FUORI SERIE

Zac_shopping


C'è chi ama fare shopping e chi no. Io appartengo alla seconda categoria. Con buona pace dei miei amici che adorano sfarfalleggiare da una vetrina a una cabina di prova. Sono così esperti nell'arte dello shopping che riescono a provarsi una giacca o un maglione solo con lo sguardo. Buttano un occhio esperto e in mezzo minuto, sanno già tutto sulla lunghezza delle maniche, il girovita, la circonferenza del collo e mille altri trucchi che umilierebbero un sarto, fino a farlo sembrare poco più di un dilettante volenteroso. Per loro, la prova del vestito è solo un dettaglio nella liturgia degli acquisti, non risponde a un'esigenza funzionale. Che invidia!Io ci metto vent'anni a scegliere un maglione e solo all'idea di doverlo provare ne passano altri dieci. E se dopo sei lustri passo all'azione e ne provo uno, è solo per scoprire con disappunto che si è trasformato in un sacco informe o in una camicia di forza che tarpa le ali ad ogni mio movimento. A volte però, la fortuna mi sorride e trovo subito la taglia giusta. Ma il mio calvario non finisce per questo. In quei casi raggiungo livelli di resistenza tali da pronunciare frasi del tipo "Quel colore non mi dona!", "Troppo ruvida quella lana" o nei casi più estremi "Quella commessa mi sta sulle palle".  Giovanna, mia carissima amica e personal shopper da sempre, nonché futura santa, sa benissimo come comportarsi in questo via crucis colorato. Si innervosisce, conta fino a dieci e non insiste più di tanto. Sa per esperienza che rischiamo l'incidente diplomatico. L'avrete capito il mio contributo alla crisi l'ho già dato (nel senso che ne sono un po' la causa).Se vedete un tizio girare per le vie di Milano con gli stessi vestiti di due anni fa, andategli incontro e salutatelo con trasporto. Forse quello sono io.