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ASTRONOMIA - 2° parte

Post n°83 pubblicato il 23 Ottobre 2011 da OsirideDioDeiMorti2
 

 

Il merkhet era uno strumento di misurazione astronomica molto rudimentale, l'unico a nostra conoscenza di cui disponessero gli Egizi; era composto da un regolo (merkhet) dalla cui estremità pendeva un filo a piombo e da un'assicella (bay) con una fenditura verticale a forcella. Questo semplice apparecchio - ne esiste un esemplare quasi intatto al Museo di Berlino - era probabilmente completato, secondo I.E.S. Edwards, da un piano di riferimento fisso al suolo, forse un muretto circolare. Con tale strumento gli astronomi potevano calcolare soltanto, e in modo nn preciso, il Nord, determinando il punto centrale dell'ellisse fissato dallo scarto massimo della stella di riferimento. Secondo Somers Clarke e Reginald Engelbach (Ancient Egiptian Masonry e The Building Craft) l'orientamento sarebbe stato ottenuto invece da osservazioni sul sorgere e sul tramonto di una determinata stella per cui il Nord sarebbe stato fissato in direzione della bisettrice dell'angolo col vertice sul punto di osservazione e con estremi al punto di levata e di tramonto; si sarebbe trattato però di un metodo imperfetto a causa della irregolarità del contorno dell'orizzonte e per questo Edwards ritenne che fosse probabile l'esistenza del muretto circolare che costituisse una sorta di orizzonte artificiale netto e preciso. Vito Maragioglio e Celeste Rinaldi hanno espresso l'ipotesi che gli Egizi fossero in grado di determinare l'orientamento degli edifici sacri, e quindi anche delle piramidi, grazie alle ombre proiettate sul terreno da un alto palo conficcat al suolo nel punto prescelto per uno degli angoli della costruzione; al momento del sorgere e poi del calare del sole all'orizzonte, in uno stesso giorno, si tracciavano sul terreno gli allineamenti delle ombre date dal palo, e tali linee venivano prolungate fino a formare un angolo convertice alla base del alo stesso. Tali ombre, peraltro, avrebbero indicato esattamente la direzione est-ovest soltanto nei giorni dell'equinozio, quando l'ombra segnata al tramonto avrebbe coinciso col prolungamento dell'ombra segnata al mattino.

 

 

 
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