antonia nella notte

APPUNTI DI LETTURA 2020


N.11 Stefania Auci I leoni di Sicilia ( La saga dei Florio) Edizioni NordEra da quando è uscito che questo libro occhieggiava con la sua copertina con il quadro di Corcos e mi attraeva . Poi il grande successo editoriale prima all'estero e poi in Italia , credo sia alla quindicesima edizione .Un successo che si spiega a mio avviso con una scrittura semplice, moderna e brillante , mai prolissa ,le note storiche aprono con dei sintetici corsivi i periodi dell'ascesa della famiglia Florio segnandone le vicende senza appesantire la lettura delle pur poderose 400 pagine che sfilano via molto bene , lasciando anzi un pò di amaro quando stanno per finire .Ho letto molte recensioni ; come è abbastanza normale in un romanzo tanto letto ed amato dal pubblico c'è chi lo distrugge paragonandolo ad un romanzone rosa e chi lo esalta paragonandolo al "Gattopardo di Tomasi da Lampedusa .Io direi che nè l'una nè l'altra opinione lo descrivono e lo raccontano . Io l'ho trovato molto piacevole , misurato , chiaro , non pretenzioso rispetto a forzate introspezioni. Emerge nettamente l'amore della Auci per la Sicilia , terra complessa e bellissima dove gli odori,le sensazioni , la forza del mare circonda i sensi e li ammalia. Anche Palermo viene descritta nella sua duplice fascinosa essenza; quella nobile dei grandi palazzi e quella dei vicoli  angusti che corrono al mare. Il dialetto siciliano che compare a tratti è sinuoso ed interessante "cacettu"! La condizione della donna siciliana dell'ottocento ( e non solo siciliana ) mi appare così risaputa che non mi fa nemmeno indignare ; un dato acquisito ed in progressivo superamento!E' la storia della famiglia Florio , dalla fine del 1770 , periodo nel quale la famiglia si trasferisce da Bagnara calabra a Palermo al 1868 , anno della morte di Vincenzo Florio ,l'uomo  a cui si può ascrivere la nascita dell'impero Florio .Vincenzo , uomo forte e determinato  , fattosi ricco e potente dal nulla o quasi che pur ricchissimo e con attività commerciali di ogni tipo non riesce a "penetrare " nel tessuto delle famiglie "nobili siciliane arroccate ai privilegi di "sangue e nascita ", si rivolgono a lui per essere aiutati economicamente ma continuano a trattarlo come un "parvenu" ...un facchino...Non lo sapevo quante fossero e di quale peso le attività di Florio...mi fermavo al marsala..., invece la loro fortuna parte con l"aromateria" , affascinante negozio di spezie di tutto il mondo , poi l'ambra ,la seta, il cortice , lo zolfo, il pizzo , il tonno , le navi, il vino...Attorno a lui, prima lo zio ed il padre ,la madre recalcitrante verso il marito e verso il trasferimento in Sicilia , l'amico inglese , l'architetto delle sue ville , poi Giulia Portalupi , la milanese , che lo affiancherà tutta la vita prima madre delle sue due figlie ,poi moglie alla nascita di Ignazio "U masculu" ,l'erede designato a guidare l'impero Florio. La saga si ferma  all'arrivo di Garibaldi. Ci sarà un seguito. "Un leone ferito che beve ad un ruscello . A poca distanza ,le radici di un albero si allungano nell'acqua ,liberando le loro proprietà curative .E' questo che segna l'attività dei Florio dall'insegna dell'aromaterapia fino alla statua di Benedetto Lisi nel cimitero di Palermo ,l'albero che intinge le radici nel torrente è l'albero della china e la sua corteccia ha salvato milioni di vite umane .Dalle sue potenti proprietà febbrifughe si rendono conto prima gli indios dal Perù e dalla Bolivia ma non sfuggono ai gesuiti che nel XVII secolo  portano quella corteccia dalla Spagna :essiccata e chiusa in sacchi viene poi venduta nei più importanti porti d'Europa: la chiamano Cortice...."allora viene calata la tonnara .Perchè la tonnata non è solo un edificio , il marfaraggio .E'anche un apparato di reti a camere progressive , un metodo inventato dagli arabi e tramandato agli spagnoli che trova la sua apoteosi in Sicilia.La tonnara è un rito ,la tonnara è un luogo in cui famiglie intere hanno vissuto per centinaia di anni , gli uomini sul mare ,le donne negli stabilimenti. d'inverno si curano le navi e si rammendano le reti e in estate ci si occupa della mattanza o di lavorare il pescato.Lo chiamano "il maiale del mare" , questo bestione dallo sguardo stolido ,perchè di lui non si butta via nulla ,non le carni rosse e morbide che vengono lavorate , messe sotto sale e vendute in grandi barili.Non le ossa e la pelle che essiccate e triturate ,sono usate come concime .Non il grasso , usato per l'illuminazione .Non il seme che diventa preziosa bottarga .La tonnara vive perchè esiste il tonno.