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Post n°1594 pubblicato il 05 Novembre 2009 da ossimora
 

 

 

 

 

 

Non   avevo intenzione di scrivere di questa questione del crocefisso a scuola ,scoppiata mediaticamente dopo la pronunciazione della corte europea…

fino a quando,ieri,

ho visto le immagini dall’Aquila del premier  sempre più di gomma a cui un parroco miope aveva consegnato un crocefisso in legno extra large che lui brandiva soddisfatto davanti ai fotografi come fosse la clava certo a lui più congeniale .

Mi ha fatto un effetto nauseabondo , più disgustoso di quando girava col pisello all’aria in Sardegna fra le sbarbate e di quando urla scompostamente la sua presunta  innocenza .

Capisco  bene che la chiesa plauda  al governo che subito accorre in Europa a difendere  la nostra cultura” ma secondo me  dovrebbe riflettere  parecchio su quelle mani che sventolavano il crocefisso .

Restando nel merito della questione credo che, l’uomo in croce , se potesse prendere posizione, sarebbe d’accordo con la corte di Strasburgo.

da leggere... Qui

 
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Commenti al Post:
mpt2003
mpt2003 il 05/11/09 alle 10:36 via WEB
non so che pensi quell'uomo inchiodato in croce a proposito dell'essere esposto o meno nelle scuole italiane......certo che deve aver sentito tanto schifo nel ritrovarsi tra quelle mani!!! e la chiesa plaude...come fa sempre quando c'è qualcuno che comanda.....uff!!! mp
(Rispondi)
 
ossimora
ossimora il 05/11/09 alle 11:15 via WEB
Oltre tutto la chiesa almeno in Italia ,dove i patti lateranensi la mettono in una botte di ferro. è tutelatissima :la storia del preside che ha perso la causa quando tolse i crocefissi da scuola ne è testimonianza .E' una storia ,questa del crocefisso nei luoghi pubblici che in Italia è indistricabile .
(Rispondi)
 
Fajr
Fajr il 05/11/09 alle 17:37 via WEB
pover* crist*!
(Rispondi)
 
 
ossimora
ossimora il 06/11/09 alle 15:01 via WEB
...Maria .ed io che mi aspettavo da te un intervento corposo,articolato ed argomentato raffinatamente ..tu asterischi?????
(Rispondi)
 
 
 
Fajr
Fajr il 06/11/09 alle 18:00 via WEB
Anto, ce n'è già tant* che corposamente articolano e argomentano..., molti - ahimè - anche senza cognizione di causa.
Ho sinteticamente scritto nel mio blog quel che penso.
Che ci stanno a fare due pezzetti di legno con o senza statuina seminuda sui muri delle nostre scuole, degli uffici pubblici o nelle nostre case se sono solo dei pezzi d'arredo?
Ti racconto questa cosa.
In casa avevamo sulla porta d'ingresso un piccolo crocifisso, si era soliti quando si usciva sfiorarlo e poi baciarci le dita. Così facevano i nostri genitori e così avevamo imparato noi figli. Fin quando mi son chiesta il perché di quel gesto, ho un po' studiato ed ho capito che nascondeva un significato più profondo di un semplice, superstizioso bisogno di protezione. Il mio cognome, lo sai, rivela un'origine ebraica, ed ho allora capito che quel gesto non era altro che la trasmissione di un precetto legato al "mezuzzah" ebraico. I simboli erano cambiati nella storia della mia famiglia, ma l'essenza, il loro significato era rimasto immutato, perché trasmesso nei secoli.
Ecco, riguardo al crocifisso nelle scuole, io penso che se oggi succede che sia una Corte (più o meno alta) a decidere per noi cosa sia giusto o no appendere ai nostri muri ciò accade perché abbiamo perso il senso di quel simbolo... Chi doveva trasmetterne il significato si è solo preoccupato di "segnare un territorio". E come accade in questi casi, ciò scatena le battaglie per difendere o conquistare quel territorio. E mentre ciò accade si lascia che muoia senza possibilità di resurrezione il senso di quel segno apparentemente difeso o vilipeso.
(Rispondi)
 
 
 
 
ossimora
ossimora il 07/11/09 alle 01:32 via WEB
Non so ,io non voglio vederci guerre di sorta semmai il riconoscimento dell'esistenza di "ALTRI"no?
(Rispondi) (Vedi gli altri 2 commenti )
 
 
 
 
Fajr
Fajr il 07/11/09 alle 01:38 via WEB
Con 'sta storia del riconoscimento non si fa che girare intorno alla questione. Ciò che conta sono i comportamenti.
(Rispondi)
 
 
 
 
ossimora
ossimora il 07/11/09 alle 01:48 via WEB
Non capisco,certo he sono i comportamenti ma tu al bambino del post sopra che non è campato in aria cosa risponderesti?
(Rispondi)
 
card.napellus
card.napellus il 05/11/09 alle 21:11 via WEB
A me i simboli in genere piacciono poco. Poi metterne ovunque rende sempre minore la loro forza.
(Rispondi)
 
 
ossimora
ossimora il 06/11/09 alle 15:00 via WEB
penso che i simboli in qualche caso possano essere importanti per qualcuno ed in qualche caso ,il problema sono I LUOGHI ;imporre a chicchesia un proprio simbolo in un luogo pubblico può sempre confliggere con chi in quel simbolo non si riconosce.Riguardo al crocefisso in Italia c'è un numero straordinario di chiese ed associazioni cattoliche .Quello è il posto giusto per quel simbolo.Le comunità cristiane di base hanno espresso parere simile a quello dell'Europa ,affermando che ritengo un'offesa esporre un simbolo per loro così importante in luoghi dove non è necessariamente riconosciuto.
(Rispondi)
 
 
 
card.napellus
card.napellus il 06/11/09 alle 19:44 via WEB
Che poi a scuola si dicono bugie in continuazione, si pomicia, si bestemmia tantissimo, si pecca in ogni modo possibile e immaginabile.
(Rispondi)
 
 
 
 
ossimora
ossimora il 07/11/09 alle 01:33 via WEB
uuuuuuh ....io ho i piccoli che non peccano affatto ...ehe hehe .
(Rispondi)
 
jigendaisuke
jigendaisuke il 05/11/09 alle 22:10 via WEB
ehhhhh un prete alla don camillo, il crocifisso gliel'avrebbe fatto visionare più da vicino..... io dico la verità che a me il crocifisso appeso in classe non ha mai fatto nè caldo nè freddo, al max ne approfittavo per chiedergli che capitasse qualche piccolo incidente alla prof di mate o di inglese.... vabbè ammetto pure che ho fatto il chierichetto, mica posso flagellarmi per questo! mi fa schifo chi si nasconde dietro al crocifisso per i suoi interessi. e poi, lo dico sempre, nell'italietta si è sempre più realisti del re!! (riferito a chi s'indigna per la sentenza europea)
(Rispondi)
 
 
ossimora
ossimora il 06/11/09 alle 15:04 via WEB
beh...certo noi siamo abituati da sempre...io poi dalle suore...figurati.Però c'è stato una volta un bel siparietto a scuola con un bambino di una non ben precisata religione asiatica che chiedeva perchè c'era un uomo svestito inchiodato alla croce e che gli faceva paura ...avresti dovuto sentire le prime spiegazioni del collega e vedere la faccia del bambino!!!
(Rispondi)
 
 
 
jigendaisuke
jigendaisuke il 06/11/09 alle 16:21 via WEB
ecco appunto io al max ho avuto un testimone di geova in classe! una cosa però, non vorrei che così gente come adel smith, si sentisse autorizzata a chiedere ciò che gli pare! che poi al di qua delle alpi ci sia una sovrabbondanza di crocifissi in ogni dove, quando in realtà l'italia pullula di finti credenti, ipocriti e superstiziosi, non ci piove!
(Rispondi)
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
le diable il 05/11/09 alle 22:49 via WEB
Riteniamo un traguardo di civiltà, laicità, tolleranza, libertà e pacificazione religiosa la sentenza della Corte Europea dei diritti dell'uomo che ha detto "no" all’esibizione del crocifisso nelle scuole pubbliche, pronunciandosi sul ricorso di una cittadina italiana. Finalmente una buona notizia dalla Corte dei diritti dell'uomo di Strasburgo che restituisce, in parte, quella realtà istituzionale alla democrazia ed ai diritti di cittadinanza. Questa nostra valutazione è coerente con tutta la storia delle comunità di base che si sono sempre impegnate per l’affermazione di una laicità positiva in ogni ambito di vita, "nella società, nello stato, nella chiesa" come recita il titolo di un importante Convegno che le stesse comunità base tennero a Firenze già nel 1987. Sappiamo di essere controcorrente perché la maturazione della società, della realtà religiosa e della politica sul tema della laicità è un percorso lungo e conflittuale. Ma non siamo affatto soli. "Meno croce e più Vangelo" valeva nella scuola di Barbiana da dove don Milani aveva tolto il crocifisso. Meno croce e più Vangelo valeva per un cattolico come Mario Gozzini, il senatore della legge sulla umanizzazione del carcere, il quale nel 1988 scrisse sull’Unità due forti articoli di critica verso i difensori dell’ostensione pubblica della croce. Egli da fine politico e da buon legislatore fa la proposta di "uno strumento che impegni il presidente del Consiglio a studiare e compiere i passi opportuni per ottenere, dalla Conferenza episcopale, l’assenso a togliere di mezzo un segno diventato, quantomeno, equivoco... Ci vorrà tempo e pazienza – conclude Gozzini – ma ho speranza che alla fine la ragione e l’autentica coscienza cristiana, quella che bada a Cristo più che ai patrimoni storici, avranno la meglio". La speranza di Gozzini è sempre più la speranza nostra, di tanti laici ma anche di tante realtà cattoliche.
(Rispondi)
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
le diable il 05/11/09 alle 22:51 via WEB
Doveva arrivare un giudice d’Oltralpe per liberarci da un equivoco che ci portiamo addosso da settant’anni e passa. In una decisione che s’articola lungo 70 punti (non proprio uno scarabocchio scritto in fretta e furia) ieri la Corte di Strasburgo ha messo nero su bianco un elenco di ovvietà. Primo: il crocifisso è un simbolo religioso, non politico o sportivo. Secondo: questo simbolo identifica una precisa religione, una soltanto. Terzo: dunque la sua esposizione obbligatoria nelle scuole fa violenza a chi coltiva una diversa fede, o altrimenti a chi non ne ha nessuna. Quarto: la supremazia di una confessione religiosa sulle altre offende a propria volta la libertà di religione, nonché il principio di laicità delle istituzioni pubbliche che ne rappresenta il più immediato corollario. Significa che fin qui ci siamo messi sotto i tacchi una libertà fondamentale, quella conservata per l’appunto nell’art. 9 della Convenzione europea sui diritti dell’uomo? Non sarebbe, purtroppo, il primo caso. Ma si può subito osservare che nessuna legge della Repubblica italiana impone il crocifisso nelle scuole. Né, d’altronde, nei tribunali, negli ospedali, nei seggi elettorali, nei vari uffici pubblici. Quest’obbligo si conserva viceversa in regolamenti e circolari risalenti agli Anni Venti, quando l’Italia vestiva la camicia nera. Fu introdotto insomma dal Regime, ed è sopravvissuto al crollo del Regime. Non è, neppure questo, un caso solitario: basta pensare ai reati di vilipendio, agli ordini professionali, alle molte scorie normative del fascismo che impreziosiscono tutt’oggi il nostro ordinamento. Ma quantomeno in relazione al crocifisso, la scelta normativa del Regime deve considerarsi in sintonia con la Costituzione all’epoca vigente. E infatti lo Statuto albertino, fin dal suo primo articolo, dichiarava che «la religione cattolica, apostolica e romana è la sola religione dello Stato». Da qui figli e figliastri, come sempre succede quando lo Stato indossa una tonaca in luogo degli abiti civili. Ma adesso no, non è più questa la nostra divisa collettiva. L’art. 8 della Carta stabilisce l’eguale libertà delle confessioni religiose, e stabilisce dunque la laicità del nostro Stato. Curioso che debba ricordarcelo un giudice straniero. Domanda: ma l’art. 7 non cita a sua volta il Concordato? Certo, e infatti la Chiesa ha diritto a un’intesa normativa con lo Stato italiano, a differenza di altre religioni (come quella musulmana) che ancora ne risultano sprovviste. Però senza privilegi, neanche in nome del seguito maggioritario del cattolicesimo. D’altronde il principio di maggioranza vale in politica, non negli affari religiosi. E d’altronde la stessa Chiesa venne fondata da Cristo alla presenza di non più di 12 discepoli. Se una religione è forte, se ha fede nella sua capacità di suscitare fede, non ha bisogno di speciali protezioni.
(Rispondi)
 
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