FUORI SERIE

Gracias a la vida


Sono una decina. Entrano in scena tutti insieme. Non hanno la stessa età, anzi. La più giovane ha una ventina d'anni. Alta. Slanciata. Flessibile. Sembra che abbia fatto solo ginnastica nella sua breve vita. Mi ricorda un fenicottero. Il maggiore avrà da poco superato la trentina. Sono tutti alunni di una scuola di recitazione che si esibiscono per la prima volta in pubblico. C'è tensione in sala. Ad un tratto si animano, si muovono, invadono il palcoscenico. Spettacolo corale questo. Anche se non mancano gli assoli. C'è un disegno in quel caos apparente. In ordine sparso ognuno racconta uno spezzone di vita, della propria vita. Ora tocca e lei. Parla della sua camera. Del mondo che è stato rinchiuso nella sua camera. Dei mobili blu, di legno, che lei stessa aveva scelto a suo tempo, fa sapere al pubblico. Racconta di una scrivania che attraversava tutta la larghezza della stanza. Gli oggetti, si sa, hanno spesso un destino che non è quello per cui sono stati creati. La sua scrivania era diventata un gigantesco piano di appoggio. Attraversava tutta la stanza come attraversava la sua vita. Ogni centimetro segnava un qualche momento del suo recente passato. E quei giocattoli, libri, bambole, quaderni e disegni erano diventati le nervature di un tronco tagliato in due, sulle quali si può leggere l'età e il tempo che passa. Ma quella stanza così satura di passato le occupa il presente. Lei invece vuole vivere. Qui. Ora. Subito.