L' inizio ( dimenticare incipit...) di
"Verderame" di Michele Mari ( Einaudi) , ancora una volta copiato e riscritto con foga neo amanuense alla faccia del copia incolla...
Dimidiata da un colpo preciso di vanga , la lumaca si contorceva ancora un attimo : poi stava.Tutto il vischioso lucore le rimaneva dietro ,perché la scissione presentava una superficie asciutta e compatta che il colore viola – marrone assimilava al taglio di una bresaola in miniatura. Dunque della sua bavosa vergogna l’animale si doveva liberare in continuazione per rimanere puro nell’intimo suo ,e a questa nobile pena era premio la metamorfosi dell’immonda deiezione in splendida scaglia iridescente .Corrugato da solchi paralleli e regolari , il tegumento esterno era di un rossiccio che teneva del boleto ; ciò che distingueva il nostro mollusco come lumaca rossa ovvero lumaca francese; più tozza e più chiara delle nostrali ,con una sagoma più vicina alla balena che al serpente ,e corna più corte e meno facili alla protrusione.-Puàh!- fece il villano sputando sopra il cadaverino ma mancandolo di qualche centimetro.Poi ritrasse la vanga e ne passò la lama fra due dita , come a nettarla di una poltiglia che esisteva solo nella sua testa . –Lumàgh frances!-e nuovamente esplose un bolo di saliva che come il precedente scaracchio nessuna benedizione avrebbe trasformato in madreperla .- Lumàgh schifus vacaboia ! – e finalmente si allontanava .