Creato da: CarloCarlucci il 22/08/2004
"Pensieri oziosi di un ozioso"

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Post N° 14

Post n°14 pubblicato il 29 Agosto 2004 da CarloCarlucci

« … Frutti porterà
questo ampio melo
frutti verdi e rossi
che non coglierò…
Per un’altra serra
io camminerò, là l’autunno
mi ritroverà… »

Canzone del rimpianto, già.
Spesso mi sono chiesto cosa voglia poi dire “perdere una persona”, ed è una domanda alla quale – forse per fortuna – non ho mai saputo rispondere.
A volte le persone le si perdono perché esse desiderano andarsene, e quel che devi fare è capire se la forza che hai per trattenerle è superiore al loro reale desiderio.
Desiderio, e non forza di andarsene, perché una persona che realmente decide di farlo non puoi trattenerla in nessuna maniera, meno che mai nel tempo.
E ci sono invece circostanze in cui la forza per andarsene non c’è, e sei tu a dover dire “vai”.

Ma cosa voglia dire “perdere una persona” non lo so.
La filosofia più consolatoria dice che una persona non la si perde sino a che resta dentro di noi. Ma non è così.
Una persona è prima di tutto cambiamento: le persone cambiano, e stare con una persona significa vederla cambiare con noi, e per noi, e noi cambiare con lei.
La vita, dopotutto non è qualcosa di stabile, immutabile; e un rapporto è una cosa viva, oppure non è.

Così che quel che ti manca è prima di tutto il cambiamento che sei stato, le scoperte che hai compiuto con e per la persona che avevi accanto.
E allora il rimpianto non è per ciò che sei stato, e non sei più, ma ciò che avresti potuto essere, e non sarai mai.
Questo spiega poi forse l’odio sotterraneo, inespresso, che si prova per le persone che se ne vanno: non già per ciò che si portano di noi, ma per la possibilità di essere che ci negano.

Perché è difficile, e quanto!, rivedere le cose alla luce dell’assenza: le parole che hai detto per lei, e che non hanno più senso per alcuno, il colloquio che sei stato che si ammutolisce, perde di senso, si fa muto.
E al tempo stesso, è difficile vedere la persona che ti completava, che in un certo senso ti rappresentava come uno specchio, allontanarsi, farsi colloquio con altri, diventare non solo altra da te, ma altra da ciò che era ed era per te.
Ed è per questo che le persone si perdono quando si allontanano, perché non saranno più le stesse, e dimenticheranno persino ciò che sono state con te.
Le persone che se vanno, non torneranno, e se sarà saranno altre persone, persone altre.

Le persone che se ne vanno non ritornano. Se se ne vanno davvero, non torneranno mai.

 
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Commenti al Post:
soulplace
soulplace il 29/08/04 alle 14:19 via WEB
... sul rimpianto di chi "si perde" avevo letto una storia di un maestro zen che, alla morte del suo unico figlio prediletto, non ha mostrato alcun segno di tristezza e dispiacere... la moglie, stupita dal suo comportamento, gli chiese il perchè non si rattristasse per la morte di quel figlio che lui tanto aveva amato in vita, e lui le rispose così: " Non ho rimpianti, adesso, perchè, quando il mio figlio prediletto era in vita, io l'ho amato in modo totale e completo, non ho risparmiato nulla, nel dargli il mio amore, e ora, non ho nulla da rimpiangere, perchè dovrei disperarmi? " ... e per quanto riguarda il dimenticare, credo che nessuno dimentichi la propria verità...
(Rispondi)
 
CarloCarlucci
CarloCarlucci il 29/08/04 alle 18:45 via WEB
Sì, mi sento molto vicino allo spirito zen, ed è uno spirito che ha saputo pervadere un po' della nostra migliore filosofia. L'ermeneutica, ad esempio, le vede dichiaratamente molto. E' davvero pertinente, Soul, il tuo commento...
(Rispondi)
 
briciolabau
briciolabau il 02/09/04 alle 00:31 via WEB
é difficile,parli di filosofa consolatoria;chi si perde,si,resta dentro di noi,nei ricordi;Il rimpianto,é poi pari all'assenza-presenza...di chi non può più acoltarci,amarci,viverci. Tante le cose che rimangono da dire;ma non ci pensiamo mai,diciamo,lo farò domani...e domani,le diremo a noi stessi,con il cuore gonfio di rimpianto.La persona é già lontana,é già passato:Paura,amgoscia.malinconia si mescolano confusamente in n se...tornasse...sarebbe ancora il nostro tempo...se...le persone che vanno ,tornassero..se,avremmo il coraggio di ,dire resta.Camminiamo ancora insieme..a volte,é l'orgoglio che ci rende ladri della nostra felicità.c'è chi non tornrà mai più,ma per altri motivi,non per un "vai".Quelli non torneranno più davvero,no..davvero
(Rispondi)
 
CarloCarlucci
CarloCarlucci il 02/09/04 alle 14:33 via WEB
E' vero, l'orgoglio ci rende ladri della nostra felicità. Non è mai un buon consigliere, di solito, l'orgoglio. Tuttavia ci è necessario per non finire schiacciati dal senso di responsabilità, del dovere, e da altro ancora. E ci sono circostanze in cui è anche giusto dargli retta.
(Rispondi)
 
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