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Caos calmo

Post n°936 pubblicato il 13 Agosto 2007 da ossimora
 

Nonostante i diversi ottimi scrittori che lo hanno vinto nel passato conservo una certa diffidenza nei confronti del Premio Strega.

Un giorno di questi contravvenendo  ad una mia istintiva ribellione al soffermarmi presso i reparti libri dei supermercati mi ha colpito il titolo ossimorico del romanzo che ho appena finito di leggere e riposto “Caos calmo”.

****

(Pietro Paladini, direttore di una pay tv, è un manager di successo. Romano di origine, vive a Milano con la figlia Claudia di 10 anni; la compagna di tutta la vita, Lara, madre della bambina, con cui doveva sposarsi alla fine dell’estate, è morta improvvisamente, con un vassoio di prosciutto e melone in mano, in una serata estiva, mentre lui non era a casa perché stava salvando la vita ad una sconosciuta. Una tragedia del genere dovrebbe arrecare un dolore devastante, ma Pietro fondamentalmente sta bene, è sereno, e lo è anche la piccola Claudia che gli dà la forza di vivere attraverso quel “caos calmo” che i bambini infondono ai genitori perché loro ci stanno bene nel caos, quando strillano, rompono le cose e sanno trasmettere la loro gioia. Passando le giornate davanti alla scuola della figlia in attesa che lei esca, fermo lì con la sua macchina dalla quale può anche lavorare visto che è super accessoriata e tecnologica, Pietro scopre quella calma che gli permette di osservare l’esterno, le ansie di colleghi, parenti, amici senza lasciarsi coinvolgere. Proprio lui, che dovrebbe stare male, risulta il più saggio di tutti e diventa un punto di riferimento, quasi un confessore, per i personaggi della sua vita, il fratello, il capo, la cognata che a turno vanno a trovarlo, certi che lui sia lì, nei giardinetti davanti alla scuola, ad emanare quiete.
Il romanzo scandaglia le profondità dell’animo umano a partire dalle reazioni di una carrellata di protagonisti che rappresentano i “tipi” della società del benessere, incapaci di affrontare il dolore, travolti dalla frenesia del quotidiano. Basta cambiare il punto di vista, come fa Pietro Paladini con il suo auto - esilio, e le cose diventano più semplici, i bisogni si riducono; forse si può addirittura giungere all’essenza, a trovare delle verità. Attraverso le riflessioni del protagonista si compie una sorta di formazione della coscienza, tra intuizioni e significati da cogliere, nel testo di una canzone dei Radiohead - il cd lasciato in macchina da Lara è la colonna sonora dei pensieri di Pietro - o nello sguardo di un bambino. )

 L’ho letto velocemente ;è scritto in maniera da renderne massima ed agevole la fruibilità,in certi momenti è scattante e le storie si intrecciano con maestria , in certi momenti si fa noioso poi si riprende con qualche virtuosismo come il discorso sulla “reversibilità” spiegata con il divertente palindromo “i topi non avevano nipoti”. 

Tutte le storie  sono  ambientate in un mondo di ricchezza e di complessità superficiale ,ecco forse questo titolo sarebbe stato più adatto .

L’idea di base  di un romanzo sulla morte e su come quella di una persona vicina e cara possa metamorfosare imprevedibilmente la propria vita non è male ma non c’è tensione profonda ;mancano quelle pagine che nei grandi romanzi restano impresse a fuoco e che vorresti aver scritto tu...

Niente di straordinario .

Proprio una lettura agostifera  o almeno  quella che di solito si intende da sotto l'ombrellone ,anche se mi sembra una assurdità ,proprio qundo si ha più tempo e calma...

 
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