchia, “la culu di pagghia”, donna dal sedere enorme che bascullava quando camminava… pensavo che  il suo sedere fosse riempito di paglia come allora erano i materassi. Peppe Nofriu, persona dura, bruta nel tono delle parole e abbruttita nello sguardo,che comandava la moglie a bacchetta, ma era affettuosissimo con noi bambini. Dicevano che era stato in galera perché aveva sparato ad una persona. Questa famiglia era poverissima… un po’ tutti si adoperavano a darle qualcosa…ma mentre la za ‘Tunicchia ringraziava commossa lui faceva il duro, il sostenuto, l’indiano. Era anziano di età ma dicevano che era ancora “giuvani” perché lavorava, faceva il pastore, alle dipendenze di un altro. La loro casa era formata da una stanza, non molto grande, dove c’era lu fuculari, il letto, un tavolo e 2 sedie. Nella stanza accanto vi era la stalla dell’asinello…non avevano il bagno ed usavano la stalla per i loro bisogni. Si lavavano nella pila , che serviva anche per lavare i pochi abiti che avevano. C’era anche la signora Angelina, “la mangiacori”, era una brava persona ma la “giuria”, il nomignolo, che portava dietro proveniva dai suoi genitori che dovevano essere persone senza scrupoli morali, che lei non frequentava. Lei invece era una persona dolce, sensibile e affabile. Il marito signor Rino, lavorava nella cava di tufo di Misilbesi e viaggiava con il motore. Persona di poche parole, silenziosa, gli piaceva ascoltare. Accanto alla loro casa vi era quella di lu zu Peppe Madonna e della za Rusidda, persone dolci e allegre specie lu zu Peppe Madonna, che giocava e scherzava con noi. In estate, ogni sera ci si riuniva a raccontare storie e aneddoti. Il nipote della za’ Rusidda, che era stato in America, raccontava della morte di Kennedy, presidente degli Stati Uniti, della mafia. Quando veniva a trovare gli zii portava l’anguria, lu muluni, che offriva a tutto il vicinato. Per renderlo fresco lo calava con una cesta nel pozzo. Tutti erano affettuosi con noi ragazzi e quando si faceva il pane, allora il pane si faceva in casa, un chichireddu o la sciavata era per noi ragazzi. All’imbrunire, quando tornavano dalla campagna li aiutavo ad dar da bere ai muli o all’asino(quello di lu zu Peppinofriu). Mi piaceva tanto giocare con gli animali, li cavalcavo, li “governavo” (mettevo il fieno nella mangiatoia) e li chiamavo con il loro nome. Poi nel 1968, venne il terremoto, tutti abbandonarono quel cortile. Quella comunità negli mesi successivi scomparve come una folata di vento fa cadere le foglie ingiallite dagli alberi…oggi le case sono state ricostruite dai figli o dai nipoti. Il cortile è ritornato ad essere abitato dagli eredi di quella comunità. Il pozzo non c’è più e, forse, scomparendo il pozzo è scomparsa anche quell’armonia e amore che c’era una volta. Non abito più lì, ma ogni volta che passo e vedo quel cortile mi sembra di vederli tutte quelle persone genuini con la loro dolcezza, simpatia, semplicità e fratellanza fra loro. Si aiutavano a vicenda nel fare il pane, nei lavori di campagna e nel darsi consigli per coltivare il terreno, nel far assaggiare le primizie della terra. Non esisteva il diritto e il dovere…esisteva lo star bene insieme.