Ho seguito l’inserimento al nido di mia figlia Agata, anni 2. Questa la prassi della prima giornata: i bambini vengono riuniti e giocano, presenti educatrici e genitori. Dopo una mezz’ora i genitori si allontanano per circa 20 minuti, per poi tornare a prendere i figli. Si chiama “inserimento graduale”. Al momento stabilito dico ciao ad Agata, e lei mi fa ciao con la manina e continua felice a giocare.Ma la maestra mi richiama: non basta, il saluto va enfatizzato, reso solenne. Eseguo e il risultato è un pianto dirotto che continua per tutti i venti minuti che attendo fuori dalla porta. Confesso che la cosa mi ha fatto molto piacere.Due riflessioni:· il bambino cerca sempre di accontentare i genitori dimostrando loro il proprio attaccamento· facendo vivere da subito l’esperienza attaccamento/separazione, forse le educatrici si ripromettono di realizzare un calo del numero di pazienti in psicoterapia
L'educazione emotiva
Ho seguito l’inserimento al nido di mia figlia Agata, anni 2. Questa la prassi della prima giornata: i bambini vengono riuniti e giocano, presenti educatrici e genitori. Dopo una mezz’ora i genitori si allontanano per circa 20 minuti, per poi tornare a prendere i figli. Si chiama “inserimento graduale”. Al momento stabilito dico ciao ad Agata, e lei mi fa ciao con la manina e continua felice a giocare.Ma la maestra mi richiama: non basta, il saluto va enfatizzato, reso solenne. Eseguo e il risultato è un pianto dirotto che continua per tutti i venti minuti che attendo fuori dalla porta. Confesso che la cosa mi ha fatto molto piacere.Due riflessioni:· il bambino cerca sempre di accontentare i genitori dimostrando loro il proprio attaccamento· facendo vivere da subito l’esperienza attaccamento/separazione, forse le educatrici si ripromettono di realizzare un calo del numero di pazienti in psicoterapia