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« Messaggio #429Messaggio #431 »

Post N° 430

Post n°430 pubblicato il 31 Marzo 2006 da ossimora
 
Tag: Utility

Per Chà

Da pochissimo viene teorizzata la sinergia tra economia ed etica.

Ciò si deve all'economista, premio Nobel, Amartya Sen che sostiene che al valore della ricchezza, la quale rimane sempre un elemento base del mercato, debba essere aggiunta anche la felicità, che è un concetto diverso dal benessere.

Una persona è più ricca di un'altra quando è più felice ed ha ottenuto una migliore qualità della vita. La qualità della vita diviene quindi una variabile algebrica nei calcoli economici.

Il mercato è vero mercato quando non produce solo ricchezza ma soddisfa anche attese e valori etici.
Il risparmiatore diviene così controllore delle conseguenze non economiche degli atti e delle azioni economiche.

In Italia il dibattito circa la dimensione etica della finanza sta muovendo i primi passi, anche grazie alle novità normative introdotte con la legislazione sulle Fondazioni bancarie.

L’investimento etico consiste nella selezione e nella gestione degli investimenti (azioni, obbligazioni, prestiti) condizionata da criteri etici e di natura sociale, concetto racchiuso nell'espressione socially responsabile investment usata negli Stati Uniti, o ethical investment, espressione usata in Gran Bretagna.

L'investitore etico è invece colui che non è unicamente interessato al rendimento delle proprie azioni, ma vuole conoscere le ragioni di fondo che realizzano questa redditività, le caratteristiche dei beni prodotti, la localizzazione dell'azienda e verificare come vengano condotti gli affari.

Qualche link utile:

 MICROFINANZA

ETICARE

FINANZA ETICA

 MANAGERZEN



 
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Commenti al Post:
scalzasempre
scalzasempre il 31/03/06 alle 23:59 via WEB
mi piace prendere il numero uno ma non ho niente di intelligente da dire. Del resto ho un cervello da gallina. Cocodè
(Rispondi)
 
 
ossimora
ossimora il 01/04/06 alle 00:00 via WEB
non fare la smorfyosilla che non è niente vero!!Scemilla ILY
(Rispondi)
 
 
 
scalzasempre
scalzasempre il 01/04/06 alle 00:02 via WEB
E' che ho un attacco di tristite e mi sento cosmicamente piangifera. ILY
(Rispondi)
 
 
 
 
ossimora
ossimora il 01/04/06 alle 00:05 via WEB
ti abbraccio e mi prendo metà tristite,così siamo metà tristi e metà normalylle..
(Rispondi) (Vedi gli altri 4 commenti )
 
 
 
 
scalzasempre
scalzasempre il 01/04/06 alle 00:11 via WEB
sisterylla..........ily e coccolylle
(Rispondi)
 
 
 
 
ossimora
ossimora il 01/04/06 alle 00:12 via WEB
ILY
(Rispondi)
 
 
 
 
ladymiss0
ladymiss0 il 01/04/06 alle 00:59 via WEB
grazie e buonanotte
(Rispondi)
 
 
 
 
ossimora
ossimora il 01/04/06 alle 01:00 via WEB
ciao!!!bentornata (era un pò che non ti vedevo passare)nanotte!
(Rispondi)
 
champaosel
champaosel il 01/04/06 alle 08:04 via WEB
grazie per il tuo scritto 'luminoso ' e per il links. a presto con abbraccio!
(Rispondi)
 
 
ossimora
ossimora il 01/04/06 alle 09:03 via WEB
Buon W.E. aussi toi...de nada!!!
(Rispondi)
 
jacopo147
jacopo147 il 01/04/06 alle 13:04 via WEB
a me pare francamente che i concetti di: mercato etico, finanza etica, ecc ecc siano un pò come l'acqua asciutta, un vaneggiamento, il mercato e la finanza esistono appunto perchè non c'è traccia di etica in loro, la storia del "non c'è bisogno di cambiare la radice dei problemi basta dargli una spolverata" mi fà sempre venire in mente la canzone napoletana " si nun ce stesse o'sfruttamento stu sistema fosse bello, se teneva 5 palle o'nonno mio era nu flipper", se si mette etica al mercato alla finanza all'economia..crollano sotto il loro peso, bisogna cambiare radicalmente.
(Rispondi)
 
 
ossimora
ossimora il 01/04/06 alle 13:20 via WEB
Tendenzialmente sarei portata a darti ragione,finanza etica suona davvero cone un ossimoro ma altrettanto impervia mi appare la tua conclusione:bisogna cambiare tutto...Certamente è giusto ma è ancora più utopico e lontano nel tempo e nello spazio come ipotesi.In questo senso anche i micro crediti ,le banche etiche che cercano di seguire e di controllare i propri investimenti sono un tentativo.Ciao
(Rispondi)
 
 
 
jacopo147
jacopo147 il 01/04/06 alle 13:29 via WEB
sul fatto che sia un'utopia non sono troppo daccordo, ma i piccoli passi in avanti che hai elencato sono un sintomo di una volontà, per quanto debole, di cambiare, sono quindi utili e sicuramente giusti, penso però che non si possa arrivare ad un livello di "umanità" sensibilmente utile nell'economia senza un grosso cambiamento di base, il punto sta a quando la volontà di cambiamento arriverà ad un punto tale di forza da far collassare questo sistema. ciao
(Rispondi)
 
 
 
 
ossimora
ossimora il 01/04/06 alle 13:33 via WEB
Non c'è dubbio che cambiamenti reali ,strutturali profondi non possono che derivare da un sistema radicalmente cambiato e quindi da un gran numero di persone che abbiano questa determinazione e volontà.certo.riciao :)
(Rispondi) (Vedi gli altri 1 commenti )
 
 
 
 
jacopo147
jacopo147 il 01/04/06 alle 13:34 via WEB
:-)
(Rispondi)
 
principessapersiana
principessapersiana il 01/04/06 alle 16:06 via WEB
A mio avviso, il benessere non si deve confondere con il benavere. Talvolta possono coincidere, spesso viaggiano su binari separati. Ma la gente "comune" tende a confondere il concetto di ben-avere con quello di ben-essere. Su questo ci sarebbe da riflettere tanto. Complimenti per il blog. Stimolante e di spessore.
(Rispondi)
 
 
ossimora
ossimora il 01/04/06 alle 16:17 via WEB
GRazie molte...!!!!E oggi ho bisogno di essere un pò...gratificata non è una gran giornata!!!Ciao
(Rispondi)
 
lully_rossa
lully_rossa il 04/04/06 alle 12:24 via WEB
Da qualche anno io mi sono iscritta ad una società di sondaggi.E' una società americana alla quale le aziende di tutto il mondo commissionano sondaggi per testare il gradimento di prodotti in circolazione e per conoscere i gusti dei consumatori per i futuri prodotti. Ciò che mi ha colpito è che nell'ultimo anno molto spesso comparivano domande dal tenore molto strano...si chiedeva se la questione etica rientrasse tra gli elementi che ci fanno decidere se acquistare o meno un prodotto.Si chiedeva in modo specifico se sapere che un certo prodotto è frutto della sfruttamento del lavoro di individui disagiati, ci avrebbe fatto decidere di non acquistarlo...Mi auguro che questa sia la spia di un cambiamento nelle scelte dei consumatori.
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