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« TASSEe sia poesia »

Chimica della dignità

Post n°1608 pubblicato il 29 Novembre 2009 da ossimora
 

Etienne Émile Baulieu -

 l’inventore della pillola abortiva Ru486 -

 in Italia è un dispensatore di morte.

Nel resto del mondo, un onesto ricercatore a cui sono grate milioni di donne.

In Italia è uno dei fantasmi del dibattito politico. In Francia un illustre scienziato, già direttore dell’Accademia delle scienze, membro di comitati di bioetica e vincitore di premi internazionali per la ricerca. Ha 82 anni ed è un vecchio partigiano che parla di libertà delle donne e della scienza.
E sulla faccenda della pillola abortiva nel nostro paese, dove è diventata disponibile 26 anni dopo il suo sviluppo in laboratorio, per poi essere bloccata in mille modi e, in ultimo, essere tacciata di contraddire la legge in vigore,
ha le idee ben chiare: «Una storia assurda».
Professor Baulieu, avrà seguito le vicende della pillola abortiva nel nostro paese. In Italia l’aborto è legale dal 1978, ma la Ru486 è diventata disponibile dopo un lungo iter burocratico e un infinito braccio di ferro tra i ginecologi e il Ministero della salute. Adesso le cose sono di nuovo ferme, in attesa dell’ennesimo parere. Perché la sua pillola, qui, fa tanta paura?
In Italia la pressione dei rappresentanti del Vaticano è evidente anche nelle scelte sui farmaci, tanto che l’Italia è stato il penultimo paese europeo ad accettarla: adesso manca solo l’Irlanda (dove però l’aborto è reato, ndr). Secondo me, il problema di questo farmaco è che concretizza l’alleanza tra donne e scienza: il diritto delle donne a scegliere della propria libertà e il diritto degli scienziati a fare ricerca. È un’alleanza invincibile ed è una delle cose
più rivoluzionarie della nostra epoca.
Però i cattolici italiani esprimono chiaramente una paura più terrena: abortire con una pillola potrebbe banalizzare la cosa, renderla troppo semplice.
Ma non è vero! È assurdo che i cattolici sostengano una cosa di questo genere, perché significa dire che le donne non aspettano altro che un mezzo tecnico per decidere del proprio corpo. Se le donne abortiscono non è perché hanno la possibilità tecnica di farlo e il numero degli aborti non è aumentato da quando esiste la mia pillola, lo si è visto chiaramente. Si abortisce per ragioni molto serie. E se anche il dolore fisico si riduce grazie a una pillola, quello psicologico rimane.
Si è anche detto che la pillola abortiva non è molto sicura: in America ci sono state alcune morti. Come risponde?
In America hanno utilizzato male la pillola per far fare più soldi alle aziende farmaceutiche. Per farla breve, hanno cominciato a somministrare uno dei farmaci del protocollo per via vaginale invece che per via orale, così da poterne dare dosi minori. Solo che è molto rischioso mettere in vagina cose che non sono concepite per stare lì. Infatti in Francia la pillola esiste da vent’anni, viene
prescritta correttamente, anche dai medici generici, e utilizzata a domicilio, ma morti non ce ne sono mai state. La realtà è che è un farmaco molto sicuro.
La sua pillola oggi è utilizzata da quattro o cinque milioni di donne in tutto il mondo ogni anno. Solo in America latina non è ancora arrivata. Avrà fatto un
sacco di soldi…

Macché, non ho fatto una lira. Ho sempre lavorato all’università e poi gli scienziati della mia generazione erano più interessati al successo delle proprie scoperte che alla possibilità di farci dei soldi. Avevo un contratto da piccolo
funzionario con un’azienda, che mi pagava a forfait per le mie idee. Mi sono assicurato così una certa sicurezza economica, quella che bastava per continuare a lavorare tranquillamente.
Lei si è sempre occupato di ormoni e ha lavorato con Gregory Pincus, uno degli inventori della pillola anticoncezionale. Perché ha scelto di dedicarsi agli ormoni femminili?
La vita è più semplice di quello che sembra. Ho fatto medicina, ma volevo anche fare chimica, e il professore di biochimica che mi ha preso sotto la sua protezione studiava gli ormoni. Non è stata una vocazione.
All’inizio mi sono occupato di un ormone che all’epoca era misterioso, il Dhea, e sono riuscito a isolarlo dal surrene. In questo modo mi sono fatto un nome, tanto che Pincus mi ha chiamato a raccontare le mie ricerche. Poi mi ha parlato e mi ha convinto che la contraccezione è un settore di studi interessante. Mi ha detto: tu la conosci, la contraccezione? Avevo già tre bambini, avrei dovuto
conoscerla. Ho detto di sì. Comunque ho fatto diverse altre cose nella vita.
Adesso sono tornato a occuparmi di invecchiamento e del Dhea, un ormone che fisiologicamente diminuisce con l’età, ma che preso per bocca può garantire un rallentamento del declino fisico e mentale.
E lei lo prende?
Certo. Da almeno 15 anni.
È stato detto che le sue ricerche sulla pillola abortiva e sull’ormone che rallenta l’invecchiamento sono ricerche di «chimica della dignità». È così?
Bah, io non parlo mai in modo così astratto. Sono stati piuttosto i giornalisti a dirlo. Anche se, in un certo senso, hanno ragione. Per caso, ma un po’ anche per scelta, ho trovato il gusto di fare quella che chiamo medicina di secondo
grado, e di aiutare le donne e gli anziani nei loro problemi.
È vero che Étienne Émile Baulieu non è il suo vero nome?
No, ormai lo è. L’ho scelto nel '43, a sedici anni, quando sono partito per fare il partigiano. Bisognava scegliersi un nome di battaglia e ho scelto Étienne Baulieu. Poi, dopo la liberazione, sono andato a iscrivermi alla facoltà di
medicina. In tasca avevo ancora i documenti falsi e solo quelli. L’ho detto in segreteria, ma mi hanno risposto che c’era gente, bisognava fare in fretta: mi avrebbero iscritto con quel nome e poi avrei potuto cambiare. Alla fine, non
l’ho cambiato mai.


 
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