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...dismessa...

Post n°1846 pubblicato il 13 Novembre 2011 da ossimora
 


Comprendo la festa / le feste popolari ,di piazza che sono seguite alle dimissioni del milanes e non ha senso nemmeno dire che non c'è nulla da festeggiare .

Non è vero , a parte un senso di minor oppressione  di motivi per farlo in realtà ce ne sono parecchi ma proprio tanti di natura sociale ,culturale, estetica ,etica prima che economica .

Liberazione.

Io brindo in primis e con vero piacere alla dismissione da ministro della pubblica istruzione di quellla nullità della sciuretta  Gelmini.

Lei che si è riempita la bocca di "meritocrazia " , dimostando ad ogni occasione di essere la negazione del MERITO sia nei suoi studi che nella sua pratica politica .

Lei che è stata impietosa mani di forbice della scuola pubblica senza nulla saperne .

Lei che ha deleggitimato sistematicamente coloro che nella scuola hanno sempre lavorato con passione .

Lei che ha farcito i suoi discorsi di quei lisi luoghi comuni sul sessantotto di cui sicuro non sa nulla e che adoperano tutti coloro che non lo conoscono .

Lei che ..."certo che lo sapevo che il Tunnel per i neutrini non c'era " ci sono stata laggiù e non l'ho visto"

Solo una cosa ha dimostrato di saper fare assai bene ; la difesa ed il lecchinaggio ad oltranza del suo capo e benefattore con una loquela degna della peggiore scuola Vito / Brunetta (uuuu sparisce anche lui...) con una presunzione ed una tracotanza pari soltanto alla sua pochezza .

SI parla di Lorenzo Ornaghi ; rettore della Cattolica di Milano ,medioevalista ,neotomista ,vicedirettore di Avvenire. Vedremo .

Per fare meglio della Gelmini basta esistere.

 
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Commenti al Post:
jigendaisuke
jigendaisuke il 13/11/11 alle 01:38 via WEB
bah lui era la punta dell'iceberg, ma la enorme montagna di ghiaccio rimane! Non credo che da oggi, diventeremo di punto in bianco una nazione civile!!! Per me, al posto della gelmini, andrà il maestro Perboni!!! Spero che il presidente del Milan, però non cambi!
(Rispondi)
 
HansSchnier
HansSchnier il 13/11/11 alle 07:32 via WEB
Ornaghi, per quello che ne posso sapere (onestamente poco), è una persona che ha coniugato il suo impegno accademico e la sua appartenenza cattolica con l'attenzione al rinnovamento della politica. Voglio dire: non si è chiuso nella torre d'avorio né in sacrestia. Scriveva cose interessanti su "Il Mulino" già nei primi anni novanta. Credo che sia stato uno degli organizzatori del recente incontro dell'associazionismo cattolico a Todi. Un caro saluto e "libiam nei lieti calici"!
(Rispondi)
 
 
ossimora
ossimora il 13/11/11 alle 07:52 via WEB
buongiorno,stamattina appena sveglia ho pensato...qualcosa nell'aria è diverso...
(Rispondi)
 
ossimora
ossimora il 13/11/11 alle 08:33 via WEB
+ - Stampa Mail Condividi Facebook OKNOtizie Google Buzz Twitter IL COMMENTO Un cittadino al servizio del Paese di EUGENIO SCALFARI MENTRE scrivo queste mie riflessioni domenicali Giorgio Napolitano ha ricevuto la lettera di dimissioni del presidente del Consiglio, salito al Colle tra la folla che gli urla "buffone" e canta l'Inno di Mameli. E mentre oggi il nostro giornale è nelle edicole le consultazioni al Quirinale sono già cominciate e dureranno per l'intera giornata. Non sarà una giornata facile quella del Capo dello Stato. Le forze dell'opposizione - tutte senza alcuna eccezione - indicheranno Mario Monti e un esecutivo di soli tecnici per portare l'economia italiana fuori dal disastro che ne sta devastando la stabilità dei cosiddetti "fondamentali": al tempo stesso la competitività e la coesione sociale. Ma l'ex maggioranza aggiunge a questo quadro già di per sé assai fosco un ulteriore tasso di drammaticità che la dice lunga sulla natura dei due partiti che la compongono, il Pdl e la Lega. La dice lunga sul prevalere dei loro gruppi dirigenti, degli interessi individuali, settoriali e clientelari su quelli generali della Nazione e quindi sulla loro irresponsabilità di fronte alla crisi che sta imperversando su tutto l'Occidente. Il gruppo dirigente del Pdl è spaccato in due tra chi si oppone alla candidatura di Monti e chi l'accetta come l'unica via d'uscita possibile. Quanto alla Lega il suo vero obiettivo sono le elezioni immediate e la separazione dal Pdl per non subirne il contagio d'una inevitabile sconfitta elettorale. Berlusconi galleggia nel mare tempestoso che lo circonda ma, dalle sue recenti sortite, dai suoi cambiamenti di rotta improvvisi, dalle proposte assurde e dagli anatemi ripetitivi, dà l'impressione d'essere in uno stato di stordimento e di incoerenza totale, come un pacco sballottato nella stiva d'una nave che imbarca acqua dalle falle del suo sconnesso fasciame. È evidente che la disgregazione del Pdl complica ulteriormente il quadro; è anche evidente che il Capo di quel partito non è più in grado di comandare ma è altrettanto evidente che non c'è nessuno in grado di sostituirlo. E tuttavia i voti in Parlamento dei deputati e dei senatori berlusconiani sono un ingrediente significativo per la sussistenza d'un governo di emergenza. Per risolvere questo problema Napolitano ha dodici ore di tempo. Conoscendone le capacità politiche, la lucidità delle intuizioni e la dedizione al bene comune, confidiamo nella sua riuscita. In mezzo a tanti guai, errori e manchevolezze che hanno agitato la storia del nostro Paese negli ultimi vent'anni, abbiamo però avuto la fortuna di tre presidenti della Repubblica, Scalfaro, Ciampi, Napolitano, che hanno costituito l'antemurale difensivo della Repubblica contro le ondate del populismo, della demagogia e dell'avventura. * * * Prima di fare il punto aggiornato sulla situazione della finanza e dell'economia italiana di fronte ai mercati che lunedì daranno il loro giudizio sulle decisione politiche che nel frattempo saranno state prese, va chiarita una questione importante che finora ha diviso la pubblica opinione: l'eventuale nascita d'un governo Monti rappresenta la sconfitta della politica e la vittoria della tecnocrazia? Un governo di tecnici che confisca i diritti del popolo sovrano? Napolitano, più volte interrogato in varie occasioni pubbliche su questo argomento, ha dato una risposta definitiva: "Non esistono governi tecnici poiché un governo, comunque composto, ha bisogno per esistere d'ottenere la fiducia del Parlamento, cioè dei rappresentanti del popolo depositari pro tempore della sovranità popolare". Del resto la nomina di Mario Monti a senatore a vita e in quanto tale membro del Senato a tutti gli effetti è stato un elemento in più, mirato a rafforzare la politicità dell'eventuale candidato. Ma aggiungo un'ulteriore considerazione: le dimissioni di Berlusconi non sono un evento caduto dal cielo; sono avvenute a causa d'una sconfitta parlamentare in occasione del voto sul Rendiconto generale dello Stato, avvenuto la scorsa settimana. Quel Rendiconto è un atto fondamentale nella vita dello Stato perché senza la sua approvazione non si può approvare né la legge di Bilancio né la legge Finanziaria. In quell'occasione le opposizioni, rafforzate da un gruppo di dissidenti usciti dalle file del Pdl, decisero di astenersi e in questo modo di contarsi e di contare i voti della maggioranza. Il risultato fu duplice: da un lato il Rendiconto fu approvato come era assai opportuno per non bloccare la macchina dello Stato; dall'altro il risultato della conta fu di 308 voti della maggioranza e di 321 voti dell'opposizione. Poiché la maggioranza, per esser tale, deve avere almeno 316 voti, da quel giorno ha cessato di esistere tant'è che Berlusconi, responsabilmente, andò al Quirinale e presentò le proprie dimissioni "a scadenza". La scadenza è arrivata oggi ed oggi infatti quelle dimissioni sono diventate esecutive. Conclusione: la caduta di questo governo è avvenuta in Parlamento ed è stata un evento politico a determinarla, con buona pace di chi continua a parlare d'una politica asservita al dominio dei tecnocrati. * * * Per completare quanto scritto fin qui voglio ora trascrivere l'inizio del discorso che Carlo Azeglio Ciampi pronunciò davanti alle Camere il 6 maggio del 1993, dopo essere stato nominato presidente del Consiglio da Scalfaro. Sono parole di estrema attualità, forse non diverse da quelle che dirà Monti in analoga eventuale circostanza. "È per la prima volta nell'applicazione della Costituzione repubblicana che un semplice cittadino, senza mandato elettorale, parla davanti a voi nelle funzioni di presidente del Consiglio ed io sento innanzitutto di dover testimoniare in quest'Aula il rispetto profondo, l'amore civico mai venuto meno, l'orgoglio degli italiani per le istituzioni rappresentative. La storia della democrazia italiana, della progressiva attuazione dei suoi valori, dello stesso avanzamento civile del nostro Paese, coincide con la storia del Parlamento. Con grande emozione sono qui per ottenere la vostra fiducia non soltanto ai sensi dell'articolo 94 della Costituzione, ma in un senso molto più largo. Intendo una fiducia che prescinda dalla contabilità dei voti dati o dei voti negati. Mi riferisco ad una fiducia morale del Parlamento anche da parte da chi riterrà di dare voto negativo riconoscendo però l'utilità e forse la necessità e l'onestà dello sforzo che questo governo si propone di compiere. Come la stragrande maggioranza dei nostri concittadini, guardo con speranza al moto di profondo rinnovamento che attraversa il Paese". Quel governo durò un anno ponendo le basi della ripresa economica e morale. Votò anche la riforma della legge elettorale e poi si dimise avendo assolto al compito che gli era stato affidato. Purtroppo dopo di lui arrivò Berlusconi e sappiamo che cosa è avvenuto e quale sia stata la devastazione delle istituzioni che ne è seguita. Ora siamo ad una svolta e mi è sembrato che rileggere le parole di Ciampi sia di buon auspicio per il futuro. * * * Ed ora facciamo il punto dell'economia, lo stiamo facendo ogni settimana perché ogni giorno i mercati operano sotto stelle diverse e spesso addirittura sotto cieli coperti di nebbia e di nuvole. Quella alle nostre spalle è stata una settimana di tregenda, conclusa da due giorni di pausa e di respiro in attesa del meglio. Per i mercati il meglio è Monti il peggio è l'incertezza e l'indecisione. Nei giorni di tempesta lo "spread" è arrivato a 600 punti dal "Bund" tedesco e il rendimento dei nostri titoli pluriennali ha raggiunto il 7,10 per cento, un livello che provocherebbe l'avvitamento del sistema se non fosse un picco ma diventasse uno standard. Il professor Penati ha spiegato su queste colonne che un rendimento del 7 per cento provocherebbe illiquidità nelle banche e poi insolvibilità. Penati teme che questi fenomeni siano già in atto. Forse è troppo pessimista ma ci va vicino. Personalmente penso che una terapia sia ancora possibile purché applicata con urgenza. Credo sia questo il programma di Monti: efficacia e urgenza, crescita e rigore. Ho scritto altre volte, parafrasando Draghi, Roubini e Stiglitz, che a questo a punto i provvedimenti di crescita sono più urgenti del rigore perché consentono un rigore "sano". Senza crescita il rigore diventa una tremenda malattia che si chiama deflazione e recessione. Concludo sul tema di eventuali elezioni anticipate. Ci sono ragioni che le sconsigliano ed altre che le motivano tirando in ballo il popolo sovrano. Ma ce n'è una che è decisiva e definitiva: le elezioni significano a dir poco due mesi di campagna elettorale, due mesi dominati dall'incertezza del risultato. Una festa per i ribassisti che avrebbero una prateria a disposizione in una fase di scadenze massicce dei nostri titoli pubblici. Per di più con un'ipotesi di maggioranze diverse tra Camera e Senato e quindi con un'incertezza protratta ancora oltre i risultati. Pare che i sostenitori di elezioni immediate siano sordi da quest'orecchio. Portano l'esempio di Spagna e Grecia ma si tratta d'un esempio profondamente sbagliato: la Spagna non ha i titoli in scadenza come noi e la Grecia ha già un debito sovrano svalutato del 50 per cento. Il nostro debito è il terzo del mondo e se salta, salta l'euro. Il punto è questo. Perciò noi facciamo il tifo per Monti.
(Rispondi)
 
gratiasalavida
gratiasalavida il 13/11/11 alle 16:48 via WEB
Accidenti, il tuo commento al post è così lungo che... dovrò leggerlo domani. Mi limito a condividere la gioia per la fine del ministero Gelmini della pubblica distruzione... :-)
(Rispondi)
 
 
ossimora
ossimora il 13/11/11 alle 16:57 via WEB
Hai ragione ,non è un mio commento è il fondo di Eugenio Scalfari su Repubblica di oggi ,me lo ero copiaincollato qui per leggerlo,poi in realtà ...ho comprato il giornale ...o si spero pure di dimenticare presto la sua faccetta indisponente...Ciao
(Rispondi)
 
 
 
ossimora
ossimora il 13/11/11 alle 17:06 via WEB
(nel marzo del 2000, una certa signora, presidente del consiglio comunale del Comune di Desenzano sul Garda per Forza Italia, fu espulsa da quella carica, su mozione del suo partito, con la seguente motivazione [Delibera del consiglio comunale n. 33 del 31/03/2000]: "manifesta incapacità ed improduttività politica ed organizzativa." Questa signora si chiamava Maria Stella Gelmini. AD ETERNA MEMORIA
(Rispondi)
 
angiolhgt
angiolhgt il 14/11/11 alle 01:08 via WEB
sono d'accordo con te in generale; limitatamente alla sforbiciata ai privilegi dei baroni universitari mi pare che la gelmini abbia fatto bene ..ma non sono addentro alla meteria. Sento che ci sono eccellenze nel campo della formazione e molti giovani cervelli in fuga ne confermano il valore riconosciuto all'estero. Ma il problema dell' educazione-formazione non si deve solo misurare con le eccellenze (inutilmente prodotte se poi scappano via) ma innalzando il valore culturale medio della società, quella che concorre per numero alle sorti di una nazione. Una classe dirigente di qualità, selezionata secondo meritocrazia, per quanto eccellente possa essere, non riuscirà mai a far suanare la balalaika a degli orsi polari.
(Rispondi)
 
 
ossimora
ossimora il 14/11/11 alle 14:41 via WEB
Peggior ministro di Berlusconi Mariastella Gelmini (Istruzione). Medaglia d’argento per Renato Brunetta (Pubblica Amministrazione). Terzi a pari merito Maurizio Sacconi (Lavoro) e Roberto Calderoli (Semplificazione Normativa).
(Rispondi)
 
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