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« Non c'è più!Contrordine compagni... »

Tolosa e Gaza......

Post n°21 pubblicato il 22 Marzo 2012 da ouisted

 

Sembra che la terribile vicenda della scuola ebraica di Tolosa si stia avviando alla conclusione, con l'imminente arresto di quello che dovrebbe essere il colpevole. Colpevole forse anche di altri atti di terrorismo a sfondo razzista. Pare anche che l'assediato abbia rivendicato il suo crimine, affermando di aver voluto "vendicare i bambini palestinesi". Sono notizie ancora frammentarie ed imprecise, che nelle prossime ore potrebbero essere confermate o completamente smentite.


Indipendentemente da quello che sarà l'esito della vicenda, alcune considerazioni rimangono però valide. Più che di essere vendicati, i bambini palestinesi, quelli di Gaza in particolare, hanno un disperato bisogno di essere salvati.
Salvati dalla povertà, dalla mancanza di un futuro, dai rischi del conflitto che li coinvolge, da quelle "azioni mirate" israeliane che a volte così mirate magari non sono. Ma la vera ipoteca sul loro futuro, il loro vero nemico, quei bambini purtroppo ce l'hanno in casa. E devono essere salvati.

Salvati da chi ruba la loro innocenza per addestrarli all'odio e alla violenza.

 

Salvati da chi propone modelli come il "martirio", pur di uccidere l'odiato nemico:

Salvati da chi per ogni "azione" se ne circonda e se ne fa scudo vigliaccamente e deliberatamente, ben conoscendo il valore mediatico di un "martire bambino".

Devono essere salvati, perché questi bambini sono vittime né più né meno di quelli di Tolosa.

 

 
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Commenti al Post:
Quintana5
Quintana5 il 22/03/12 alle 16:08 via WEB
Sto scrivendo in post con argomento simile: l'Europa sarà spesso dimenticare la presenza di un antisemitismo diverso da quello nazista, quasi ne rifiuta l'idea: è quello di chi dimentica che a Gaza governa una banda di terroristi assassini e quello islamista. Anche nel caso di Tolosa si è preferito pensare ad una banda di fanatici nazisti. Stessa cosa accadde per l'omicidio di Ilan Halimi, rapito, torturato per 15 giorni e bruciato vivo solo perché ebreo: la polizia non volle indagare nella direzione dell'antisemitismo islamico. È un problema con cui si fanno i conti solo in occasioni come questa di Tolosa.
(Rispondi)
kiwai
kiwai il 23/03/12 alle 07:37 via WEB
Sono oltre 24 gli Stati in cui i governi e le organizzazioni anti governative arruolano “ufficialmente” bambini e ragazzi e in molti casi li usano come bombe umane:
Afghanistan, Angola, Bangladesh, Bhutan, Burundi, Repubblica Centrafricana, Chad, Colombia, Costa d’Avorio, Filippine, India, Indonesia, Iraq, Libano, Liberia, Myanmar (Birmania), Nepal, Nigeria, Pakistan, Repubblica Democratica del Congo, Sierra Leone, Somalia, Sri Lanka, Sudan, Thailandia, Uganda, oltre naturalmente Hamas e le altre formazioni terroriste palestinesi.
Di tutto questo i “pacifinti” alla Arrigoni hanno sempre fatto finta di non accorgersi.
(Rispondi)
Vince198
Vince198 il 23/03/12 alle 09:56 via WEB
Facendo un breve ripilogo, dato che l'argomento è interessante, senza risalire alla notte dei tempi e altre argomentazioni collaterali, senza scadere nlle solite diatribe di guelfi contro ghibellini, Ouisted, è per me bene focalizzare l'attenzione su un fatto di qualche anno fa: il ritiro unilaterale da Gaza, deciso da Sharon nell'agosto del 2005 come riferiscono le cronache, ha di fatto consegnato ai palestinesi una situazione politica positiva: dal settembre del 2005 governano liberamente su un territorio omogeneo e, volendo, avrebbero potuto e dovuto orchestrare una strategia vincente per quel popolo. La comunità internazionale, oltretutto, era pronta a versare nelle loro casse miliardi di dollari a fondo perduto per fare fronte ai bisogni della popolazione e innescare un positivo processo di sviluppo economico.
Dopo le elezioni politiche del gennaio 2006 e la cacciata della dirigenza, assai corrotta, composta dai gerontocrati di Arafat, Hamas avrebbe potuto e dovuto sviluppare una politica internazionale di accerchiamento e di pressione su Israele per ottenere ulteriori concessioni e quindi fondare realmente il vero e proprio Stato palestinese.
Quella volta anche il successo della coalizione Kadima di Olmert e di Peres, nelle elezioni israeliane del 28 marzo 2006, avrebbe garantito ai palestinesi la piena disponibilità di Israele a proseguire su questa strada.
Ma Hamas, il partito più votato dai palestinesi, ha dimostrato che la volontà maggioritaria in Palestina non è quella di cercare un accordo con Israele, attraverso trattative, dominato dalla politica e dalle sue regole. Il governo di Hamas (ovvero Ismail Hanyeh) ha scelto - per l'ennesima volta nella storia palestinese - il terreno del jihad, e il partito nazionalista e costituzionalista di Abu Mazen si è rivelato - ancora una volta - minoritario. Dopo la morte di Arafat, le ambiguità corporative si sono polarizzate nei due movimenti antagonisti e nell'arco di pochi mesi sono iniziati gli assassini! incrociati fra al Fatah e Hamas. Tra l'altro la comunità internazionale, con il pieno accordo di Israele, pose al governo palestinese condizioni ovvie: il pieno riconoscimento del diritto di Israele a esistere come Stato, il rispetto degli accordi internazionali siglati da Arafat e dall'Olp e la rinuncia definitiva al terrorismo e alla violenza contro Israele. Qui, mi pare siamo tuttora nel mondo dei sogni e non solo a Gaza, come dimostrano recenti episodi molto dolorosi.
(Rispondi)
ouisted
ouisted il 23/03/12 alle 14:15 via WEB
La storia del conflitto arabo israeliano è caratterizzata come poche altre da un alternarsi di momenti in cui la pace sembrava a portata di mano e momenti in cui tornava a diventare un'irraggiungibile chimera. E in questo doloroso iter non sono mancati da entrambe le parti errori clamorosi e irrigidimenti ingiustificati. Più grave di tutti, il rifiuto arabo di accettare la partizione prevista dalla risoluzione 181 del 1947. Ma lo studio del passato non dovrebbe servire tanto a rivangare colpe, quanto a trarre insegnamento per non ripetere gli errori. Non esistono alternative alla soluzione "due popoli due stati" e certamente oggi non è nemmeno pensabile impostare una trattativa con chi non accetti esplicitamente ed inderogabilmente il diritto all'esistenza dello stato di Israele e la rinuncia ad azioni terroristiche sul territorio israeliano. Tutto il resto è trattabile e negoziabile, questo no. E chi in occidente sostiene movimenti che non si adeguino a questo principio non aiuta certo la causa della nascita dello stato arabo, ma ne allontana la prospettiva.
(Rispondi)
 
Quintana5
Quintana5 il 23/03/12 alle 20:59 via WEB
Ho terminato da poco il mio post con argomento la posizione dell'Europa su Israele e sugli ebrei e raccogliere e studiare materiale, rigidamente non di parte, ha rafforzato le mie convinzioni: prendere le parti di Israele, anche se puà sbagliare, è un obbligo per qualunque democratico sincero. Hamas è l'equivalente delle nostre BR e sappiamo cosa portò la scellerateggine di chi scrisse "né con lo Stato né con le Brigate Rosse"; altrove non esiste democrazia: la scelta è obbligata.
(Rispondi)
Sedablu
Sedablu il 26/03/12 alle 23:10 via WEB
Poveri amori!
(Rispondi)
fabpat72
fabpat72 il 28/03/12 alle 09:19 via WEB
Ho trattato il tema antisemitismo nel mio blog , se ti va di esprimere un tuo parere , è gradito , grazie ciao ^__^
(Rispondi)
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