Dentro un'Ostrica

Una Mattina


Una mattina uscii in barca per procurarmi il pranzo. Ero con un amico, Luca, un discreto pescatore e soprattutto un buon compagno di avventure.Erano le 5, il sole da li a qualche ora si sarebbe manifestato maestoso ad est, dinnanzi la nostra direzione, tra il promontorio e la secca. Ai tempi pescavamo a traina, ovvero due esche finte montate sulle canne, 40 metri di bava e la barca che viaggiava al minimo. Il mare era uno specchio che rifletteva le stelle. Solo la nostra presenza, alle spalle, metteva caos a quell’ordine di bellezza e quiete.Luca guidava la barca, seduto, io in piedi alla sua destra. Imbottiti con vecchie felpe di squadre di basket americane. Lui Cleveland e io ero New York. A star fermi la temperatura era gradevole ma muovendosi e incontrando sprazzi di brezza umida i piedi scalzi e le gambe nude sentivano freddo.Noi due in silenzio con una sigaretta in bocca mentre intravediamo il primo chiarore all’orizzonte. Il buio del cielo sembra lentamente attenuarsi, accendersi verso un blu intenso, poi un blu elettrico e un lontano azzurro che trascina nella volta altri colori. Tutto si svolge lentamente e nel fragile silenzio che mal sopporta il rumore del motore.Ad un tratto da sinistra vediamo un movimento vistoso ma armonico. Ombre appaiono e spariscono per poi riapparire e sparire nuovamente. Come un moto ondulatorio di un suono.Delfini. Ne contiamo 8. Incroceremo la loro rotta. Tiriamo su le lenze. Con i delfini in giro niente pesce oggi.Luca spegne il motore e ci fermiamo a guardarli mentre si avvicinano a pochi metri. Non li disturbiamo e francamente ci snobbano proseguendo la loro via.La barca non si muove. Rimane li ferma con la prua verso est, verso un una luce che lenta emerge da un ribollire di luccichii. Il tempo sembra essersi fermato, anche se il sole non si arresta. L’aria si scalda però, poco, ma senti già che sarà una bella giornata. Anche se il secchio tornerà al pontile vuoto.