Creato da: CarloCarlucci il 22/08/2004
"Pensieri oziosi di un ozioso"

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Post N° 22

Post n°22 pubblicato il 14 Settembre 2004 da CarloCarlucci

Una delle sottochiavi de STREGATA DALLA LUNA è la domanda che Rose – la madre di Loretta – pone insistentemente: perché l’uomo tradisce?
In un film curato (e furbo) come quello, non è una domanda posta a caso, e sono certo che ha anche dei riferimenti precisi; Johnny Cammareri arriva alla risposta attraverso la Bibbia…
Ma il punto non sono i riferimenti, ma la domanda in sé, e ciò che implica la risposta.
Perché la risposta è tutt’altro che banale, scontata, e neanche così semplice.
L’uomo tradisce perché ha paura di morire.
E non tanto nel senso filogenetico della conservazione della specie (in sé, sarebbe una banalità), e forse nemmeno in quello ontogenetico della morte biologica.
No, si tratta di una risposta più acuta, che ha a che fare con la struttura ontologica del desiderio.

Ma è interessante anche scavare nelle implicazioni della risposta. Ad esempio: cosa resta all’uomo (o DELL’uomo) alla fine del tradimento – visto naturalmente non come atto morale?
E’ una domanda che dà una luce diversa, che apre una prospettiva inusuale ad uno scenario del tutto abituale, studiato, osservato ed esplorato come quello della fine di un rapporto.
Cosa resta quando una relazione finisce, se la relazione stessa è la ricerca di vita?
Forse questa domanda, e la risposta iniziale che la propone, aiuta a capire il senso di paura che accompagna la fine di una relazione.
Quello smarrimento che coglie in ogni momento della giornata, soprattutto nei gesti, nelle azioni più abituali e apparentemente più prive di grandi significati, è paura. Una paura che è molto più che semplice paura della solitudine, e che trascende persino la perdita del complesso di significati che la relazione stessa ha istituito.
Incontrarsi con l’altro è comunicare, cioè dare significato nuovo al mondo, interpretare tutto e ogni sua parte alla luce del rapporto nuovo che siamo: io non sono io, ma sono un rapporto con te.
La paura che coglie è il frutto della fine di quei significati: tutto appare inutile, privo di significato e di senso, e tutto appare come impossibile da raccogliere in un senso nuovo.

Poi, occorre andare avanti, “elaborare il lutto”; raccogliere pazientemente ogni singolo tassello, dimenticando, oltrepassando il significato che esso aveva precedentemente, e usarlo per costruire un nuovo quadro di senso. Oprazione dolorosa – e quanto! – che richiede un grande coraggio, una grande forza d’animo. E benevolenza e assenza di odio. E volontà di andare avanti.
“Non guardarti indietro, o diventerai di sale”.

Quando finisce una relazione – una relazione importante – l’uomo ha qualcosa di più che paura di morire. Sperimenta la fine del significato, ed è davvero morire un po’.
Oh, come aveva ragione Rose Castorini…

 
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