I casi sono due: o il curatore dell'immagine di Silvio Berlusconi è in ferie, o è stato segretamente licenziato e sostituito da Vittorio Feltri. ( ...detto pure LITTORIO Feltri...)Di certo dev'esserci una mente feroce e raffinata dietro quanto è accaduto ieri. Come ci racconta Umberto De Giovannangeli, il nostro presidente del Consiglio è andato a Tripoli per
festeggiare con l'amico Gheddafi il primo anniversario
dell'onerosissimo accordo italo-libico, si è beato tra le ovazioni a comando dei sudditi del colonnello, ha ricambiato l'omaggio con una spettacolare, costosa e anche imbarazzante esibizione delle Frecce tricolori.Tutto questo mentre un gommone con a bordo settantacinque
migranti somali (tra i quali quindici donne e tre minorenni), superate le acque maltesi grazie all'ormai consueta collaborazione della locale marina militare, entrava nel mare nostrum e veniva intercettato da un pattugliatore della Guardia di Finanza che provvedeva a scortarlo verso le coste della Libia. Per la cronaca, solo uno dei passeggeri ha evitato il «respingimento» perché, avendo avuto la fortuna di fratturarsi le costole, è stato ritenuto inidoneo a una permanenza in un lager e ricoverato in un nostro ospedale.Si trattava, cioè, di persone che fuggivano da uno dei
paesi più disgraziati del mondo (una nostra ex colonia, tra l'altro, proprio come la Libia) e che se solo avessero potuto presentare la domanda avrebbero avuto l'asilo politico o la protezione umanitaria. E si sarebbero salvati la vita. È probabile che, distratto dallo studio delle biografie dei suoi avversari, il nostro premier si sia scordato di aver nominato a un incarico importante come il ministero degli Esteri
tale Franco Frattini il quale, travolto dall'imbarazzo e speriamo anche dalla vergogna per l'ultima strage di migranti, una settimana fa aveva lanciato un appello perché tutti i paesi dell'Unione si facciano carico del problema dei rifugiati politici.Ed ecco come diamo l'esempio: arriva una barca di rifugiati politici nelle nostre acque territoriali, cioè a casa nostra, e noi la spediamo indietro impedendo la presentazione della domanda. E così, come già un altro migliaio di migranti che negli ultimi mesi avevano creduto di trovare aiuto in Italia, i settantacinque somali saranno sistemati in uno dei lager dell'amico del nostro premier. Il quale - dopo aver detto «ci vuole rigore» - si è guardato bene dal pronunciare davanti a Gheddafi altre quattro paroline che avrebbero dato senso, credibilità e dignità alle prime tre: «Rispetto dei diritti umani».DA "filo rosso" di Giovanni Maria Bellu