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L'ENIGMA DELLA VEDOVA D'ORO - 1° parte

Post n°115 pubblicato il 06 Giugno 2012 da OsirideDioDeiMorti2
 

 

Nella storia dell'antico Egitto,

agli studiosi capita di rado di

imbattersi in episodi "romanzeschi",

cioè tali da sembrare frutto della

fantasia di uno scrittore di racconti

(ce ne sono giunti molti anche

famosi, come le Avventure di

Sinuhe, per esempio) e della

cui veridicità si sarebbe tentati

di dubitare, se non fossero

testimoniati da documenti degni di

fede. Questa scarsità di notizie

deriva da molti fattori, alcuni dei

quali dipendono dal caso

archeologico: noi abbiamo quello

che il tempo ci ha tramandato; vi

è, però, sempre la speranza che

scavi futuri o rinvenimenti 

occasionali ci permettano di

colmare le lacune. 

 

Nell'antico Egitto vi è un

controllo strettissimo su tutto

ciò che concerne il sovrano,

la sua famiglia, la corte, il

gruppo dirigente. Circolano

soltanto le notizie che

confermano agli occhi dei sudditi

l'idea che essi sono un popolo

privilegiato - forse eletto -

per essere governato da un dio

sempre vittorioso in battaglia e

da un esercito di funzionari

saggi ed onesti. Ciò che contrasta

con questa visione del mondo

resta nell'ombra e soltanto in

casi rari e fortunati giunge

fino a noi. Solo per questo

apprendiamo che vi sono state

congiure di palazzo in cui grandi

sovrani sono stati assassinati,

che una regina è stata sottoposta

a un processo segreto e che

nei templi talvolta avvenivano

scandali e ruberie di ogni

genere, per tacere del fatto che,

ad un certo punto della

XVIII dinastia, un sovrano - il

faraone "eretico" Akhenaton

(1351-1334 a.C. circa) - ha

sconvolto l'Egitto con una

terribile rivoluzione, che

Ramesse II ha cercato - riuscendovi

per più di tremila anni - di cancellare

dalla storia del suo paese. Ma, a

parte quest'ultimo caso, possiamo

perlopiù intuire come all'interno

del gruppo dirigente vi siano

state lotte politiche tra

"partiti" diversi. Un esempio

significativo di tutto ciò viene

fornito da un episodio

avvenuto durante la XVIII

dinastia, poco dopo la morte

di Akhenaton, episodio di cui le

fonti egiziane non ci dicono

assolutamente nulla e che conosciamo

eclusivamente attraverso le

fonti ittite. Una vicenda la cui

ricostruzione non è del tutto

sicura e che ancora oggi fa

molto discutere gli studiosi: i

fatti sono abbastanza noti, ma,

per le ragioni che vedremo, sono

le figure dei protagonisti a essere

in qualche modo sfuggenti.

 

 

 
 
 

IN FAMIGLIA PARITA' FRA UOMO E DONNA

Post n°114 pubblicato il 29 Maggio 2012 da OsirideDioDeiMorti2
 

 

Non esistendo la moneta,

l'acquisto e la vendita di

beni di ogni genere avveniva

mediante il baratto, sia fra

la gente comune, sia a livello di

scambi commerciali, magari sancito

da atti legali scritti su papiro.

Anche il complesso mensile dei

lavoratori veniva pagato in

natura; un esempio ben documentato

sono le paghe per gli operai

che scavavano le tombe dei faraoni

nella Valle dei Re, costituite

dai sacchi di grano e di orzo,

pesce e legna. Il titolo di

"signora della casa" utilizzato

per le donne egizie sposate,

mostra chiaramente chie era il

responsabile dell'andamento della

casa e quale fosse il ruolo della

donna nell'ambito familiare.

L'uguaglianza tra l'uomo e la

donna nell'antico Egitto è sempre

stato considerato un fatto naturale

e la donna era libera di scegliere

il futuro sposo, era proprietaria

di beni indipendentemente dal

marito, ereditava regolarmente

alla morte del padre e ricorreva

al tribunale quando i suoi diritti

non erano rispettati. Il

matrimonio non comportava nessuna

cerimonia di tipo civile o religioso,

e bastava la coabitazione per

rendere legale un'unione; spesso

però veniva sancito da un

contratto legale per tutelare

la donna in caso di divorzio,

la cui causa principale era di

solito l'adulterio. La nascita

dei bambini avveniva sempre in

casa: lo studio delle mummie ha

rivelato che molte donne

morivano durante o subito dopo il

parto, soprattutto per

setticemia. I bambini venivano

allattati fino all'età di tre anni:

il latte umano, bevanda divina che

aveva un significato di

resurrezione, veniva utilizzato

anche nella preparazione di

medicine e pozioni. Nel caso fosse

rimasta vedova, la donna manteneva

i propri beni e parte di quelli

del marito e veniva accolta

nella casa dei figli, dove era

amata e curata fino alla morte:

per gli egizi infatti

l'attaccamento alla famiglia era

molto sentito.

 

 

 
 
 

AMENHOTEP IV - AKHENATON

Post n°113 pubblicato il 10 Maggio 2012 da OsirideDioDeiMorti2
 

 

Figlio del potente sovrano

Amenohotep III e della regina Tiy,

Akhenaton succedette al padre,

forse dopo una correggenza di

circa undici anni, con il prenome di

Neferkheperura Uaenra, "Perfetti

sono i divenire di Ra, l'Unico di Ra" e il

nome di Amenhotep, "Amon è soddisfatto"

(Amenhotep IV). Emulando la scelta del

genitore che innalzò al rango di sovrano

una donna di sangue non reale - figlia

dei nobili Yuya e Tuyu - fece della 

consorte Nefertiti la sua regina. Dal

matrimonio nacquero sei figlie:

Meritaton, Meketaton,

Ankhesenpaaton, Neferneferura e

Setepenra. Le origini della "Grande

Sposa Regale" Nefertiti sono 

controverse e la sua ascendenza egizia

è stata più volte messa in dubbio in

ragione del significato del suo nome,

"La Bella è giunta", che potrebbe

rifletterne la provenienza straniera,

ma oggi si è quasi unanimamente

concordi nel ritenerla figlia del

generale Ay, interpretando il

titolo di "Padre del dio" da lui

portato come "suocero di

Akhenaton", per analogia a quello

di Yuya, "Padre divino" di

Amenhotep III. Amenhotep IV/Akhenaton

ebbe come fratelli il principe

Thutmosi, erede al trono

prematuramente deceduto e,

conformemente ad alcune teorie,

Smenkhkara, suo diretto successore,

nonchè il giovane Tutankhaton, il

futuro Tutankhamon; alcuni studiosi

ipotizzano però che quest'ultimo

fosse figlio di Akhenaton e di

una consorte minore, la "molto

amata" Kiya, ma nessuna delle

raffigurazioni pervenuteci ritrae

il sovrano amarniano con

discendenti maschi.

 

  

 
 
 

AMENHOTEP IV

Post n°112 pubblicato il 10 Maggio 2012 da OsirideDioDeiMorti2
 

 

Talvolta il profano, possiamo confessarlo,

trova una certa monotonia nella storia

dell'antico Egitto, che si trascina

lentamente attraverso i secoli. Forse la

parola più adeguata sarebbe "prevedibilità",

 richiamando alla memoria i ricorsi stagionali

della stessa valle del Nilo. Che rappresenti

un faraone del Regno Medio o un cesare

romano di duemila anni dopo, si può pensare

che l'artigiano egizio lavori con variazioni

 praticamente insignificanti, chiuso com'è

in una tradizione di ferro. Se non fosse

per le testimonianze scritte, ci dovrebbe

esser perdonato l'imbarazzo di non saper

 distinguere talvolta un capo della storia

 dall'altro. Naturalmente tutto questo è

un'eresia bell'e buona per chi si professa

egittologo ed ha l'occhio abituato al

giudizio critico. Ma fu proprio un egittolo

di professione che richiamò l'attenzione

sull'eroe di questo post definendolo

"il primo personaggio della storia". Pochi

 potrebbero negare che nel quattordicesimo

secolo a.C. quest'uomo straodinario (se uomo

egli era) riuscì a interrompere per pochi

anni il ripetersi della storia egizia quale

noi la conosciamo: le sue guerre, i suoi

intrighi, le elaborate sofisticazioni,

l'imperialismo inesperto, il mescolamento

dei culti con l'affollato mondo animale. Il

fatto che egli sognasse, invece di regnare,

fa parte della meraviglia. Egli può essere

 condannato come apostata, come monarca

 pusillanime, come maniaco religioso, come

donna mascherata, come ermafrodita. Il suo

sfoggio di vita familiare accanto alla

graziosa Nefert-iti, tra una frotta di figlie

(non di figli) era una simulazione per

compensare una realtà, o era veramente

 un'innovazione domestica? Il suo monoteismo

fu un'incompiuta anticipazione della storia

o fu la semplice accentuazione di tendenze

 precedenti? E perchè non ambedue?

Qualunque sia la sostanza del suo

contributo, egli ha lasciato in eredità

un materiale abbastanza controverso da

richiamare l'interpretazione di una vasta

gamma di studiosi più o meno dotti. Nel museo

del Cairo noi possiamo passare in

rassegna una schiera di faraoni, ma il

suo volto singolare, lungo e intelligente,

studiato dall'artista con non comune

sensibilità data la dimensione colossale,

ci guarda irresibilmente dalla colonna di

Karnak e noi ci soffermiamo a meditare.

 
 
 

UN FARAONE DONNA

Post n°111 pubblicato il 01 Maggio 2012 da OsirideDioDeiMorti2
 

 

Il ruolo della regina doveva apparire

 straordinariamente importante già

dai primi anni, se si pensa che a Karnak

era stato costruito un viale

fiancheggiato di sfingi di cui

quelle su di un lato avevano il volto

di Amenhotep e le altre di Nefertiti.

 

 

Re e regina apparivano dunque indissolubili

anche nella gestione del potere. In molte

 raffigurazioni Nefertiti maneggia lo

scettro

 dell'autorità suprema o appare sola

davanti

 all'altare del dio Aton. Sui "pilastri

di Nefertiti" (ritrovati sempre a

Karnak) la regina è raffigurata

mentre suona il sistro ed è

indicata come "colei che trovò

Aton" un titolo equivalente a

quello attribuito ad Akhenaton.

 

SISTRO CON HATHOR

 

Tutto questo ha portato molti

egittologi a considerare Nefertiti

una vera e propria donna-faraone,

situazione che nell'Antico Egitto

non era poi così inusuale. Le donne

egizie avevano grande autorità

e autonomia anche perchè i sovrani

racchiudevano in sè, come gli dei,

i principi del maschile e del femminile.

Già in passato alcune donne avevano

regnato come veri faraoni: tra

esse Nitocris, che chiuse la

Vi dinastia

 

 

e Sobekneferu che pose fine alla XII.

 

 

In seguito Ahhotep passò alla storia

come "la regina guerriera" perchè

ebbe un ruolo fondamentale nella

lunga lotta di liberazione contro gli

invasori Hyksos.

 

 

Nella XVIII dinastia (cui

appartengono Akhenaton e Nefertiti)

c'era già stato anche il caso della

regina-faraone Hatshepsut, figlia

maggiore di Thutmosi I. Ella dapprima

aveva governato per conto del

figliastro, Thutmosi III, ma in

seguito si era fatta proclamare

faraone a tutti gli effetti,

assumendo tutti i simboli del potere

(compresa la barba, finta, che il

faraone aveva l'obbligo di portare).

La tradizione continuerà, in seguito,

con Nefertari (sposa e regina con

Ramses II) e si concluderà con

la celebre Cleopatra.

La coppia Nefertiti-Akhenaton era,

quindi, sicuramente basata su di

un vincolo saldissimo che aveva

origine da un nuovo e comune

modo di concepire il potere e la

religione. Poco importa chi dei

due avesse maggiormente influenzato

l'altro in questa scelta così

profondamente rivoluzionaria

per una società la cui dottrina

era immutata da almeno 15 secoli.

 
 
 
 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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