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Juliet Berto: "Bisogna tenere a mente il colore della propria ferita per farlo risplendere al sole"

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Messaggi di Aprile 2007

 

Post N° 806

Post n°806 pubblicato il 05 Aprile 2007 da ossimora
 
Tag: Imago

immagine

Divisa per dare da mangiare agli uccelli

[Uniform to feed the birds], 1994
Pelle di daino, alluminio inciso
[Skin of diano, engraved aluminium]

Courtesy Collezione privata, Milano


***

 
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Titi

Post n°805 pubblicato il 04 Aprile 2007 da ossimora
 

immagine

Aprile è il più crudele dei mesi, genera
Lillà da terra morta, confondendo
Memoria e desiderio, risvegliando
Le radici sopite con la pioggia della primavera.

(da "La terra desolata" - Thomas Stern Eliot)
 

 Oggi è il 4 Aprile ;una data impressa tristemente nella mia memoria .

Mio padre ,le sue ultime ore di vita e la mia angoscia ,la rabbia contro chi mi era vicino e mi invitava a immaginarlo ormai sereno, lontano dalla malattia ,pacificato. Che menzogna.

Non sopportavo nessuno ,non volevo vedere nessuno.

La sera prima ,preso dalla malattia ,attonito e spaesato dagli anestetici ci disse : "salvatemi". Altro che pacificato, all'ultimo momento, lui che crebbe in seminario e fu sempre uomo di chiesa non volle nemmeno il prete. Era incazzato nero.

Lui era un vorace di vita, allegro ,disponibile, profondamente buono ; sempre soddisfatto di quello che aveva anche se non era molto ,la tranquillità ,non era avido , nè rampante e arrivista in alcun modo. Aveva un normale stipendio e si sentiva ricco.Al mattino cantava le opere liriche in bagno e quando usciva il suo profumo riempiva l'ambiente ed io lo prendevo in giro per questo. Quando ne combinavo qualcuna (e capitava spesso dato che sono stata (sono ancora ?!?)una ribelle ),si infuriava e faceva il gesto di darmi uno schiaffo, l'aria era seria ma non ricordo proprio che lo abbia mai fatto.Mi portava allo stadio con lui quando anche io ero appassionata e morivo dal ridere quando si atteggiava a tifoso "canonico" e gridava ;non faceva proprio per lui e il massimo che gli ho sentito dire è stato "arbitro sei un…lampadario !"(ovvio che ho riso per giorni) Adorava il mare e quando poteva fare una passeggiata sul lungo molo marchigiano e, fermarsi a guardare ed ascoltare i pescatori dai trabucchi era al massimo.

Si accalcano i ricordi ,forse è la prima volta che riesco a tirarne fuori un po’.

 Pochi ,non mi è facile

 
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Djuna

Post n°804 pubblicato il 02 Aprile 2007 da ossimora
 

Djuna Barnes, nata a Cornwall-on-Hudson

[New York] nel 1892

(morta a New York nel 1980),

fin dalle prime opere (poesie, drammi, racconti illustrati da lei stessa) diede prova di una fantasia strana e possente. immagine

Nel suo libro più noto, Bosco di notte (Nightwood, 1936), una rappresentazione del notturno, del perverso, del sacro, le storture psichiche dei cinque protagonisti sono narrate in un linguaggio barocco, immaginifico e stilizzato, che crea attorno a essi un alone di sospeso orrore elisabettiano.

E' stat una figura mitica dell'avanguardia newyorkese e Parigina, tornò nel 1939 a New York isolandosi nella sua casa al Greenwich Village, in un silenzio rotto solo nel 1958 con la pubblicazione del dramma poetico L'antifona (The antiphon)

Women

Adelphi

Profilo misterioso, figura, vien da dire, archetipica, Djuna Barnes portava cappelli a larghe falde per nascondere il volto e per lasciar filtrare le parole. Grazie al serratissimo scambio epistolare con la giornalista Emily Holmes Coleman i lettori che hanno amato Nightwood potranno ritrovare, imbastiti con la cronaca mondana e intellettuale che ha fatto degli anni trenta la "festa permanente" del modernismo nell'arte, nella letteratura, nel cinema, i temi portanti del suo romanzo. Il Village, Parigi e Berlino sono gli scenari da cui partono le lettere di Djuna a quella che oggi potremmo chiamare la sua editor. E sono la testimonianza di un lavoro incessante di controllo, rilettura, riscrittura dovuto all'intrinseca insicurezza di una scrittrice che fino alla fine sembra inconsapevole del suo talento. L'altra risponde, incoraggia, taglia, consiglia. Tra le due donne corre una piena di affetto e sincerità che solo quel particolare timbro della conversazione intesa come occasione di conoscenza sa restituire a chi legge.

Tanto l'una è ignorante, tanto l'altra sa ricomporla in un quadro più generale, tanto l'una è stretta dalle maglie di un passato traumatico (il leitmotiv di Nightwood è l'incesto), tanto l'altra è assolutamente libera da qualsiasi cascame psicoanalitico, tanto l'una si fa guidare dall'istinto non riuscendo a "distinguere la verità dalle ciarlatanerie", tanta l'altra la recupera alla realtà.

Un duello tra innocenza e compromissione che infine permette di dar vita a un vero capolavoro del Novecento.

Lo scontro fatale tra due passioni, tra due voracità dissimili. Sarà infatti Djuna, paradossalmente, a mettere sull'avviso l'amica Emily rispetto ai rischi della passione in una lettera del 19 agosto del 1938 (Nightwood è del 1936):

"La passione tesoro non è necessariamente letame di invettive (...) ma proprio perché vuoi appassionatamente la passione, penso che tu ne abbia accettata una che non potrà mai renderti felice (...)

 Perché l'amore assoluto non è un buon amore, così come la sofferenza assoluta non purifica - né una passione assoluta è una buona passione, penso che su questi punti tu sia un po' cieca perché li vuoi troppo...".

 
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SRC

Post n°803 pubblicato il 01 Aprile 2007 da ossimora
 

Un amico afferma che vede troppa acquiescenza in giro nei confronti di SRC.

 Non sia mai detto.

Mossa da questo suo stimolo,da interesse personale e dalle “grida”quotidiane dei suoi porporati rappresentanti mi sento di tornare a riflettere ed inveire,si,inveire,contro di loro. 

Non ho mai pensato che il passaggio in seconda linea del segaligno Ruini potesse significare una sorta di pacificazione e  questo signor Bagnasco ha davvero rapidamente toccato il fondo(grazie Miti). Mettere sullo stesso piano leggi a favore delle convivenze civili con l’accettazione della pedofilia (di cui sono tristemente esperti)e con l’incesto è un vero e proprio atto di malafede e delinquenza politica.

Inutile dire poi di essere stato equivocato;già c’è il nano ridens che le spara grosse salvo poi tornare sui suoi passi .Ormai abbiamo capito bene il giochetto .

Io le dico ,tanti mi ascoltano ,alcuni mi credono. Un pessimo film già visto.

 Questa chiesa potente e fatiscente ,ormai francamente insopportabile, alterna sfoggio di ricchezze enormi ed orpelli dagli altari bardati a festa fastosamente per beatificare questo o quel personaggio a tentativi di presunta moralizzazione da salotto.

 Sempre più fanno pensare  alla “Flagellazione di Cristo di Piero della Francesca “.

Mentre un uomo nudo è frustato ed umiliato in lontananza,loro se/ce la cantano e se/ce la suonano coi loro vestitini della festa .

Unica cosa positiva di questa scellerata guerra santa è che appare sempre più misera e ridicola la difesa d’ufficio dei teocon nostrani pulciosi portatori  di vizi privati e pubbliche virtù.

 
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