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DE/LEGITTIMAZIONE

Post n°975 pubblicato il 12 Settembre 2007 da ossimora
 

Tratto dall commento di Scalfari

"I valori e gli orizzonti del nostro mondo e il linguaggio che lo domina sono dettati in gran parte da ciò che noi chiamiamo "mass media".

Ma siamo davvero consapevoli del significato di questa espressione?

Ci rendiamo conto che gran parte di essi trasformano i loro utenti in massa?

 E lo fanno con prepotenza e cinismo, utilizzando un linguaggio povero e volgare, trasformando problemi politici e morali complessi con semplicismo e falsa virtù, creando intorno a noi un'atmosfera di prostituzione spirituale ed emotiva che ci irretisce rendendo "kitsch" tutto ciò che tocchiamo: le guerre, la morte, l'amore, l'intimità.

 In molti modi, palesi o nascosti, liberano l'individuo da ciò di cui lui è ansioso di liberarsi: la responsabilità verso gli altri per le conseguenze delle sue azioni ed omissioni.

E' questo il messaggio dei "mass media": un ricambio rapido, tanto che talvolta sembra che non siano le informazioni ad essere significative ma il ritmo con cui si susseguono, la cadenza nevrotica, avida, commerciale, seduttrice che creano. Secondo lo spirito del tempo il messaggio è lo "zapping"".

Grossmann

 
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Commenti al Post:
Demyan_Petrov
Demyan_Petrov il 12/09/07 alle 13:27 via WEB
Sono d'accordo...
(Rispondi)
 
ventodamare
ventodamare il 12/09/07 alle 13:51 via WEB
Ho letto con interesse il fondo di Scalfaro, ma credo che un richiamarsi all'etica del linguaggio o gridare al sacrilegio perche' non sarebbero stati rieletti Nenni e De Gasperi non fornisce alcun apporto al cambiamento delle leggi della politica che permettono il disastro attuale. Quando poi analizza i tre punti, a parte le due legislature, non puo' che essere d'accordo, Quindi? parliamo di sostanza, di cambiamenti, o di forme di linguaggio? Decidiamo le priorita', io ci metto il cambiamento, anche coi vaffanculo se e' l'unico modo.
(Rispondi)
 
 
ossimora
ossimora il 12/09/07 alle 14:41 via WEB
Scalfari con la sua solita lucidità non mi sembra la metta soltanto sul piano dello “stile”,si richiama invece alla vecchia storia dell’imbonitore di folle a buon mercato che viene poi coartato dal potente di turno il quale lo usa pro domo sua e poi lo fa fuori. Ben più articolato. Sulle questioni messe sul tappeto dalle manifestazioni del VDay c’è poi un distinguo interessante ,il richiamo a Pertini o a Nenni è infatti sulla questione dell’essere inquisito “tout court”;se non vogliamo fare solo demagogia direi per esempio che una cosa è essere stati precedentemente inquisiti per MAFIA ed un'altra per reati minori o per reati ideologici che possono essere ridefiniti. IO direi e mi auguro anche che la scossa la prendano i partiti ,nel momento nel quale mettono in lista i loro candidati,Di Pietro dovrebbe saperlo. Sono i partiti che debbono essere garanti e referenti punibili pure se immettono nelle loro liste soggetti legati alle varie italiche camurrie e come ha detto qualcuno in questi giorni di dibattito NOI tutti che votiamo!
(Rispondi)
 
 
barrytoon
barrytoon il 12/09/07 alle 16:50 via WEB
Intanto non è un articolo di fondo... ma tutt'al più una "spalla"... ogni tanto la precisione semantica è cosa indispensabile e dà la misura e la cifra, come si usa dire, no?... poi, il buon "Barbapapà" dice cose sagge e sensate, piene di sostanza. Di capipopolo, a cominciare da Masaniello a finire a "Sua eccellenza il Cavaliere" (no, non qullo di Arcore, quello nato a Predappio), in Italia ne abbiamo avuti troppi e mediamente hanno fatto disastri! Che Grillo faccia le sue cose, che si impegni anche politicamente, ma che resti un teatrante, lì è bravo, altrove non so e non vorrei provare (abbiamo già dovuto provare per un lustro un signore che prima cantava sulle navi, poi...). La deriva peronista è pericolosa e puzza incredibilmente di orbace e di fez, per non dire di maganello.
(Rispondi)
 
 
 
ossimora
ossimora il 12/09/07 alle 18:33 via WEB
Hai ragione ,trattasi di spalla ,grazie pe rla precisione (mi affretterò correggere )E DEL RESTO CHE CONDIVIDO.
(Rispondi)
 
carlofedele
carlofedele il 12/09/07 alle 13:54 via WEB
e ti pare che nel Paese (il nostro) dominato da media accentrati in una sola mano, capaci di costruire un partito politico dalla mattina alla sera e di cambiare completamente lo stile di vita di una intera nazione, ti pare che non ce ne siamo resi conto ? Noi siamo stati le cavie del prossimo modus operandi del capitalismo, anzi che è già iniziato...
(Rispondi)
 
 
ossimora
ossimora il 12/09/07 alle 14:43 via WEB
Mi sembra di no se è vero ,come sembra che il nanoridens nel faccia a faccia ante elezioni con Romano Prodi ha guadagnato un bel tot di voti soltanto barando a bocce ferme ,promettendo l'annullamento dell'ICI.(Temo che nemmeno i milanesi che aspettavano la regalia da madame moratti se ne siano resi conto...)
(Rispondi)
 
 
 
carlofedele
carlofedele il 12/09/07 alle 20:25 via WEB
e infatti non ce ne siamo accorti... ^__^ la mia era velata ironia...
(Rispondi)
 
 
 
 
ossimora
ossimora il 12/09/07 alle 20:44 via WEB
;))
(Rispondi)
 
CarloLudovico
CarloLudovico il 12/09/07 alle 16:49 via WEB
chi pecora se fa, er lupo se la magna. Un saluto
(Rispondi)
 
ossimora
ossimora il 12/09/07 alle 18:31 via WEB
lieta di incontrarti in queste contrade,ricambio volentieri il saluto!
(Rispondi)
 
SandaliAlSole
SandaliAlSole il 12/09/07 alle 19:34 via WEB
Ciao antonia, ci sono una serie di considerazioni nel lungo articolo di Scalfari che trovo davvero interessanti e anche condivisibili. Ti segnalo, questa è più una curiosità ma la trovo carina, una ricerca fatta da Salvatore Patriarca de Il Sole 24 Ore sull'attuale compagine (deputati e senatori, esclusi i senatori a vita). Tolti i 25 condannati, su 945 eletti, 300 non avrebbe titolo per restare, perchè presente da almeno due legislature. Tradotto in termini terra terra, significa uno su tre. Ti riporto quale dato al volo: dei cosiddetti big sarebbero fuori Berlusconi (4), Fini (7), Mastella (nove), Fassino (4), D'Alema (7). Fuori anche Bertinotti, e i "veteranissimi" Cossutta (10), De Mita (11), Tremaglia (10). Alla Camera, sintesi della sintesi, an ad esempio ne perderebbe 32. I più giovani? Quelli dell'Udeur. Curiosità delle curiosità: Prodi sarebbe dentro. Questa è la sua seconda legislatura.
(Rispondi)
 
ventodamare
ventodamare il 12/09/07 alle 20:24 via WEB
Comunque la pensiate, io credo che Grillo, se volete in maniera assolutamente discutibile nella forma e nei contenuti, sia l'unico che dia piena voce all'urlo disperato di chiede un'inversione di rotta ai nostri politici, cosi' lontani dai veri bisogni della gente e portatori insani di sprechi e malaffare. A parte affermazioni generaliste, c'e' qualcuno che fa qualcosa di CONCRETO per questo? O preferiamo trastullarci continuando a puntualizzare sofismi ineccepibili ma inutili allo scopo?
(Rispondi)
 
 
ossimora
ossimora il 12/09/07 alle 20:44 via WEB
NON é QUESTIONE DI SOFISMI;ma come ben dici di contenuti e forma;sopratutto anche in rete ho notato che in generechi ghasposato la causa apparentemente iperinnovativa di Grillo spesso è portatore di antipolitica,di populismo,di qualunquismo.In ogni caso ,io spero davvero che la cosa sia servita e scrolli i partiti.Ho appena finito di leggere Luttazzi e altri e credo che non ci sia che da aspettare.Si verdrà.
(Rispondi)
 
elioliquido
elioliquido il 12/09/07 alle 23:24 via WEB
Scalfari è innamorato della politica. Non che si possa governare un qualunque paese con l'antipolitica, a meno di ricorrere al dispotismo, ma lui concepisce la politica nella forma in cui è attualmente gestita teoricamente. Mi sembra orientativamente (e non solo in questo articolo, ma per suo carattere) timoroso delle novità. Il fatto è che a temere le novità, gli sconvolgimenti, si può rischiare di lasciar correre sempre e sempre e sempre, anche quando delle regole nate con certi obbiettivi, finiscono per essere manipolate, rivoltate, ridefinite, disattese parzialmente per la parte che fa comodo, fino a stravolgere il risultato da quello cui puntavano, a quello che si ha poi nel reale. A firmare per il V-day non ci sono andato, ma è stato, diciamo, per "caso". Per me firmare non avrebbe significato né aderire al grillismo, né aspettarmi che una sola di quelle leggi da Grillo proposte avesse seguito, né spostare il partitismo attuale. Era solo un modo per dire: non sono d'accordo, non mi piacete, non me la date a bere, smettete di dire scemenze in tv, ché tanto neanche l'accendo. Il problema che Scalfari comunque non tocca è che l'anarco-individualismo è celebrato attualmente, in grande stile, dalla classe politica del nostro paese, la casta. Non tutti? Per principio, ancor prima di fare la conta sono d'accordo. Ma "quelli che" bastano ed avanzano a fare il disastro. Scalfari non si accorge che l'antipolitica la stanno già facendo i politici di professione del nostro paese. Non posso fare molto di più che limitarmi a votare. Ma che debba votare quelli che mi mette in lista il segretario di partito, ben sapendo (almeno in linea di massima) in base a quali criteri, mi fa affermare che in effetti il mio voto non è mio. L'unica alternativa è di entrare in politica ponendomi in concorrenza con questi. Ma non è sempre dato né possibile. Se lavoro per un'azienda che è gestita male perché i capi sono corrotti, non è detto che abbia la capacità di sostituirli. Ad ognuno il suo mestiere. Ma almeno il mio diritto di dire che non mi sta bene vorrei poterlo avere. Scalfari la mette troppo sul pauroso, senza calcolare che di pauroso (dello stesso genere di mostro che agita lui) già c'è l'ombra nel nostro sistema così come si trova. È questo il dettaglio che gli sfugge, e che a me fa pensare che una posizione sia pro che contro il V-day non possa essere presa tanto nitidamente.
(Rispondi)
 
ossimora
ossimora il 13/09/07 alle 00:02 via WEB
Ciao Frà.Onestamente mi sembra che in giro ci sia veramente troppa esaltazione dell'antipolitica.Non mi piace ,Mi fa paura.Io credo c he un paese occidentale con tutto ciò che ne consegue come il nostro non possa che essere governato dalla politica e solo la politica può esercitare determinati ruoli.Devo dire che il successo della "casta",mi inquieta non poco ,infondo dire che so ,che Bersani e Dell'Utri (è solo uno dei tanti esempi possibili)sono uguali costa poco ma porta a dei disastri immani."Società civile" si batte da anni per l'esclusione dei mafiosi e dei condannati per reati gravi dal parlamento e non c'è riuscita anche perchè molti di noi li hanno votati.Spero che Il Vday ci riesca .
(Rispondi)
 
 
elioliquido
elioliquido il 13/09/07 alle 00:16 via WEB

La casta non ce l'ho, e non so se lo prenderei perché tanto non aggiungerebbe nulla a quello che penso già. Forse aggiungerebbe dati, ma che me ne farei? Ma non li considero casta per il libro, bensì perché lo sono. Riesco a confrontare un tantino onestamente Bersani e Dell'Utri. Ma porre questo confronto non mi piace, perché poi finisce per essere la classica argomentazione a difesa dello status quo. A parte quelli come Bertinotti, che francamente mi sembra una sorta di Bossi di un'altra "ideologia" (qui davvero ci vanno le virgolette sia per l'uno che per l'altro), che da una parte si fa pagare fino all'ultimo centesimo per sedere sui banchi del parlamento, e dall'altra ci sputa sopra facendo il finto rivoluzionario. Ma gli altri stigmatizzano la trovata grillesca, e ne hanno ben donde. Devono difendere la loro antipolitica dell'affare personale o di partito (e quello di partito lo considero negativamente, quando non è fatto secondo le regole, attribuendo maggior gravità all'illegalità di per sé, che alla quantità della manovra illegale, perché è il gioco sporco, quantunque di piccola dimensione, che dà la misura della dirittura morale, e quando la dirittura morale uno non ce l'ha, non è legittimato a chiacchierare di quella di un altro). Devono difendere la loro antipolitica da quella di Grillo. Ed è per questo che l'argomentazione pro-politica, quando per politica s'intende quella "roba lì" che fanno loro, non la sposo. Magari non sto dalla parte di Grillo, ma neppure dalla parte di chi legifera distrattamente su tutto ciò che non porta vantaggio a sé o al proprio partito.

Minchia! È tardissimo... Ciao Anto, 'notte

(Rispondi)
 
 
 
ossimora
ossimora il 13/09/07 alle 00:18 via WEB
buonanotte,avremo occasione di riparlarne.
(Rispondi)
 
ossimora
ossimora il 13/09/07 alle 00:27 via WEB
Le piazze di Grillo, configurano per l’ennesima volta il tetto oltre il quale la democrazia non può andare, il limite fisico di rappresentatività della democrazia liberale oltre il quale la stessa democrazia liberale non permette ai cittadini di andare. E’ un concetto che nessuno espresse meglio del segretario di Stato statunitense, Henry Kissinger quando affermò che non avrebbe permesso (e non lo permise) che il Cile diventasse socialista solo per la volontà dei propri cittadini. Mille Kissinger si riempiono quotidianamente la bocca di “volontà degli elettori”, a patto di indurla e limitarla a non toccare quegli interessi che sono al di sopra della democrazia stessa e quindi vulnerano la democrazia stessa limitandola. Per esempio, lo stesso Grillo ne fa una rivendicazione fondamentale, se in Italia (o in qualunque altro paese), si facesse un referendum sulla precarietà che sta distruggendo la vita oramai a più di una generazione, come credete che finirebbe? Se in democrazia, i cittadini decidessero di abolire ogni tipo di contratto precario con un referendum, per vedere l’effetto che fa, e se hanno davvero ragione o torto gli economisti neoliberali, sarebbe loro permesso? Non è un caso che oramai in Italia chiunque osi criticare la precarietà, è successo anche a Grillo, venga zittito con la bicicletta insanguinata dai deliranti assassini di Marco Biagi. E’ un ricatto volgare e da respingere e chi veramente offende la memoria di Marco Biagi è chi se ne fa scudo per difendere la sottomissione del lavoro al capitale. Ma è un ricatto che è espressione di ciò che c’è veramente in ballo: la messa in discussione del predominio neoliberale dell’economia sulla politica che è il tratto fondamentale dei nostri tempi. L’economia (neoliberale) come religione, quasi una “religione politica” nella quale si fa carriera politica solo se si ci si fa garanti dell’adesione all’ortodossia neoliberale, ma dove il potere vero, al di là dei parafernali, dei benefit e dei privilegi di casta, resta nelle mani dell’economia. Qualcuno mi faceva notare che tutti i privilegi dei politici sono poca cosa rispetto ai privilegi dei quali godono i sacerdoti dell’alta finanza e i principi delle grandi imprese. Grillo mette in discussione la politica in quanto garante dei grandi interessi economici? A parole sì, ma nella pratica vale la pena riflettere. La cosiddetta “società civile”, che resta la parte migliore della società, si è autoconvocata più volte negli ultimi anni, da “Mani Pulite”, al movimento cosiddetto “no global”, fino ai Girotondi. Quello di Grillo è l’ennesimo esempio, senz’altro il minore, il meno propositivo, ma forse il più disperato. In tutti questi movimenti la società civile si è mossa con pulizia, con competenza, con proposte concrete, solidali, necessarie, riscattando il vero senso della partecipazione politica, quello della democrazia che si fa partecipazione, democrazia partecipativa, per chiarire dove voglio andare a parare. Ma ognuno di questi movimenti, dopo un periodo di auge è stato sconfitto dagli apparati partitocratici, dai burocrati di partito, dalla casta. Se il centrosinistra ha fatto proprio lo scambio indecente calderoliano tra legge elettorale porcata e liste bloccate è perché quei leader e quella classe politica con la quale secondo Nanni Moretti non avremmo vinto mai, è ancora lì. Ed è ancora lì non perché vince o perde le elezioni, ma perché è garante, come Berlusconi, degli stessi portatori d’interesse, stakeholders, per parlar come chi dice d’economia e finge di parlare di democrazia. C’è un solo paese al mondo dove si sia tenuto un referendum popolare sulle privatizzazioni. Questo paese è l’Uruguay. Nei primi anni ’90 l’allora governo di centro-destra dovette prendere atto che ben il 72% dei cittadini (di destra e di sinistra) si sentissero più sicuri se la luce, il gas, il telefono eccetera, fossero rimasti pubblici. Quale democraticissimo governo francese, olandese o britannico ha sentito mai il pudore di consultare i cittadini sulla stessa materia? Nessuno, perché il popolo bue avrebbe votato quasi certamente alla stessa maniera del popolo bue uruguayano. Credete che la maggioranza dei cittadini statunitensi, se potesse davvero esprimersi, confermerebbe il sistema di salute privatistico descritto da Michael Moore nel suo ultimo film, o preferirebbe un sistema pubblico, magari all’italiana? In Spagna nel 2003, l’allora capo del governo, José María Aznar decise di partecipare all’avventura irachena nonostante il 90% degli spagnoli, tra i quali la maggior parte dei suoi elettori, fosse totalmente contraria. Interessi superiori chiamavano e gli stessi strumenti della democrazia liberale davano ad Aznar il potere di prendere una decisione che, se non era antidemocratica, era come minimo ademocratica. D’altra parte è vero anche il contrario: la classe politica, prende continuamente decisioni puerili andando dietro al sondaggismo d’accatto e prendendo posizione solo in ragione di quel che crede pensare l’opinione pubblica. A patto che non siano cose veramente importanti. CARTA STRACCIA In questo contesto Grillo fa alcune proposte, e firmano in 300.000. Ma entrando nel merito dei tre punti ai quali Grillo ha chiamato a firmare 300.000 cittadini, solo uno appare incontestabile, quello sul voto di preferenza. Quando Roberto Calderoli presentò la sua "porcata", la sinistra promise battaglia per poi acquietarsi, tutta, di fronte a quella proposta indecente: le liste bloccate. Dai DS a Rifondazione, dalla Margherita ai Verdi, per non parlare delle destre, tutti colsero l'opportunità e imbottirono le liste di burocrati di partito e di figure invise agli elettori. Oggi, quegli uomini senza qualità sono in Parlamento (il peggiore della storia della Repubblica) e non c'è nessuna proposta di riforma elettorale che prevede la reintroduzione delle preferenze. Il punto sul "Parlamento pulito" poi si presta ad un inghippo ed è palesemente incostituzionale. Se è del tutto condivisibile l'idea dell'interdizione dai pubblici uffici (ma le leggi ci sono già) per i condannati, collegare alla sola condanna in primo e secondo grado (quando si è ancora innocenti) semplicemente rende quelle 300.000 firme carta straccia. Non si capisce se chi ha compilato il documento da firmare è solo un arruffone o se c'è un'intenzionalità nel raccogliere firme pesanti dal punto di vista politico ma fin d'ora inutili a fini pratici per giungere ad un referendum. IL POLITICO PEDONE Ma il punto di gran lunga più importante, e che concerne la riformabilità e la stessa sostenibilità della democrazia liberale così come l’abbiamo conosciuta in età repubblicana, è il terzo, quello sulla non rieleggibilità dopo il secondo mandato, che chi scrive considera demagogico e pericoloso. Il potere politico ha bisogno di essere solido anche quando rappresenta in maniera legittima la partecipazione popolare. Le classi dirigenti, gli oligarchi, hanno il potere materialissimo dei soldi. Le gerarchie vaticane pesano sulle anime. I politici di passaggio, che peso avrebbero rispetto a tali poteri ben più tangibili dei loro? Se i politici fossero solo dei pedoni, per onesti che fossero, non diverrebbero espressione della volontà dei cittadini ma i rappresentanti di poteri ben più forti e duraturi del loro. I politici di passaggio, che alla piazza disperata oggi sembrano buona cosa, sarebbero autorevoli o sarebbero solo degli "Yes-man" dei veri poteri forti, la Confindustria, il Vaticano, la grande finanza, le multinazionali di rapina, le rapaci, piccole, grette classi dirigenti locali (quasi sempre lì da decine di generazioni, qual che sia il regime politico di turno) che si ritroverebbero con più e non meno potere? C’è di più, il “politico delegato”, soprattutto in epoca di strapotere televisivo, non sarà il delegato del proprio condominio o del proprio quartiere o della propria fabbrica, ma tanto più sarà il delegato di chi lo ha preselezionato per telegenicità e per rispondenza agli interessi che lo rappresentano. Avremmo un parlamento di lobbisti, alternabili in maniera indolore per il sistema. Allora non c’è nulla da fare contro la partitocrazia in quanto espressione dell’abdicazione della politica in favore dell’economia? Il tetto sulla testa della democrazia imposto dall’economia è il male minore? Qualche mese fa il presidente boliviano Evo Morales spiegò a chi scrive perché come primo atto del proprio governo dimezzò il suo stipendio, portandolo a 1.500 € al mese e altrettanto fece con ministri e parlamentari. Qualcuno lo considererà demagogico, ma il ragionamento di Evo è opposto a quello tipico delle democrazie liberali all’occidentale: solo chi accetta di entrare in politica rinunciando ad un’ascensione di carriera, lo farà per spirito di servizio. Forse è improponibile da noi, ma è necessario ragionare su un nuovo meccanismo di controllo che garantisca chi non ha interessi economici “superiori” e permetta se non di scegliere, almeno di controllare realmente , il potere legislativo e anche quello esecutivo. Dopo un paio di secoli di discreta e a volte buona efficienza, l’economia, nella forma del neoliberismo, appropriandosi della politica ha rotto il patto che garantiva l’equilibrio e il bilanciamento dei poteri. Questo non è più sufficiente, ed è bene prendere atto, che il patto sociale fu rotto da Margareth Thatcher e Ronald Reagan oramai quasi trent’anni fa e oggi sono necessari strumenti partecipativi che ricreino o creino potere popolare e limitino la dittatura dell’economia. Delle cose veramente importanti la democrazia rappresentativa oggi non si occupa, le dà per scontate, come se il modello economico lo avesse deciso il padreterno al tempo di Adamo ed Eva. Il “movimento di Grillo”, se così si può dire, nella sua vera foia di essere bipartisan (bipartisan di cosa?), di essere al di sopra e al di fuori della politica con quel suo preoccupante voler distruggere i partiti, lascia esattamente le cose come stanno. Perché le cose come stanno si possono cambiare in due modi diversi: da destra o da sinistra. Se si vogliono cambiare da sinistra si restituisce dignità alla politica sull’economia ridando potere ai cittadini per scegliere che modello di sviluppo vogliono. Se si cambiano da destra, si mantiene intatto il predominio dell’economia sulla politica e ci si limita al mugugno, al qualunquismo, allo sberleffo, e all’antipolitica, dove tutto è spreco e niente è convivenza civile. Grillo, nella migliore delle ipotesi, su questo non si è espresso chiaramente
(Rispondi)
 
 
ossimora
ossimora il 13/09/07 alle 00:28 via WEB
è un intervento di carotenuto
(Rispondi)
 
 
 
donnesudestbarese
donnesudestbarese il 13/09/07 alle 01:03 via WEB
acc..., antò! ora mi tocca contare anche queste!!!
(Rispondi)
 
donnesudestbarese
donnesudestbarese il 13/09/07 alle 01:00 via WEB
Ho fatto un piccolo gioco. Ho copiato l'articolo di Scalfari e l'ho incollato nel mio Word NeoOffice (open source, naturalmente!). Mi ha dato come risultato 2158 parole (parola più, parola meno). A chi fossero indirizzate tutte 'ste parole, vi confesso – ma è certamente solo un mio limite - devo fare un attimo mente locale per capirlo. Sarà per l'ora tarda e la giornata piuttosto intensa, ricca di tante altre “parole”. Con tutto il rispetto per Scalfari e al suo tirare dentro anche Grossman. Grillo, di parola, ne ha usata una. E tutti hanno capito a chi era indirizzata e cosa sottintendeva.
Stamane in treno i giovani universitari (e sottolineo i giovani) commentavano i contenuti del V-day – discutevano, cioè, di politica - ed avevano parole di disprezzo per il silenzio di tutti i mass media (tranne “Il Giornale” e “Libero”!) che hanno incominciato a parlarne, da analisti, solo dopo aver visto le migliaia di persone in piazza. Ciò che rimproveravano ai media era il black-out informativo, non il mancato sostegno all'iniziativa.
Forse è l'ora della semplificazione – per quanto grossolana - molto più vicina alla “realtà quotidiana”? Sarà, forse, questa la richiesta ultima di chi ha riempito le piazze e firmato i tre punti grilliani?
La chiusura del pezzo (fondo, spalla – sai quanto mi cambia la vita?) di Scalfari, non mi piace. Questa snobbisca liquidazione mi urta non poco. Sarà per deformazione, sarà perchè ho voglia di futuro: io sto con i giovani e lascio a Scalfari le sue 2158 parole.
Scusate se io ne ho usate 245+6!
(Rispondi)
 
 
ossimora
ossimora il 13/09/07 alle 01:27 via WEB
Il problema cherie è :ma c'è possibilità di futuro nel populismo? 12 ;)
(Rispondi)
 
 
 
donnesudestbarese
donnesudestbarese il 13/09/07 alle 01:31 via WEB
No! 1 p
(Rispondi)
 
 
barrytoon
barrytoon il 13/09/07 alle 13:56 via WEB
Nota per donnedelsudestbarese: credo che la rivoluzione sia figlia della conoscenza e grillo sia la summa dell'ignoranza berlusconiana, dei modelli deteriori di questo capitalismo straccione all'italiana che puzza terribilmente di vetreofascismo.Bisogna, in questo "mare magno" dove le distinzioni sono scomparse, ricominciare a dar valore alla cultura, essere anche un po' "rompi..." per cercare di chiamare le cose con il loro nome (magari italiano, mi sono rotto di essere colonizzato dali inglesismi). Fare ciò è un atto terribilmente sovversivo. Perché il sapere è rivoluzionario. Chi si esprime per macrocategorie e per titoli televisivi deve essere messo assolutamente in minoranza. I Tg non sono gli unici media. Leggere i vecchi e vituperati giornali (tutti) aiuta a capire... Scusa, ma io ho ancora fiducia nel futuro.
(Rispondi)
 
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