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Del conflitto

Post n°840 pubblicato il 14 Maggio 2007 da ossimora
 
Tag: Di me

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A volte,il conflitto mi fa stare male ,anche parecchio;debbo quindi disacerbarmi,allontanandomi il più possibile dalle questioni/persone d’esso protagoniste e dalla mia stessa ”furia”.

Questo è un mio limite.

Sono convinta che il conflitto pur aspro,pressante,sprezzante persino,farcito pure di “offese”,(certo più o meno pesanti e pensate ),sia “vitale”,fecondo di progressi e di sviluppo , energizzante .

 In molte circostanze è  impossibile da evitare o da metamorfosare in dibattito pacat/asettico:pena la frustrazione.

Il nodo,io credo ,siano le spinte “integrative”,non tanto quindi il peso della diatriba  ma la reale partecipazione ad essa  (mi interessa,ci sono ,mi spendo,i care) con la quale osservo e accolgo comunque la vita mia e degli altri ;libero ed accolgo energia ricercando progresso.

Krishnamurti nel suo testo “Sul conflitto”sostiene che la pulsione allo scontro nasca da questa “pulsione primigenia”;”vuoi ottenere qualcosa ma non puoi” ,qualcosa o qualcuno te lo impedisce. L’antagonista.

 Risponde quindi affermando che non è importante occuparsi di ciò che realmente si vuole ma indagare su che cosa si  E’ al nostro interno,vedendo le implicazioni e le motivazioni profonde dei desideri stessi e della loro origine e  cogliendo automaticamente la liberazione.

Ovviamente non sono d’accordo .

Non credo né che si possa realmente liberarsene né che la cosa sia auspicabile per il nostro equilibrio /crescita /cammino ,verso dei rapporti poliedrici ,ricchi ,realmente partecipati.

Ecco che ritorna in ballo,allora ,prioritario l’ ”Affetto”,la commistione (mi piace di più che definirlo “amore”).

E’ sulla “gestione “del conflitto che si deve lavorare ed intervenire percorrendosi e scontrandosi (senza farsi male) imparando a litigare ben bene per non farsi mai la guerra.

 
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Commenti al Post:
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 14/05/07 alle 14:55 via WEB
liberarsi dal desiderio?! dio non voglia mai questo annacquamento. sì, la chiave sta nella "gestione", ma credo che a volte sia salutare anche "esternare"... senza farsi troppo male! ciao, sudest
(Rispondi)
 
 
ossimora
ossimora il 14/05/07 alle 15:06 via WEB
Ciao,sono contenta tu sia in accordo con me!Ciao;)
(Rispondi)
 
Guzzetti
Guzzetti il 14/05/07 alle 18:10 via WEB
:) l'importante è che sia costruttivo, anche aspro ma costruttivo. Se è solo demagogico allora è inutile..
(Rispondi)
 
elioliquido
elioliquido il 14/05/07 alle 18:38 via WEB
Anch'io mi sono posto la stessa questione, dopo il family day. Credo che abbiate ragione tutt'e due. Sempre che abbia compreso ciò che intende Krishnamurti, direi che il suo obbiettivo sia quello di arrivare alla calma piatta. Che è ciò che considero il centro in equilibrio statico, il pendolo fermo, l'assenza di vita. Però credo che se mi accaloro, nel mio accalorarmi ci sono una componente diretta verso/contro l'oggetto "dichiarato", ed una probabile contro qualcos'altro. Un'ombra, diciamo. Come quando ci si scaglia contro certi difetti altrui, che albergano in noi stessi. Trovo inoltre che, nella questione del family day (presa come esempio), una parte di coloro a cui mi "contrappongo" abbiano impostato lo scontro su un livello di veemenza, nel quale in parte mi sono lasciato trascinare. Ma non è stata una mia scelta. È un po' come in un duello, in cui l'altro sceglie l'arma, ma non ha più diritti in merito a ciò. Per cui vorrei essere capace di impedirmi di accettare lo scontro in quei termini, ed essere possibilmente io, a trascinare l'altro su un terreno che mi sia più confacente. Poi, comunque, è essenziale lasciarsi andare e saper tornare per tempo. E questo mi pare sia quello che intendi tu. A me a volte, in rapporto con la questione dibattuta, non è riuscito di tornare per tempo. E tornare in ritardo costa un po' di più e vorresti imparare a gestirti meglio. Ciao Anto
(Rispondi)
 
 
ossimora
ossimora il 14/05/07 alle 21:00 via WEB
Si ,io sto davvero male se esagero anche perchè in realtà detesto i litigi inutili,però penso che la visione di Krishnamurti sia come giustamente dici una mortorio.Nell'esempio che fai (il family day)è impossibile non infervorarsi sopratutto pe r una come me che convive da 25 anni ,ha una figlia grande e non si è mai voluta sposare.poss capire tutto ma non posso accettare che si arroghino il diritto di definire quello che è o che non è una famiglia.ma forse hanno ragione ...io non voglio che il mio clan si chiai più famiglia ...quella la benedetta da benedetto..la chiamerò SGIRLIBEN
(Rispondi)
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 14/05/07 alle 19:02 via WEB
C'è sempre il pericolo di vedere le prospettive rovesciate che non impedisce di ravvisare una sorta di logica “universale” in cui si cerca ricomporre le piccole incompatibilità, in attesa di moltiplicarne il numero, ad infinitum: una sorta di follia di genesi cellulare. Una forma apparente di progressio, in cui si nasconde spesso un ipertrofico Io. Sì da chiedersi davvero che fine possa aver fatto tutta quella vita tralasciata tra sguardi inconciliabili; per insipienza, cecità, distrazione, orgoglio, sul ciglio di un percorso mistificato dall’attesa di capire e dalla buona fede in sogni già svaniti, nella sostanza di un inutile dolore. Forse, cerchiamo un'immagine dai relitti che salgono dal fondo e scoperchia l'abisso del cimitero delle utopie. C'è solo un tempo di salvezza, nel tempo concesso per amare; ma questo tempo ha bisogno di una morte, una sostituzione temporale dal luogo in cui ci siamo assisi come re e regine, essendo solo dei servi. Un caro saluto. G. (frosthot)
(Rispondi)
 
 
ossimora
ossimora il 14/05/07 alle 20:52 via WEB
nella mia esperienza ho trovato IO ipertrofici(ed anche pericolosi) che spesso si celano in atteggiamenti accoglienti e pervasivamente disponibili,salvo,poi rivelarsi idrovore di energia e di elan vital.Questo nella sfera squisitamente privata.Nelle ciarle socio-politiche credo proprio sia necessario mettersi in gioco e definirsi.................................................Sì da chiedersi davvero che fine possa aver fatto tutta quella vita tralasciata tra sguardi inconciliabili; per insipienza, cecità, distrazione, orgoglio, sul ciglio di un percorso mistificato dall’attesa di capire e dalla buona fede in sogni già svaniti, nella sostanza di un inutile dolore. Forse, cerchiamo un'immagine dai relitti che salgono dal fondo e scoperchia l'abisso del cimitero delle utopie. C'è solo un tempo di salvezza, nel tempo concesso per amare; ma questo tempo ha bisogno di una morte, una sostituzione temporale dal luogo in cui ci siamo assisi come re e regine, essendo solo dei serviBELLISSIMA QUESTA COSA CHE HAI SCRITTO UN ABBRACCIO
(Rispondi)
 
MiseEnAbime
MiseEnAbime il 14/05/07 alle 19:27 via WEB
cosa succede, te lo domando davvero perché non ho risposta, quando ti accorgi, un poco alla volta, che una persona con cui stai realizzando qualcosa non ha nessuna delle caratteristiche in comune con te o che comunque tu consideri minime per poter portare avanti 'sto progetto? insomma che proprio, poco per volta (sottolineo questo concetto di poco per volta) ti rendi conto che questa persona non la puoi reggere?
(Rispondi)
 
 
ossimora
ossimora il 14/05/07 alle 20:45 via WEB
...e domanda complicata;non ho risposte.
(Rispondi)
 
pelino55
pelino55 il 14/05/07 alle 19:35 via WEB
non sono uno che ama il conflitto, anche se riconosco che qualche volta serva. E' che a me poi scattano le tentazioni omicide...
(Rispondi)
 
 
ossimora
ossimora il 14/05/07 alle 20:44 via WEB
In genere non lo amo pe r niente neanche io ,anzi ,nella stragrande maggioranza delle volte lo evito come la peste (nella vita quotidiana ).Però penso che il problema di fondo sia davvero che non sappiamo gestire la conflittualità e fuggiamo perchè non è per niente facile ammetterla ed accettarla a muso duro.
(Rispondi)
 
 
 
ossimora
ossimora il 14/05/07 alle 20:54 via WEB
pS....nel lavoro ,in giro sono "nota",per essere un che non litiga mai e non si incazza mai ,brava anzi a sedare gli animi...ehehehe
(Rispondi)
 
yyossaryan
yyossaryan il 14/05/07 alle 20:14 via WEB (Rispondi)
 
 
ossimora
ossimora il 14/05/07 alle 20:42 via WEB
non capisc a che cosa tu ti riferisca.Mi dispiace.
(Rispondi)
 
suonatorejones2
suonatorejones2 il 14/05/07 alle 21:25 via WEB
E'molto bello quello che scrivi,ma anche di difficile soluzione,ci infervoriamo quando vediamo non riconoscere diritti e cose per noi scontate.Forse perchè sono da noi acquisite e non capiamo come mai gli altri non riescano a recepirle,però il confronto anche aspro è sempre positivo,certo su posizioni diametralmente opposte forse inutili,ma nella posizione di riuscire ad ascoltare per controbattere forse un pezzo del cammino è fatto.
(Rispondi)
 
 
ossimora
ossimora il 15/05/07 alle 11:21 via WEB
Ciao"
(Rispondi)
 
pippo_217
pippo_217 il 14/05/07 alle 21:51 via WEB
Ciao. Si vuole qualcosa, perchè dentro, si è in qualche modo, sapendo come sono dentro, saprò perchè voglio quel qualcosa. Nel frattempo, posso anche sfogarmi un po', bisticciando con qualcuno, imparerò a gestire i miei slanci, anche se non saprò perchè li ho... (Ma forse, riuscirò lo stesso ad andare in bagno, senza sofferenze interiori...!)
(Rispondi)
 
 
ossimora
ossimora il 15/05/07 alle 11:21 via WEB
mmmm
(Rispondi)
 
 
 
pippo_217
pippo_217 il 16/05/07 alle 00:34 via WEB
Cosa non digerisci ? La forma o la sostanza ?
(Rispondi)
 
unsweetened_charity
unsweetened_charity il 15/05/07 alle 08:18 via WEB
Io ti porto la mia testimonianza, seria una volta tanto, di chi da anni scrive e fa teatro: portare gli altri sul terreno del dibattito è cosa complicata. Sono consapevole che, come tutti coloro che si espongono con le parole e con i fatti, io trasmetto verità che in quanto soggettive non possono essere condivise in maniera universale, ma essendo il teatro il luogo della coscienza e dell'introspezione, ho sempre creduto che dovesse anche essere il luogo della riflessione dove confrontarsi, nel bene e nel male, con visioni altre di ciò che ci circonda. Invece la conclusione a cui sono giunta è solo una: quando la gente viene messa davanti ai suoi demoni l'unico istinto che ha è quello di fuggire. Ecco allora che l'unico modo per farsi ascoltare è quello di indorare la pillola con la battutina e lo sberleffo così lo spettatore può far finta che quella cosa lì non gli appartenga e gli è più facile dirsi, tra una risata e l'altra, "io non c'entro". Quindi ben venga il confronto, ben venga anche lo scontro acceso, sentito, vissuti fino all'ultimo respiro. Il problema è che tutto questo può essere solo frutto di menti disposte a mettersi in gioco, menti vive... io fino ad ora nella vita fuori dal mio Personal Computer ho incontrato solo fantasmi. Scusa la lungaggine ma tutto ciò è difficile da spiegare in tre parole.
(Rispondi)
 
 
ossimora
ossimora il 15/05/07 alle 11:21 via WEB
beh ,sul concetto di "menti vive",ricercatori",sono totalemnte d'accordo.
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