antonia nella notte

fa senso il "senso" dello stato


Gelatina tossica
Non è esatto dire che Guido Bertolaso sia un clone minore di Silvio Berlusconi. Non è esatto dire che il premier si sia servito di lui. È piuttosto il contrario: è Bertolaso, moderna incarnazione di una stirpe resistentissima e longeva che da sessant'anni domina il Paese, ad essersi mimetizzato nel berlusconismo assumendone le forme per attraversarlo indenne e naturalmente - come è nelle caratteristiche della sua specie - sopravvivergli e continuare in silenzio a regnare. Guido Bertolaso è l'ultimo erede di quel potere democristiano sotterraneo, discreto e granitico, ecumenico e devoto, capace di fare affari con una mano e la carità con l'altra che ha occupato da sempre i posti chiave del Paese - governasse la destra o la sinistra - le segreterie generali, i gabinetti centrali, le amministrazioni periferiche. Le gerarchie vaticane, le potentissime massonerie ecclesiastiche, i costruttori e i banchieri, le nobildonne devote e i cardinali. Andreotti il sole, naturalmente, e giù giù i suoi discepoli ovunque disseminati negli schieramenti fino a Gianni Letta, che di Bertolaso è difatti il mentore. Una volta attorno al sole c'erano costruttori e faccendieri, Sbardella e Evangelisti: più rozzi, del resto ancora non esistevano le Spa del benessere e le escort non si chiamavano così. Poi il business è diventato la sanità, insieme le emergenze nazionali. Gli eventi. La provvisoria comparsa sulla scena di Silvio Berlusconi - vent'anni nell'eternità democristiana sono un attimo - ha solo avuto l'effetto per così dire di «modernizzare» l'aspetto dell'uomo della Provvidenza. La mimesi di cui per tradizione e per darwiniana necessità i dc sono capaci ha indotto Bertolaso ad assumere, di questo tempo, usi e costumi: una certa protervia, la presunzione di impunità di chi è al potere, la frequentazione di giovanotti che commerciano protesi o laterizi, che provano ad entrare nel giro facilitando gli affari con «donne e cocaina» secondo la scuola Tarantini ma anche con macchine, case, vacanze all inclusive. Lo stile del tempo, lo stile smeraldo. La consistenza gelatinosa di quello che una volta era il roccioso giro andreottiano ha ora i contorni di un budino e la moralità di una medusa. Gente che ride la notte del terremoto, mentre centinaia di persone agonizzano sotto le macerie, perché già sente il tintinnare dei soldi. Dirigenti messi lì da altri dirigenti più potenti che in cambio chiedono che si sistemi il figlio, e poi l'amica e la cognata. Una quantità impressionante di figli sistemati in ogni dove, a ogni latitudine politica. Club per il relax costruiti abusivamente, sempre secondo lo stile che si fa un po' come ci pare perché comandiamo noi, luoghi di incontro divisi per filiere di frequentatori: questo dei massaggi di Francesca in area destra cattolica, per esempio. Regole spazzate via come nastri di un pacco regalo, così si fa prima. Berlusconi passerà, prima o dopo. Più difficilmente passerà il disastroso degrado civile in cui ha precipitato il Paese e che gli epigoni di Andreotti, oggi difesi dai suoi stessi avvocati, hanno cavalcato. Scardinare questo, rompere il sistema di potere sotterraneo che dal dopoguerra a oggi resiste e si reincarna è compito molto più arduo. È ormai gelatina, del resto. C'è sempre chi ne ingrassa. A scioglierla si rischia di far venire giù tutto, ma tutto davvero. Sarebbe l'ora. Concita De Gregorio