FUORI SERIE

Carissimi onorevoli


Sugli stipendi dei parlamentari è guerra aperta e dalle viscere del Paese sale sempre più forte la voce della protesta. Sui numeri c'è confusione. Nemmeno i media riescono a districare la matassa delle infinite voci che compongono la busta paga dei nostri onorevoli e non è l'ostruzionismo e la difesa a oltranza condotta dagli stessi parlamentari ad aiutare. Paradossalmente, la cigliegina sulla torta della confusione ce la regala la commissione Giovannini (Istat) incaricata di fare il punto della situazione. Nemmeno gli esperti dei numeri sono riusciti a fare luce sul mistero, anzi hanno chiesto più tempo. Senza entrare nel merito delle cifre esatte una cosa è certa: avere un seggio in parlamento è come vincere al lotto. In attesa della conclusione dell'inchiesta i media ci bombardano con dati, cifre mentre noi cittadini perdiamo di vista il vero nocciolo della questione: i costi della politica. Siamo come gli ingenui (per non dire peggio) che guardano il dito invece della luna. Personalmente non mi scandalizza se il parlamentare italiano prende una busta paga generosa. Mi irrita invece profondamente la sua ipocrisia sul tema, questo nascondersi dietro tecnicismi formali e la tendenza che ha a farci credere che, a conti fatti, stipendio e benefit non sono poi così speciali e diversi da quelli che offre il mercato. Giustizia e decenza vorrebbero che in un periodo di vacche magre i sacrifici fossero ripartiti tra tutti, politici compresi. A maggior ragione quando sono stati loro a chiederli (si fa per dire) agli italiani. Generalmente quando si parla di abbattere i costi della politica si pensa alla remunerazione di coloro che la praticano a tempo pieno. In realtà quei costi possono suscitare indignazione ma sono irrilevanti se paragonati ai costi, quelli veri, quelli che dissanguano i portafogli oltre che il morale della cittadinanza. Questi vanno cercati nella palude grigia del gestire la cosa pubblica, in quella terra dove fioriscono enti inutili, burocrazie varie, società miste e quelle infinite e spesso sconosciute voci di spesa che nessuno (di loro) vorrebbe divulgare.