Creato da: CarloCarlucci il 22/08/2004
"Pensieri oziosi di un ozioso"

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Post N° 12

Post n°12 pubblicato il 27 Agosto 2004 da CarloCarlucci

Una parola che mi affascina, che mi piace pronunciare, ripetere, rigirarmi davanti come un piccolo oggetto prezioso. Colloquio.

Cosa sia un colloquio, lo sappiamo tutti. Nel senso più semplice sono due persone, o più, che parlano tra loro, che conversano.
Ma volendo analizzare la parola, da subito è chiaro che essa ha una connotazione più profonda del semplice "parlare insieme, parlare con".
Un colloquio è un conversare che sottintende una intesa, un interesse o degli interessi comuni, più profondi, più saldi, in qualunque senso.
Il colloquio non è un conversare casuale, distratto, o errante. E' una intesa, un incontro tra persone che hanno interessi comuni, l'una attenta alle parole dell'altro; e in un colloquio le parole non sono mai scelte a caso, ma con cura, soppesandone la connotazione, visto che la denotazione, quel che esse significano in prima istanza, è già assodato, è già patrimonio comune.
E' fatto di sfumature, di intese profonde, un colloquio.

Per questo il termine è così affasciante, ed è importante: "essere un colloquio", "il colloquio che noi siamo", sono locuzioni che illustrano la profondità dei rapporti umani, la saldezza dei loro legami.
Diventare un colloquio non è facile, non è comune. Questo avviene solo quando l'insieme di interessi comuni, di interesse reciproco, di comunanza di intenti, riescono a sciogliere la barriera di diffidenza, di riserbo di cui ciascuno di dota negli incontri con gli altri. E soprattutto quando il tempo trascorso insieme - in termini di qualità, non di mera quantità - si trasforma in un terreno comune, tanto che le due persone diventano una, nel senso che in tanto l'una parla e significa, in quanto l'altra ascolta. Sino al punto che l'una persona parla solo per l'altra, e le parole dette, per l'appunto, diventano quei fili invisibili - ma visibilissimi in un altro senso - per cui non può darsi parola senza ascolto, e la parola stessa ha significato solo in relazione a chi la ascolta. Ci sono parole che non sono per tutti.

Colloquio diventa così un termine esistenziale: non già un modo di relazione, ma un modo di esistenza, e l'esistenza stessa di chi ne è parte.
Probabilmente, non siamo fatti per stare da soli, e nell'incontro con gli altri, costitutivo del nostro essere uomini, c'è proprio la ricerca di essere colloquio.
Perché come i Greci sapevano benissimo, "zòon logon echòn", l'uomo è l'animale che parla, e quando parliamo, nominando cose, in realtà diamo significato al mondo. E la somma delle nostre ricerche non può essere che condividere i nostri significati, e nutrirsi di quelli degli altri. Ciò che accade, forse solamente, in un colloquio.

Io so riconoscere i colloqui, quando li vedo. Sarà perché ne sono stato parte, e perché so quanto un colloquio sia una esperienza completa, e ricca, e soddisfacente.
E so anche quale perdita sia, anche dopo molto tempo, perderne uno.

 
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Commenti al Post:
72rosalux72
72rosalux72 il 27/08/04 alle 13:31 via WEB
...anche io li so riconoscere...
(Rispondi)
 
rossonotturno
rossonotturno il 27/08/04 alle 14:59 via WEB
Si potrebbe definire l'intelligenza dell'essere la capacità di rispondere in modo costruttivo alle sollecitazioni che arrivano. Per modo costruttivo intendo direzionato ad ottenere risultati utili per il proprio bene e quello delle persone attorno a lui, allargando i propri confini interni. Rispondere in modo costruttivo peraltro implica un allenamento all'ascolto, sia dell'ambiente esterno, sia delle risposte interne e discernere quali sono risposte meramente meccaniche, ossia dettate dal condizionamento, e quali le risposte che pongono radici nel proprio Essere. Nessun cambiamento o comunicazione esterna reale avviene se in primis non si svolge nel microcosmo che ci appartiene. E' come lottare per la pace nel mondo, quando il concetto stesso di lotta implica l'assenza di pace. Finchè ognuno di noi trova motivi per lottare, difficilmente si com-prende (prendere con sè) il significato di Pace.La pace nel mondo inizia da dentro noi stessi.Il mondo. Un teatro dove va in scena, come una proiezione, ciò che l'uomo rapprensenta dentro sè stesso. Quindi, chiudendo il cerchio, credo che sia importante iniziare a Com-unicare in modo costruttivo in e con noi stessi.
(Rispondi)
 
soulplace
soulplace il 27/08/04 alle 16:10 via WEB
"la parola stessa ha significato solo in relazione a chi la ascolta"... mi fa pensare ad un tema di studio: "il segno è qualcosa che sta per qualcos'altro, per qualcuno in certe circostanze" ... comunicazione non interrotta, quando se ne capisce la totalità... mi piace...
(Rispondi)
 
CarloCarlucci
CarloCarlucci il 27/08/04 alle 20:27 via WEB
Non esiste un linguaggio privato: non solo anzi il linguaggio è pubblico, ma trascende la somma delle singole esistenze. E' il linguaggio che ci chiama all'esistenza, che ci precede, e che tuttavia si dà solo grazie al nostro essere. Senza linguaggio, niente umanità. Senza umanità, niente linguaggio.
(Rispondi)
 
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