Forse...

E per finire.....


….vediamo gli altri punti delle obiezioni dipietraiole, che dovrebbero convincerci a firmare per il referendum contro il “mostro” nucleare.Dicono che il nuovo nucleare è sicuro. Ed economico. E veloce da costruire.Non è vero, con i tempi e i costi del nucleare franco-berlusconiano, che sono il doppio di quelli previsti dal governo, l’Italia non rispetterà le direttive europee sulla riduzione delle emissioni. Qui i dipietrati un minimo di ragione ce l'hanno. Non certo dal punto di vista tecnico, ma da quello amministratitivo sì. Il tipo di reattore previsto dal piano italiano sta diventando un prodotto “di serie”. Se ne sta completando uno ad Olkiluoto in Finlandia ed è a circa metà lavori quello di Flamanville in Francia. Altri due dovrebbero partire a breve in Cina. E' quindi una tecnologia matura, in cui tutti gli inconvenienti delle prime realizzazioni, quelli in grado di causare rilevanti ritardi, sono già emersi e risolti. Il problema sta nel fatto che viviamo in un paese in cui domina la sindrome Nimby, e non è difficile prevedere che un progetto del valore di miliardi di Euro possa essere rinviato sine die da ricorsi e controricorsi di un qualunque sindacuzzo eletto con duecentocinquanta voti. Il rischio è di avere una centrale in vent'anni. Quindici di carte bollate e cinque di cantiere. Dicono che il nucleare non ha impatti sull’ambiente.Ma una centrale nucleare, oltre alle scorie, utilizza enormi quantità d’acqua, compromettendo l’equilibrio idrogeologico della zona in cui viene costruitaQuesta è ignoranza allo stato puro. L'equilibrio idrogeologico è tutta un'altra cosa. E' però vero che una centrale nucleare richiede considerevoli quantità di acqua di raffreddamento e che questa viene restituita all'ambiente a temperature leggeremente più elevate. Ma nessuna attività umana ha un impatto ambientale zero. E una centrale nucleare non produce le tonnellate e tonnellate di anidride carbonica e residui di combustione di una centrale a gas, carbone o olio combustibile. A proposito di impatto ambientale: prendete in mano una calcolatrice e provate a vedere quanti km quadrati di pannelli fotovoltaici sarebbero necessari per produrre la stessa quantità di energia di una centrale nucleare da 1,6 GW. Tanti, vero? Ecco, quando tra una ventina di anni saranno tutti da buttare, come e dove li smaltiremo? Dicono che con il nucleare in Italia saremo energeticamente autosufficienti.Ma tu hai mai visto giacimenti di uranio in Italia? Lo compreremo dall’estero. E comunque le 4 centrali previste arriverebbero a malapena all’8% del fabbisogno energetico nazionale.Questo non lo ho mai detto nessuno. Ma attualmente circa i due terzi dell'energia elettrica necessaria vengono prodotti a partire da gas naturale, proveniente sostanzialmente da due soli fornitori. Questo è molto rischioso, politicamente ed economicamente. Già sottrarre un 8% a questa quasi monodipendenza energetica sarebbe molto. Se poi si riuscisse a ricavare qualche altro punticino percentuale dall'eolico e dal solare termico (quello serio, non la pagliacciata del fotovoltaico!) avremmo fatto un bel passo avanti. Un'altra considerazione importante: costruire una centrale nucleare è più costoso rispetto alle altre centrali termiche, ma nel ciclo di vita il combustibile incide molto meno sul costo complessivo. In altre parole, è molto più prevedibile il costo su tutto il periodo di esercizio. Eventuali oscillazioni di prezzo del combustibile non sarebbero dirompenti come per le centrali a combustibili fossili. Dicono che viviamo in democrazia.Ma i siti delle centrali verranno scelti dal Governo e dai privati che costruiranno. I cittadini non avranno diritto di parola. Francamente qui non riesco a ribattere nulla. Farei un torto a quel po' di intelligenza che mi attribuisco al solo prendere in considerazione un'obiezione di una tale sconfortante piccineria morale e culturale.In conclusione: il nucleare NON è la panacea di tutti i mali. Costruendo qualche centrale non è che ci ritroveremo ad avere energia gratis per millenni e millenni. Ma la politica energetica è una cosa seria, che deve essere affrontata in base a criteri tecnici, economici e politici, non all'emotività. E se possibile con un minimo di cognizione di causa. Tutti fattori che escludono a priori i dipietraioli. Cerchiamo di non ripetere gli errori del 1987.