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Altra economia

Post n°1343 pubblicato il 26 Novembre 2008 da ossimora
 


I fondi islamici sono una novità che si sta facendo strada nel mondo finanziario in questo inizio del terzo millennio. L’economista Loretta Napoleoni, italiana che risiede in Gran Bretagna, nel suo libro Economia canaglia, uscito a marzo di quest’anno per i tipi del Saggiatore, dedica un intero capitolo a questo fenomeno.
E lo definisce " il settore più dinamico della finanza globale" . In Italia la finanza islamica è poco conosciuta, ma in tutto il mondo essa gestisce 750 miliardi di dollari. E ha superato indenne la crisi dei mutui subprime, perché opera fuori dalla logica della finanza occidentale.
Essa si richiama alla morale islamica che vieta di prestare denaro a usura e di far soldi attraverso soldi.
 Ma, come risulta da un articolo pubblicato nel numero di ottobre di Altreconomia, i fondi islamici " non investono mai in armi, gioco d’azzardo o pornografia" .
La banca fa operazioni di vendita con i soldi depositati dal cliente, cioè acquista un bene e lo rivende a un prezzo più alto.
Il prezzo del petrolio, le rimesse degli immigrati e, soprattutto, il rispetto delle tradizioni e della cultura del mondo musulmano sono i punti di forza della finanza islamica.
E la Gran Bretagna si candida a diventare " lo snodo mondiale delle banche islamiche" .
Pubblichiamo di seguito una scheda tratta da Altreconomia in cui vengono indicati i cardini della finanza islamica.

Sharia
È il termine arabo per indicare la legge di Dio. Ogni banca islamica ha al suo interno uno Sharia Board, ovvero un ufficio di esperti di legge islamica che confermano la coerenza dei prodotti finanziari immessi sul mercato con l’ortodossia della fede.
Riba
È un arricchimento non giustificabile perché basato su una forma di interesse applicato al prestito di denaro. L’interesse, pur minimo, è considerato come l’usura ed è condannato dal Corano.
Sukuk
È l’obbligazione islamica. Nelle obbligazioni tradizionali l’investitore riceve indietro, a date stabilite, il suo capitale e una remunerazione a titolo di interesse. Nelle obbligazioni islamiche l’investitore dà un capitale che viene investito in un attività concreta e riscuote i profitti che genera nel tempo il progetto.
Murabaha
È l’operazione di profitto nel quadro di una transazione commerciale. L’investitore mette i propri risparmi a disposizione di una azienda che ha bisogno di liquidità nell’immediato. La banca acquista, con i risparmi, generi semilavorati che poi vengono rivenduti come prodotti finiti con un margine di guadagno. Questo tipo di operazione è la più frequente all’interno del mondo bancario islamico.
Takaful
È il contratto assicurativo islamico. Siccome l’islam considera speculazione pagare un premio sugli incidenti, i furti, la morte, le nostre forme assicurative sono condannate. Nell’assicurazione islamica invece gli assicurati cooperano tra loro alla creazione di un fondo da cui andare ad attingere per pagare eventuali indennizzi.

 
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