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Creato da ossimora il 20/10/2004
Juliet Berto: "Bisogna tenere a mente il colore della propria ferita per farlo risplendere al sole"
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Messaggi di Aprile 2005
UNA POESIA PER TUTTI...MA SOPRATUTTO PER I LAICI...AMMESSO CHE CE NE SIANO IN QUESTO PAESE PAPALINO...
Pater noster (di Jacques Prevért)
Padre nostro che sei cieli
Restaci pure
Quanto a noi resteremo sulla terra
Che a volte è cosi bella
Con tutti i suoi misteri di New York
Seguiti dai misteri di Parigi
Che valgon bene quello della Santa Trinità
Con il suo piccolo canale dell'Ourcq
E la sua grande muraglia Cinese
Il suo fiume di Morlaix
E le sue caramelle di Cambrai
Con il suo oceano Pacifico
E le sue vasche delle Tuileries
Con i suoi buoni bambini e i suoi cattivi soggetti
Con tutte le meravigliose meraviglie del mondo
Che se stanno sulla terra
Offerte a tutti quanti
Sparpagliate Meravigliate anch'esse d'essere delle tali meraviglie
Tanto che non ardiscono confessarlo a se stesse
Come una bella ragazza nuda che mostrarsi non osa
E con tutte le orribili sofferenze del mondo
Che son legione
Con i loro legionari
Con i loro reziari
Con i signori e padroni del mondo
Ciascun padrone con i suoi predicatori i suoi traditori i suoi predatori
Con le stagioni
Con gli anni
Con le belle ragazze e i poveri coglioni
Con la paglia della miseria che marcisce nell'acciaio dei cannoni
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Non vi sembra di cattivo gusto intitolare al nome d'un defunto celebre, a cadavere ancora caldo, luoghi e palazzi cari col loro nome tradizionale al cuore di tanti romani? Non è una violenza onomastica questa, oltreché una strumentalizzazione, cioè farsi belli con una cosa e un nome altrui, ben più grande del nostro? Faccio qualche esempio. Il sindaco ha rinominato la Galleria Colonna (dedicata a un'antica e gloriosa famiglia romana) ad Alberto Sordi, e ha reintitolato a Gassman il Teatro Quirino caro a tutti i romani. Ma la fama degli attori è effimera, tra pochi decenni nessuno si ricorderà più di loro. Ora, con un imbarazzante filo logico, visto che anch'egli fu attore, sta per essere intitolata a Karol Woytila addirittura la Stazione Termini, che prende nome dalle vicine Terme di Diocleziano. Che rapporto c'è tra il papa e i treni, visto che tutti i suoi 100 e più viaggi li fece in aereo? Perché questa voglia di rinominare dall'alto, d'autorità, i luoghi più cari e tradizionali ai romani? E, visti i precedenti, che omaggio sarà per il papa, il cui nome oltretutto è di difficile pronuncia e scrittura per gli italiani? E' solo mania di grandezza o anche una mezza gaffe? E non è una indelicatezza per i tanti che, come chi scrive, non sono credenti?
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Questo articolo ...secondo me è bellissimo ed interessante,condivido in pieno ciò che si dice ..ottima Rossanda
LEGGETELO!!!!!
Un po' di silenzio
ROSSANA ROSSANDA
Che la terra gli sia leggera, più di quanto lo sono stati i media. Giovanni Paolo II si è spento, dopo giorni di patimento mentre l'Italia era sommersa da un mare di parole, immagini rubate, indiscrezioni. Un indecente voyeurismo. L'ultima fotografia del suo volto sfigurato nell'inutile tentativo di parlare alla folla ha campeggiato sulle prime pagine. Chi lo diceva morto, chi lo sentiva parlare in italiano e in tedesco, chi lo assicurava vigile e chi in coma. Se avessero potuto tenere le telecamere a mezzo metro dal letto e captare in audio l'ultimo respiro, lo avrebbero fatto. I soliti vescovi da tv non erano inginocchiati a pregare, stavano negli studi della Rai o di Mediaset a invitare alla preghiera gli altri. In un crescendo alimentato dai soliti conduttori siamo stati informati che piangevano e pregavano tutti i cattolici, anzi tutte le chiese cristiane, tutto l'ebraismo, tutti i musulmani; ci mancavano solo i sentimenti dei buddisti. Il presidente della Repubblica della quale sono anch'io cittadina, ha partecipato alle messe di veglia e fatto dichiarazioni un tempo impensabili per uno stato laico e che non mi rappresentano. Non so se questa spettacolarizzazione sia stata da lui desiderata o se sia frutto della curia e dei personaggi che lo circondavano. Certo Karol Wojtyla ha accettato e cercato tutti i media - per introdurre la Chiesa nel terzo millennio, ci dicono i vaticanisti - e alla fine è stato vittima delle loro smoderatezze, che nessuno ormai ignora. Così sono scomparse dalle prime pagine e dai telegiornali tutte le altre notizie, a meno che riguardassero la Formula 1. E forse questa massificazione di una religione facile ha guidato buona parte di quelli che da sabato hanno riempito piazza san Pietro per poter dire, come il nonno al tempo delle battaglie, «anche io c'ero», allo spegnersi delle luci delle due famose finestre.
Come rimproverali? Non è questo che mette a disagio chi, non credente, considera il cristianesimo un grande evento dell'umanità. E' l'uso che se ne sta facendo. Perché parlare di via crucis per un vecchio che stava morendo di pesanti malattie, come capita a milioni di altri al mondo, e senza essere arrivati alla sua età, e senza le cure che a lui sono state prodigate? Di martirio? L'ebreo di Nazareth, convinto di essere figlio di Dio, accettò di essere flagellato e morire di un orrendo supplizio, e solitario, come l'ultimo degli schiavi, per salvare il mondo. Karol Wojtyla, da quando è stato eletto papa, non si è sentito più un uomo, ma la voce di Cristo, fino a parlare di sé in terza persona.
Ma era un uomo e ci ha fatto un'immensa pena questo suo proporsi come simbolo di una via d'uscita per un'umanità non solo secolarizzata ma che dichiara ogni giorno di essere priva di ideali e di idee. Lo si è consumato come una rockstar quando lo si sarebbe dovuto proteggere. Morire è un duro lavoro, e più in una fibra come la sua che sfidava la montagna e le nevi, e ha a lungo resistito. Andava accompagnato con discrezione e pietà.
Non pensiamo che ce ne saranno molte al suo funerale e alla sua sepoltura. Verranno i grandi del mondo che non si sono sognati di dargli ascolto quando parlava per la pace e contro la ricchezza. E' stato la sola autorità morale per chi non ha più avuto cura di un'etica terrena. Adesso viene il tempo per una riflessione sul papato di Giovanni Paolo II, anch'esso enfatizzato da elogi e dichiarazioni di primati e insostituibilità, che neanche Gregorio Magno. Ora si potrà misurare il suo apporto teologico, forse non così rilevante, il suo insegnamento etico, forse non così innovativo, il suo peso politico moltiplicato dal crollo dei comunismi, il suo ruolo non privo di ombre sulla comunità ecclesiale. C'è un giorno per vivere e un giorno per morire, dice il Qoelet. Che almeno questo sia lasciato al silenzio.
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Inviato da: jigendaisuke
il 25/05/2022 alle 18:54
Inviato da: merizeta21
il 11/05/2022 alle 19:22
Inviato da: ossimora
il 11/05/2022 alle 10:49
Inviato da: bluaquilegia
il 09/05/2022 alle 17:27
Inviato da: ossimora
il 07/05/2022 alle 12:25