Joaquìn Maria Otuvas

L’economia della salute


Il fine di ogni attività non è più la produzione e la fruizione di beni, di cui si cura la qualità, siano essi scarpe o libri, automobili o tappeti, gioielli o biscotti…. Oggi il fine unico è il denaro: il prodotto è diventato un oggetto simbolico, volatile.Alcuni settori sono stati occupati totalmente dal business: gli editori puri sono scomparsi, al loro posto ci sono finanzieri che diversificano i loro investimenti: dai motori ai giornali, dall’edilizia alle televisioni….Questo processo ha finito per investire anche aree in precedenza appena sfiorate o che per definizione avrebbero dovuto esserne esenti: quelle della salute.E non mi riferisco al privato, ma all’ente pubblico, che sta assumendo i caratteri del privato peggiore, con un passaggio dalla produzione di salute all’economia della salute.A questo proposito ecco l’esperienza di un amico che si occupa di un settore delicato, quello del disturbo psichico.Alcuni suoi pazienti, dopo un iter terapeutico lungo e accidentato, hanno raggiunto un relativo benessere  grazie ad un intervento integrato che unisce residenza in comunità terapeutica, cura farmacologica e programmi riabilitativi.Dall’incontro con i rappresentanti dell’ASL di appartenenza dei pazienti il mio amico si aspettava un’ attenta valutazione comune dei diversi casi, ai fini della progettazione futura e, magari, il riconoscimento del lavoro svolto e dei risultati ottenuti.L’unica domanda che si è sentito rivolgere è invece stata relativa alla previsione dei tempi di dimissione dei pazienti e di conseguente sospensione dell’erogazione di denaro per l’assistenza. Come se quella mentale non fosse una malattia cronica, che richiede pertanto assistenza continuata nel tempo.Assistiamo invece al prevalere di un’ottica economica, in cui è di fatto l’amministratore che decide quanto tempo è concesso alla cura, che prescrive al terapeuta le modalità dell’intervento.Certo non si può ignorare l’aspetto economico, ma c’è da chiedersi quale sia il modello di sanità, se l’obiettivo non è più fare salute, ma spendere meno.