antonia nella notte

Quando un buongiorno ti rende la notte più gradevole


Mia figlia ha un anno e mezzo. La sera si addormenta generalmente tra le 21.30 e le 23. Più che addormentarsi crolla. Avvinghiata ai piedi, alle gambe o alle braccia della madre, sul divano. A quel punto la portiamo nel suo lettino, nella sua camera.Mediamente nove notti su dieci dorme fino al mattino successivo, quando la svegliamo noi. Mediamente una notte su dieci, forse per un brutto sogno, o forse perché spostandosi nel sonno sbatte il testolino contro le sbarre del letto, si sveglia, e caccia un urletto. A quel punto mi alzo, le prendo e le metto nel letto con noi. E lei si riaddormenta.E' successo anche l'altra notte. Ho sentito la sua voce, ho guardato l'ora: le 5.37. Ero andato a dormire due ore e mezza prima, me ne restavano ancora due di sonno. Mentre percorrevo quei sei metri che separano la nostra camera dalla sua, mi dicevo che quando sarà grande, e la sera farà tardi, un giorno mi leverà la soddisfazione di svegliarla all'alba e di dirle: "Questa è per quella volta che mi hai sbrandato tu". Poi l'ho vista, arrovogliata nella zanzariera. Mi ha guardato, mi ha sorriso e mi ha detto: "Buongiorno". L'ho presa, l'ho messa nel nostro letto tra me e sua madre, e mi sono addormentato contento.Questo perché, a volte, un buongiorno ti rimette in pace con la notte. Perché a volte una parola al momento giusto ti rende felice.Come un saluto che arriva da un assolato internet point sperso da qualche parte dell'Italia da una persona di cui ignori anche il volto.Grazie