Elogio dell'otium

Post N° 20


Che poi chissà quali istantanee hanno di noi gli altri. Perché infatti è così che funziona. Noi non siamo una istantanea, ma per gli altri sì, e alla fine il fatto di conoscere più o meno bene gli altri consiste nel numero di istantanee che si hanno di loro. E' una esperienza strana, conoscere gli altri, che non perde nulla della sua stranezza per il fatto che la ripetiamo di continuo. E' esattamente come conoscere qualcuno da distante, e vederlo nelle foto che ti manda. La prima ti crea subito la prima immagine definitiva. Poi ne vedi una seconda, e hai di fronte una persona diversissima, proprio un'altra persona. La terza, poi la quarta la quinta, somigliano più o meno ad una delle prime due, e talvolta hai fronte un'altra persona ancora, e sommandole tutte cominci a farti una immagine più completa. Ma sempre di UNA immagine si tratta, come se poi il volto di una persona non cambiasse con l'espressione, gli stati d'animo, le circostanze, e la luce persino. E per l'animo è la stessa cosa. Alla fine la incontri e... trovi una persona diversa ancora, e in un movimento, un lampo degli occhi, uno scarto del volto, una espressione di un attimo, ritrovi il volto conosciuto in una delle foto, e ti sforzi ti fissarti in quella, di fermare in una immagine la persona che hai davanti. Ora, io non sono questo granché di persona, ma è chiaro che mi scoccia venir male nelle foto. Capita, ovviamente, ma l'amor proprio è una faccenda seria, e come tale va presa. Anche chi fa mostra di non farlo è solo perché è sicuro di aver nascosto bene il lato più debole di sé. Ma insomma questo è un altro discorso. E i miei lati deboli immagino siano abbastanza scoperti, ma non so nemmeno dire quanto faccia per nasconderli. Non credo però sia questo a fare di me una persona non troppo affidabile, o da prendere in ogni caso con le molle e con beneficio di inventario. In apertura de L'ISPETTORE, Gogol' pose un proverbio russo particolarmente calzante, anche in questo caso, "E' inutile lagnarsi dello specchio, se il muso è storto". Già, inutile lagnarsi se gli altri non hanno questa gran immagine di me. Magari non dipende dallo scatto. E una qualche ragione ce l'avranno, per vedermi così. Certo, non credo di arrivare a far vomitare la gente, e se qualcuno lo fa, sono propenso a credere che abbia un imbarazzo di stomaco già di suo, che prescinde dalla mia modesta persona o da quel che posso mai dire o fare, e non lo credo per il mio solo amor proprio. Ma insomma non sono questo granché, e me ne rendo conto benissimo. Solo che, sì, hanno ragione Gogol' e il proverbio russo, ma c'è proprio bisogno di vedere sempre tutte le foto?