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« Adieuriletture/riscritture »

L'AVA

Post n°1651 pubblicato il 30 Gennaio 2010 da ossimora
 

2 anni fa scrivevo le  brevi note biografiche ,ripostate qui sotto sulla mia amata nonna materna,oggi abbiamo festeggiato i suoi 102 anni  e per fortuna è ancora lucida e vitale ,mi ha recitato con precisione e ottima dizione una poesia che le facevano sciorinare  a scuola quando aveva  appena 7 anni  ,nel 1915;sono rimasta sorpresa  assai dalla sua lucida memoria e dalla sua chiarezza,l'ho registrata .

 

Nel tempio della scuola ogni mattina

dobbiamo recitar questa preghiera

fa cessare buon Dio tanta rovina

fa cessare buon Dio la pugna fiera

che uccide tanti giovani soldati

che lascia tanti figli abbandonati

dalle vette nevose al vasto mare

cosi’ che abbracci le diverse terre

si veda in cielo subito spuntare

l’arcobaleno della pace!

Guerre più non vogliono i popoli civili

aratri noi chiediamo e non fucili!

Illumina la mente ai vincitori

la libertà non temano i tiranni

ognuno riprenda i suoi lavori

senza paura di novelli danni .

Buon Dio fa che la pace  a noi ritorni

riparatrice dei funesti giorni.

doveva avere un prete pacifista per maestro...

 E’ nata nel 1908, in una minuscola franzioncina sub appenninica (ormai semiabbandonata o colonizzata da esotici agriturismi  finto agresti) dove il tempo era scandito rigorosamente dal trascorrere delle stagioni  e l’unica energia necessaria era quella delle braccia . Vita dura ma della quale non conserva immagini di pesantezza pur godendo convinta dei benefici delle comodità senza mai rimpiangere il "bel tempo passato". Ha vissuto bambina gli echi della grande guerra ,conservando pochi ,sbiaditi ricordi. Le feste,poche ma attesissime costringevano ad attraversamenti di valli e boschi per giungere a  chiesette e pievi ormai in maggioranza  sepolte dalle sterpaglie ,feste che segnavano la vita delle persone  certo per il puro piacere dell’incontrarsi e  per l’allacciarsi di sguardi ed ammiccamenti lievi che portavano a brevi ,cortesi, fidanzamenti ,saldamente vigilati dall’occhio attento delle madri. Nel 1929 ,quando furono celebrate le sobrissime nozze ,il canonico ricordò ai novelli sposi di essere la prima coppia che univa in matrimonio con l’appena promulgato rito concordatario dei patti Lateranensi ,firmato da Mussolini.

E’ entrata sposina nella famiglia del marito ,quando le giovani sapevano e dovevano soltanto ubbidire , la dispensa era sotto chiave,si faceva il pane per la settimana e si conservava sulla madia  ( mi raccontano che il suo era  buonissimo anche dopo una settimana)ed il pezzo di gallina era riservato a chi stava male o era incinta .Poi ,finalmente una casa sua ,una piccola attività commerciale col marito ,le due figlie  e il cataclisma irrazionale del fascismo con le persecuzioni,l’olio di ricino ,la tessera annonaria rifiutata dal marito che leggeva comunque “La Rivendicazione” giornale dei socialisti rischiando la pelle ,la fame ,gli zoccoli di legno .la paura ,la paura della ribellione controllata a stento,lo sfollamento alla “cava”,dove arrivavano le retroguardie dell’esercito tedesco composte perlopiù da giovanissimi che le facevano pena ed ai quali cucì anche cappotti  con la stoffa delle coperte militari. Mi racconta sempre della notte nella quale al buio ,illuminati soltanto dalle civette che perlustravano, hanno perso nei fossetti la bimba di pochi mesi di una cugina ,la grande angoscia ed il sollievo nell’accorgersi che lei aveva dormito beatamente fino al ritrovamento,sana e salva. Poi il dopoguerra ,l'angoscia per qualche cattivo affare,una grande  casa venduta per due sacchi di sale.Poi la grande tragedia personale della sua vita. Lei, precocemente vedova,nel prosieguo della sua lunga esistenza trascorsa sopratutto  ad aiutare figlie e nipoti .E’ una tosta mia nonna ,essenziale ,senza fronzoli,rigorosa ,testa dura ,poco propensa a quelle che lei liquida scrollando la testa come “stupidaggini”,che poi quando non te lo aspetti ,lascia esplodere la sua risata fragorosa  sostenuta sempre da una  bella dentatura .Oggi ha compiuto 100 anni,sono stata a trovarla ,era un po’ frastornata dai tanti fiori che le sono arrivati ,dalle persone che si sono ricordate di lei ,dalle rose rosse della sindaca.Non si era fatta mancare la lettura del giornale e bofonchiava contro "quei farabutti venduti"di dini e mastella ,reclamando il suo voto.Stava bene ,era sorridente ,arrossata dal fuoco .

Le ho detto :”Sai nonna che sei nata lo stesso anno di Simone De Beauvoir e Cesare Pavese ?”

”Sono vivi ?”

”No ,nonna ormai è da molto che non ci sono più”

”E si ,c’è un sacco di gente che è morta giovane

 
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