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Post N° 426

Post n°426 pubblicato il 28 Marzo 2006 da ossimora
 

Tuavi, un saggio capo indiano delle isole Samoa, compì un viaggio in Europa agli inizi del secolo, venendo a contatto con gli usi e costumi del "Papalagi",nome con il quale definì l'uomo bianco.

Ne trasse delle impressioni folgoranti che gli servirono per mettere in guardia il suo popolo dal fascino perverso dell'occidente.

Erich Scheurmann, un artista tedesco amico di Herman Hesse fuggito nei mari del Sud per evitare la prima guerra mondiale, raccolse questo tesoro di saggezza e lo pubblicò.

"Papalagi" è un trattato etnologico sulla tribù dei bianchi, esilarante e atroce...da leggere...

.... noi papalagi...

"Il Papalagi ama il metallo rotondo e la carta pesante, ama introdurre nella sua pancia molto liquido ricavato dalla frutta uccisa, e carne di maiale, bue e altri orribili animali, ma più di tutti ama quel che non si lascia afferrare e che tuttavia esiste: il tempo. Fa tanta scena e discorsi ridicoli, e anche se non potrà mai essere più di quanto non ce ne sia tra l'alba e il tramonto, per lui non è mai abbastanza. Il Papalagi, è sempre scontento del tempo che ha a disposizione, e accusa il Grande Spirito di non avergliene dato di più. Bestemmia contro Dio e la sua grande saggezza dividendo e ridividendo ogni nuovo giorno secondo un piano preciso. Lo spezza proprio come si farebbe con una noce di cocco servendosi di un coltello da boscaglia. Tutte le parti hanno un nome preciso: secondi, minuti, ore. Il secondo è più piccolo del minuto, che è più piccolo dell'ora; tutti insieme fanno un'ora, e sono necessari sessanta minuti, e ancora più secondi, per arrivare un'ora.Questa è una cosa che ho assimilato male, che non ho mai capito bene, perché mi fa star male pensare più del necessario a cose così infantili. Il Papalagi fa di questo un gran sapere.
Gli uomini, le donne e i bambini stessi, che ancora non si reggono sulle loro gambe, portano nei loro panni una piccola e piatta macchina rotonda, che pende sul collo legata a spesse catene di metallo, oppure è allacciata al polso con strisce di pelle, dalla quale sanno leggere il tempo. Questa lettura non è facile. Si fanno esercitare i bambini, tenendo la macchinetta vicino all'orecchio per fargli divertire. Queste macchine che si possono portare facilmente su due dita tese, assomigliano al loro interno alle macchine che sono dentro la pancia delle grandi navi, che tutti voi conoscete. Ci sono però anche grandi e pesanti macchine del tempo che stanno ritte all'interno delle capanne o che pendono dall'estremità più alta delle case, perché possano essere viste da lontano. Quindi dopo che è passata una parte di tempo, due piccole dita che sono all'esterno lo segnalano, e contemporaneamente la macchina manda un urlo, e uno spirito colpisce il ferro che è nel suo cuore Proprio così quando, quando in una città europea una parte del tempo è trascorsa c'é un fragore violento.
Quando risuona questo rumore del tempo il Papalagi si lamenta: "E' duro pensare che è passata un'altra ora". Fa poi una faccia triste, come chi debba sopportare una grande pena, anche se arriva subito un'altra ora tutta fresca. Dobbiamo liberare il povero, il confuso Papalagi dalla follia, dobbiamo distruggergli la sua piccola macchina del tempo rotonda e annunciargli che dall'alba al tramonto c'è molto più tempo di quanto un uomo possa avere bisogno."


 
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