Elogio dell'otium

Post N° 40


Forse non si riflette abbastanza sul fatto che ci innamoriamo - o meglio, che abbiamo bisogno di innamorarci - anche per condividere le cose belle che amiamo, per far sì che qualcuno condivida con noi il nostro incantamento.Vedendo la bellezza nelle cose, vogliamo esser partecipi di essa; il che significa desiderare anche che altri vedano noi stessi in quella stessa bellezza.Riconoscere la bellezza è in un certo senso esserne parte, infatti: dopotutto, come bene sapeva San Paolo, la bellezza sta negli occhi di chi guarda. Così che riconoscendo la bellezza in ciò che troviamo bello, l'Altro ci riconosce capaci, e possessori di bellezza.E non è forse ciò che noi stessi facciamo, trovando bello ciò che il nostro amore trova bello? Non è forse per questo che innanzitutto e perlopiù amiamo ciò che esso ama?La bellezza delle cose non è muta, essa ci parla; ma le parole hanno significato solo se condivise, e quando si fermano dentro di noi avvertiamo l'urgenza di farle uscire, di renderle vive, e davvero significanti.Amore si nutre di bellezza, ma la bellezza chiama Amore.E non c'è nulla di più triste, di più straziante, di continuare ad avvertire la bellezza quando Amore se n'è andato, o peggio ci ha lasciato.Ci troviamo allora nella straziante solitudine di una bellezza che non sappiamo e non possiamo più condividere. Una bellezza che ci ricorda a sua volta la perduta armonia, e l'infinita bellezza, di cui siamo stati privati.