Sembra che la terribile vicenda della scuola ebraica di Tolosa si stia avviando alla conclusione, con l'imminente arresto di quello che dovrebbe essere il colpevole. Colpevole forse anche di altri atti di terrorismo a sfondo razzista. Pare anche che l'assediato abbia rivendicato il suo crimine, affermando di aver voluto "vendicare i bambini palestinesi". Sono notizie ancora frammentarie ed imprecise, che nelle prossime ore potrebbero essere confermate o completamente smentite.
Indipendentemente da quello che sarà l'esito della vicenda, alcune considerazioni rimangono però valide. Più che di essere vendicati, i bambini palestinesi, quelli di Gaza in particolare, hanno un disperato bisogno di essere salvati.
Salvati dalla povertà, dalla mancanza di un futuro, dai rischi del conflitto che li coinvolge, da quelle "azioni mirate" israeliane che a volte così mirate magari non sono. Ma la vera ipoteca sul loro futuro, il loro vero nemico, quei bambini purtroppo ce l'hanno in casa. E devono essere salvati.
Salvati da chi ruba la loro innocenza per addestrarli all'odio e alla violenza.
Salvati da chi propone modelli come il "martirio", pur di uccidere l'odiato nemico:
Salvati da chi per ogni "azione" se ne circonda e se ne fa scudo vigliaccamente e deliberatamente, ben conoscendo il valore mediatico di un "martire bambino".
Devono essere salvati, perché questi bambini sono vittime né più né meno di quelli di Tolosa.
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kiwai il 23/03/12 alle 07:37 via WEB
Sono oltre 24 gli Stati in cui i governi e le organizzazioni anti governative arruolano “ufficialmente” bambini e ragazzi e in molti casi li usano come bombe umane:
Afghanistan, Angola, Bangladesh, Bhutan, Burundi, Repubblica Centrafricana, Chad, Colombia, Costa d’Avorio, Filippine, India, Indonesia, Iraq, Libano, Liberia, Myanmar (Birmania), Nepal, Nigeria, Pakistan, Repubblica Democratica del Congo, Sierra Leone, Somalia, Sri Lanka, Sudan, Thailandia, Uganda, oltre naturalmente Hamas e le altre formazioni terroriste palestinesi.
Di tutto questo i “pacifinti” alla Arrigoni hanno sempre fatto finta di non accorgersi.
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Vince198 il 23/03/12 alle 09:56 via WEB
Facendo un breve ripilogo, dato che l'argomento è interessante, senza risalire alla notte dei tempi e altre argomentazioni collaterali, senza scadere nlle solite diatribe di guelfi contro ghibellini, Ouisted, è per me bene focalizzare l'attenzione su un fatto di qualche anno fa: il ritiro unilaterale da Gaza, deciso da Sharon nell'agosto del 2005 come riferiscono le cronache, ha di fatto consegnato ai palestinesi una situazione politica positiva: dal settembre del 2005 governano liberamente su un territorio omogeneo e, volendo, avrebbero potuto e dovuto orchestrare una strategia vincente per quel popolo. La comunità internazionale, oltretutto, era pronta a versare nelle loro casse miliardi di dollari a fondo perduto per fare fronte ai bisogni della popolazione e innescare un positivo processo di sviluppo economico.
Dopo le elezioni politiche del gennaio 2006 e la cacciata della dirigenza, assai corrotta, composta dai gerontocrati di Arafat, Hamas avrebbe potuto e dovuto sviluppare una politica internazionale di accerchiamento e di pressione su Israele per ottenere ulteriori concessioni e quindi fondare realmente il vero e proprio Stato palestinese.
Quella volta anche il successo della coalizione Kadima di Olmert e di Peres, nelle elezioni israeliane del 28 marzo 2006, avrebbe garantito ai palestinesi la piena disponibilità di Israele a proseguire su questa strada.
Ma Hamas, il partito più votato dai palestinesi, ha dimostrato che la volontà maggioritaria in Palestina non è quella di cercare un accordo con Israele, attraverso trattative, dominato dalla politica e dalle sue regole. Il governo di Hamas (ovvero Ismail Hanyeh) ha scelto - per l'ennesima volta nella storia palestinese - il terreno del jihad, e il partito nazionalista e costituzionalista di Abu Mazen si è rivelato - ancora una volta - minoritario. Dopo la morte di Arafat, le ambiguità corporative si sono polarizzate nei due movimenti antagonisti e nell'arco di pochi mesi sono iniziati gli assassini! incrociati fra al Fatah e Hamas.
Tra l'altro la comunità internazionale, con il pieno accordo di Israele, pose al governo palestinese condizioni ovvie: il pieno riconoscimento del diritto di Israele a esistere come Stato, il rispetto degli accordi internazionali siglati da Arafat e dall'Olp e la rinuncia definitiva al terrorismo e alla violenza contro Israele. Qui, mi pare siamo tuttora nel mondo dei sogni e non solo a Gaza, come dimostrano recenti episodi molto dolorosi.
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il 19/11/2013 alle 14:05
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