Terminata la lettura di questo
romanzo di
Sacha Naspini ,preceduta da un’aura cupa ma anche dalla recensione entusiasta di un'amica , attrattiva non trascurabile.
Tredici capitoli ,che filano rapidi in un crescere di attonita sorpresa,Sacha/Bastiano racconta in prima persona altrettante tappe della sua esistenza truce, della sua fredda vicenda esistenziale ,dura da far tremare i polsi ,senza mai indulgere nel minimo sentimento.È un Candido fra le strade marce e terribili della condizione umana più estrema e degradante, assillato da una miseria esasperante che spinge ad atti di cannibalismo ,a suo agio coi cani randagi affamati e digrignanti come lui ,coi cinghiali ed i silenzi del bosco.Le due guerre mondiali sono lo sfondo effettivo ma la fiaba nera raccontata è senza tempo.La scrittura è sofisticata, secca ed essenziale .Il protagonista non sa stare con i suoi simili,nemmeno con la sua "bimba bella". Si destreggia nei boschi più pericolosi e inaccesibili con grande coraggio ma Bastiano è alterato mentalmente da una continua insicurezza che fa degenerare in momenti di ferocia inenarrabile/iperbolica i pochi rapporti umani che ha nell’arco di tutta la sua vita. Non ha alcun punto di riferimento né guide nè affetti , è cresciuto in una botola scavata nel terreno in mezzo ad un bosco ed anche quando ne esce, Bastiano porta sempre dentro di sé una voragine estesa e profonda.Mi è venuta voglia di leggere anche gli altri romanzi di questo giovane scrittore emergente .