antonia nella notte

Post N° 468


Piccolissimastella,sembraviper sempresepolta,e, nel metallo, nascostoil tuo diabolicofuoco.Da:  Ode all’atomo  P.Neruda I miei personali ricordi di “quel 26 Aprile “di vent’anni fa sono ancora vividissimi ed inquietanti,allora come oggi la natura era nella sua massima esplosione,i verdi giovani accarezzavano lo sguardo ed era bello passeggiare in campagna e cogliere i fiori.  Mia figlia era piccola e l’espressione “nano curie”che ci avvolse per giorni e giorni diventò occasione per costruire fiabe .L’angoscia saliva man mano che si acclarava la dimensione del disastro ,si svuotarono gli scaffali del latte a lunga conservazione ,sparì l’insalata ,per qualcuno fu l’inizio di un percorso di modifiche dell’alimentazione e di messa in discussione di stili di vita.Un mio amico pastore allora aveva più di cento pecore ,faceva un formaggio ed una ricotta splendide ma decise di vendere tutto il gregge,immediatamente ;non voleva più fare caciotte radioattive,una reazione emotiva forte,solo sua  ma che aveva un senso per una persona che aveva lasciato,ufficio,città ,cravatta, per starsene fra le colline a godersi la natura.Discutevamo a lungo di questa cosa ,in ogni situazione ;la suggestione diventava così forte che nulla appariva più come prima .Si toccava con mano questa cappa invisibile che aveva ucciso la primavera . Nella notte fra il 25 e il 26 aprile 1986 il piu' grande disastro nucleare civile della storia: vent' anni dopo torna la tentazione del nucleare. Un mistero aleggia attorno alla ventennale ricorrenza del disastro: quante furono le vittime provocate dall' esplosione del reattore della quarta unita' di Chernobyl? E quante persone ancora moriranno per i veleni che si sprigionarono nell' atmosfera?Trentuno i morti per esposizione diretta all'incendio del reattore, ma sino a 100.000 i 'liquidatori' stroncati dalla missione impossibile del giorno dopo a Chernobyl. Ottomila i decessi solo in Russia. Da quattromila a 90.000 le vittime 'prevedibili' di tumori scatenati dalle radiazioni. E un generico sette milioni circa alla voce 'persone colpite'. Vent'anni dopo la peggiore catastrofe del nucleare civile, la guerra delle cifre continua, simbolo di una tragedia mal compresa dai tecnici nei momenti cruciali, mal gestita dalla politica, mal raccontata, in una epocale corsa a ostacoli tra censura e sensazionalismo, che per l'allora Unione Sovietica è stata la prima e forse più grande prova della glasnost gorbacioviana. Così, il mondo intero annotava la prima pubblica ammissione di errori fatta dal segretario generale del Pcus il 14 maggio, tre settimane dopo il disastro. blocco numero quattro era saltato in aria alle ore 1.23 di quel 26 aprile 1986, con due esplosioni consecutive, frutto di un temerario esperimento giudicato poi "un suicidio tecnico". I primissimi 'liquidatori' mandati a spalare le macerie radioattive, ignari, spesso anche senza tute protettive, in turni lampo di 90 secondi accumularono dosi di contaminazione che per moltissimi significò morte da cancro nel giro di pochi anni. Per quanti? Da 25.000 a 100.000, tentano le varie organizzazioni che da anni raccolgono dati al riguardo. Le prime evacuazioni furono ordinate il 28 aprile, per i 45.000 abitanti di Pripiat, il paesino a tre chilometri dalla centrale. Il 29 aprile l'agenzia sovietica Tass diffondeva un dispaccio su "un incidente di media gravità alla centrale nucleare di Cernobyl". Altre 100.000 persone vennero fatte sgomberare all'inizio di maggio, gli abitanti nel raggio di 30 chilometri. La capitale ucraina, Kiev, dista poco più di 60 chilometri: i vertici accademici sconsigliarono le evacuazioni. Ma Valeri Legassov, membro dell'Accademia delle Scienze dell'Urss, autore del primo rapporto, strenuo guardiano della versione ufficiale dei fatti, si suicidò nell'aprile 1988, lasciando un celebre e inquietante 'testamento' poi pubblicato sulla Pravda. La nube radioattiva sprigionata dal disastro - con una intensità di radiazioni paria a 400 volte circa quelle della bomba di Hiroshima - fu portata dai venti verso Ovest, Nord-Ovest, nei cieli di oltre mezza Europa e non solo. Il 29 aprile la nube arrivò in Polonia, Germania, Austria, Romania, Finlandia e Svezia, il 30 aprile in Svizzera e Italia del Nord, due giorni dopo in Francia, Belgio, Paesi Bassi, Gran Bretagna e Grecia, sino a Israele, Kuwait, Turchia. Tassi di radioattività anomala dispersa nell'aria furono registrati addirittura in quei gironi addirittura in Giappone, maggio in Cina, Usa e Canada. Mentre il viaggio delle polveri contaminate seminavano paure e polemiche in mezzo mondo, sul fronte dell'emergenza 'interna', dopo le 5.000 tonnellate di sabbia riversate da uomini, sui resti del reattore numero 4 fu costruito il cosiddetto 'sarcofago' che oggi allarma il mondo con metri di fessure e crepe. Per costruirne uno nuovo, nel 1997 il G7 di Denver istituì il Chernobyl Shelter Fund, gestito dalla banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Berd). La nuova struttura dovrebbe coprire il vecchio sarcofago e garantire altri 100 anni di sicurezza. Ma dei 758 milioni messi in conto per l'opera, e in gran parte 'promessi' da precisi donatori, per ora solo una piccolissima parte è stata stanziata e gli unici lavori compiuti sono di piccola manutenzione. Oggi in Ucraina si è aperta la settimana delle commemorazioni ufficiali, contemporaneamente ad una conferenza internazionale che vorrebbe fare il punto sulla lezione rappresentata dal disastro. Sotto il titolo: "Vent'anni dopo l'incidente di Cernobyl, sguardo al futuro", gli organizzatori promettono una franca discussione sull'accaduto e l'esperienza accumulata negli anni sucessivi. Il presidente ucraino Viktor Yushchenko, nel suo discorso di apertura, ha proposto di convocare una nuova conferenza di donatori, "per delineare una strategia di azioni comuni per superare le conseguenze della catastrofe. Esorta l'Unione Europea e l'Onu a essere tra i primi organizzatori