Elogio dell'otium

Post N° 21


Le case, come i luoghi, hanno invece una personalità più solida, che magari cambia nel tempo, e magari ciclicamente – di notte, di giorno, nelle stagioni – ma che resta più riconoscibile, meno sfuggente. Perché non c’è dubbio che i luoghi hanno una personalità. Il “senso del luogo” esiste, ed è una cosa sempre affascinante da scoprire. Le case, ad esempio, hanno una personalità. Non sempre corrisponde a quella dei proprietari, o a quella che i proprietari vorrebbero. Ma questo non ha una grande importanza. E ci sono case, come ci sono luoghi, che ti porti dentro per sempre. Anche perché le case molto difficilmente cambiano aspetto, e personalità, e significati. Sono case che all’apparenza non hanno niente di diverso da tante altre: non l’architettura, la disposizione, l’uso delle stanze, la dimensione. Non l’arredamento - qualcosa di nuovo, qualcosa di riutilizzato, qualcosa di recuperato e valorizzato. Sono case che sembrano vivere di una loro vita autonoma, capaci di far vivere a loro modo, capaci di darti un qualcosa – serenità, tranquillità, e uno sguardo unico su ciò che le circonda, come se il paesaggio dal loro interno fosse ancora più bello e ancora più bello il guardarlo. Ci sono case che hai visto nella luce abbagliante e freddissima di un mattino di gennaio; nel grigio umido e tiepido di piovosi pomeriggi primaverili; nel caldo mai soffocante di dolci e rilassate e lunghe giornate estive. Sono case che senti tue anche se vi entri in punta di piedi; case che ti accolgono come se tu appartenessi loro, senza che loro ti appartengano. E lo senti, e lo vivi, e la gratitudine che provi per questo accoglierti non sarà mai abbastanza e abbastanza non lo saprai manifestare mai. Ci sono case che hai sempre negli occhi, che immagini in mille momenti mentre pensi a mille altre cose, quasi fossero il fondale del teatro di tutti i giorni. Sono case che ti porti dentro per sempre, come il sorriso bianchissimo e luminoso di chi le vive.