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Panettone blues


Non riconosco più il mio Natale. Da festa intima è diventato una kermesse rumorosa. La lucina persa nella landa desolata è oggi un proiettore sul palcoscenico di un concerto rock. Nemmeno tanti anni fa si faceva festa con un pane, appena impreziosito da una manciata di uvette e canditi, trattenuto nel suo crescere e gonfiarsi, da una cartina marroncina trapuntata di stelle. Si chiama panettone, ma rimane un pane. Anche se notevolmente migliorato. E' bello quando lo si può sbecuzzare una volta l'anno. Quel dolce però non è più lo stesso, gli hanno cambiato la forma, facendolo diventare campana o tronchetto, mandorlandolo, ricoprendolo di cioccolato, farcendolo. Non è più quello di un tempo. Così le prelibate briciole che riuscivo a becchettare sui davanzali, quando venivano scosse le tovaglie delle Feste, sono diventate pericolose scorie. Il panettone farcito mi dà acidità. Ciop, ... scusate!